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Infermieri. Cambiano competenze e formazione. L'accordo alla Stato Regioni


La bozza, inviata ieri, potrebbe essere esaminata dalla Conferenza già giovedì. Con una sola novità rispetto al testo anticipato il 22 gennaio riguardante l'Osservatorio delle buone pratiche professionali. Ecco la bozza di schema di accordo e la relazione illustrativa trasmessa alla Stato Regioni.

05 FEB - È approdata ieri in Conferenza Stato Regioni la nuova proposta del Tavolo Ministero-Regioni sull'implementazione e lo sviluppo delle competenze infermieristiche, elaborata tenendo conto delle osservazioni avanzate dalle organizzazioni di categoria sul vecchio testo risalente ad aprile 2012 e contenente solo piccole modifiche rispetto al documento che avevamo già anticipato un paio di settimane fa.

Le novità sostanziali restano comunque quelle annunciate lo scorso 22 gennaio: il documento è stato arricchito di due articoli (Modalità e percorsi per lo sviluppo delle competenze professionali e Governo dell’evoluzione professionale, formativa e organizzativa nel Ssn), lo schema di Accordo Stato Regioni presenta numerose modifiche rispetto alla versione precedente. La novità più importante riguarda la formazione. Si mettono in essere le condizioni perché si attui  la figura dell'infermiere specialista, già prevista dall’articolo 6 della legge 43/06. In pratica, come già avviene per i medici, anche per il percorso formativo dell'infermiere si prevede la possibilità di arricchire ed implementare le proprie competenze in materie specifiche, seppure suddivise in macroaree rispetto alla forte articolazione specialistica prevista per la professione medica.
 
Nel dettaglio, l'accordo prevede che, attraverso un provvedimento del Miur, di concerto con il ministero della Salute e d’intesa con le Regioni, dovranno essere emanati gli indirizzi per dare corso alla formazione dell'infermiere specialista e al riconoscimento dei CFU (Crediti Formativi Universitari) relativi ai percorsi pregressi effettuati in ambito regionale. Sei, in particolare, le aree su cui si svilupperanno le nuove competenze, e quindi la formazione specialistica degli infermieri:
• Area cure primarie - servizi territoriali/distrettuali
• Area intensiva e dell'emergenza-urgenza
• Area medica
• Area chirurgica
• Area neonatologica e pediatrica
• Area salute mentale e dipendenze

In questo quadro si inserisce un'altra importante modifica rispetto a uno dei punti del vecchio accordo più contestati dalle rappresentanze professionali e sindacali.  Non è più previsto, almeno sinora, i l'elenco delle nuove competenze attribuibili  agli infermieri per ciascuna delle sei aree. Una lista di funzioni che, secondo le organizzazioni degli infermieri, troppo ricordava il vecchio mansionario abolito nel 1999 e mal visto dagli infermieri perché ne escludeva l'iniziativa limitandoli ad eseguire i compiti elencati nello stesso, mentre per i proponenti si trattava solo di funzioni indicative attribuibili oltre quelle già previste dagli infermieri. Naturalmente i successivi accordi regionali ed aziendali dovranno successivamente indicare quale ulteriori competenze, anche e soprattutto quelle ora di competenza solo della professione medica, potranno essere svolte dagli infermieri e in quali modalità organizzativa e con quale percorso formativo: quindi un metodo induttivo invece che deduttivo.
 
Il nuovo testo conferma il riferimento alla revisione dei piani di studio della Laurea infermieristica, della Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e dei Master Universitari di I e II Livello.
 
Si specifica invece che le esperienze già messe in atto in alcune regioni per promuovere lo sviluppo delle competenze e delle responsabilità professionali dell’infermiere e dell’infermiere pediatrico dovranno essere ricondotte alle modalità e ai percorsi definiti da questo accordo. In questo modo si dovrebbe risolvere il problema, più volte denunciato dagli infermieri ma anche dai medici, della difformità di modelli che negli anni si sono diffusi sul territorio nazionale, soprattutto in seguito ad alcune sperimentazioni avviate in Regioni come la Toscana e l’Emilia Romagna, ma soprattutto si da riconoscimento e dignità nazionale alle esperienze pilote e di avanguardia avviate da queste Regioni..

