Carne equina. Ok da Ue a piano di controllo straordinario. Ma l’Italia vota no: “Proposta riduttiva”
Semaforo verde ma senza l’assenso italiano (che ha dichiarato che rispetterà lo stesso le indicazioni) alla raccomandazione di Bruxelles per eseguire test su prodotti a base di carne di manzo al fine di identificare la presenza di Dna equino e tracce di fenilbutazone, un antinfiammatorio usato soprattutto per i cavalli da corsa.
15 FEB - Dopo le polemiche seguite al
caso delle lasagne al ragù di cavallo è stata votata oggi dal Comitato per la catena alimentare la Raccomandazione della Commissione Ue di adozione di un piano straordinario di controllo sulla presenza di carne equina non dichiarata in etichetta. Ma per l’Italia mancano “altre misure dissuasive e preventive nei confronti delle frodi”.
La proposta scaturisce dall’individuazione di percentuali significative di carni equine in una pasta farcita surgelata commercializzata nel Regno Unito ed etichettata come a base di carne bovina, configurando quindi una frode commerciale. Oggi la presenza di carne contaminata è stata confermata anche in Norvegia, Danimarca e Austria, mentre Mosca ha chiesto controlli.
Il Piano.
Si è conclusa la riunione straordinaria del Comitato permanente per la catena alimentare e la salute animale (Standing Committee on the food chain and animal health, SCoFCAH) che ha votato la Raccomandazione della Commissione Ue di adozione di un piano di controllo sulla presenza di carne equina non dichiarata in etichetta negli alimenti a base di carne.
Nella proposta di Raccomandazione, oltre alle ricerche per l’individuazione di DNA equino, è stabilito anche un numero di controlli per la ricerca di residui di fenilbutazone nelle carni equine. Il fenilbutazone è un farmaco antinfiammatorio autorizzato esclusivamente per cavalli “non da produzione alimentare”, come i cavalli sportivi. La presenza nelle carni di animali macellati per il consumo umano è indice di un trattamento illecito.
All’Italia è stato richiesto di effettuare circa 200 controlli per la ricerca di DNA equino e circa 500 controlli per la ricerca di residui di fenilbutazone. Il Ministero della Salute è in ogni caso intenzionato a pianificare un numero di analisi più elevato rispetto alla Raccomandazione europea, come avviene già d’abitudine in tema di sicurezza alimentare.
All’attività di controllo, che sul nostro territorio nazionale era già cominciata autonomamente lunedì 11 febbraio scorso, lavorano i Carabinieri del Nas e le Aziende sanitarie locali per quanto riguarda la carne equina di produzione italiana e quella oggetto di scambio tra Paesi UE, mentre la vigilanza sulla carne di importazione extracomunitaria è demandata ai Posti di ispezione frontaliera (PIF).
La Raccomandazione impone per il piano straordinario la durata di un mese, prorogabile in caso di necessità. La Commissione europea garantisce un contributo finanziario pari al 75% delle spese sostenute dagli Stati membri per l’effettuazione dei test.
Il 'no' dell'Italia.
La Delegazione italiana, pur condividendo la necessità di un’intensificazione dei controlli, ha dichiarato riduttiva la proposta presentata dalla Commissione, in quanto non accompagnata da altre misure dissuasive e preventive nei confronti delle frodi, come ad esempio il potenziamento dei controlli in tutti gli Stati membri.
Manca inoltre un provvedimento inteso a migliorare il sistema di etichettatura delle carni, che indichi per gli equini e altre specie da macello il Paese di allevamento, di macellazione e di sezionamento delle carni, in linea col sistema già in uso per i bovini.
Come è noto, l’Italia ha sempre sostenuto in tutte le sedi europee la necessità di fornire maggiori informazioni ai consumatori, attraverso un sistema di tracciabilità ed etichettatura sull’origine dei prodotti alimentari.
Inoltre la proposta della Commissione affida un altissimo numero di controlli all’Italia, non commisurati alle produzioni nazionali, ma sulla base del numero di equini vivi e di carni equine introdotti da altri Paesi dell’Unione. Questa impostazione è contraria ai principi della legislazione europea: infatti le garanzie sanitarie devono essere a carico dei Paese speditori delle merci e non ricadere sul Paese di destinazione.
È stato chiesto che, per la durata del programma di controllo, tutti gli animali vivi da macello commercializzati in ambito UE venissero accompagnati dall’attestazione veterinaria, che opportuni controlli erano stati condotti per escludere la presenza di fenilbutazone e di altre sostanze non ammesse.
Per questi motivi l’Italia, pur confermando che rispetterà le indicazioni previste dalla Raccomandazione, non ha espresso il proprio voto favorevole - unico Paese tra i 27 - alla proposta della Commissione europea.
15 febbraio 2013
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