Cancellato poi, rispetto alla vecchia versione, il comma che prevedeva che le Regioni attuassero le indicazioni dell’accordo in relazione alle esigenze territoriali e al fabbisogno di infermieri esperti definendone il processo di accreditamento professionale, così come sparisce la possibilità per le aziende e altre istituzioni socio sanitarie di definire, con successivo procedimento, i percorsi attuativi.

Tuttavia, uno dei nuovi articoli introdotti nella bozza (quello su Modalità e percorsi per lo sviluppo delle competenze professionali) prevede che le Regioni definiscano, all’interno del processo di accreditamento professionale, i criteri per lo sviluppo delle competenze degli infermieri e la conseguente revisione dei modelli organizzativi, sia ospedalieri che territoriali, ad iniziare dall’organizzazione dei presidi ospedalieri per intensità di cure e dai modelli per complessità assistenziale, in relazione alle esigenze regionali e professionali. Così come, sulla base di una specifica intesa con le rappresentanze sindacali e professionali, definiranno, in collaborazione con l’Università, entro 180 giorni dall’approvazione dell’Accordo, i percorsi attuativi e i criteri per riconoscere pregresse specifiche esperienze, nonché i percorsi formativi da effettuarsi in ambito regionale o aziendale, anche ai fini dell’attribuzione dei Crediti Formativi Universitari.
 
L'altro nuovo articolo su Governo dell’evoluzione professionale, formativa e organizzativa nel Ssn stabilisce, inoltre, che lo sviluppo delle competenze e delle responsabilità, basato sulla formazione, sulla ricerca e sull’esperienza professionale acquisita in ambito lavorativo, debba avere come riferimento “le norme deontologiche, le disposizioni normative ed amministrative relative ai contenuti dei profili professionali e gli ordinamenti formativi universitari, nonché le scelte di programmazione nazionale e regionale, per migliorare la presa in carico della persona, la continuità assistenziale fra ospedale e territorio, il governo dei bisogni assistenziali, sanitari e socio sanitari delle persone, delle famiglie e della comunità assistita”.
 
Da queste modifiche deriva la cancellazione, nella relazione illustrativa che accompagna lo schema di accordo, della nuova figura dell’infermiere esperto, definito come “il professionista in possesso di un certificato di competenze in esito ad un percorso formativo della regione/provincia autonoma, con l’eventuale contributo delle Università”.

Lo stesso articolo su Governo dell’evoluzione professionale, formativa e organizzativa nel Ssn, infine, stabilisce che per promuovere lo sviluppo omogeneo delle competenze professionali e dei conseguenti modelli organizzativi nel Ssn, nonché per promuovere e diffondere le buone pratiche, venga istituito presso il ministero della Salute un Osservatorio nazionale delle buone pratiche professionali e organizzative.

Ed è qui che si registra l’unica modifica della nuova bozza rispetto quella anticipata il 22 gennaio scorso. Anche se, precisano fonti sindacali, si tratta solo di una modifica di metodo e non di merito. Nella precedente bozza, infatti, era previsto che i pareri dell’Osservatorio nazionale delle buone pratiche professionali e organizzative, trasmessi periodicamente al Comitato di Settore, avrebbero costituito elementi propedeutici alla revisione degli strumenti giuridici, economici e normativi nell’ambito delle trattative per il rinnovo dei Contratti collettivi nazionali di lavoro. Ora, però, non saranno più i pareri dell’Osservatorio ad essere propedeutici alle trattative, bensì “i percorsi per lo sviluppo delle competenze professionali, definiti sulla base del presente accordo”.
Una modifica che, spiegano ancora fonti sindacali, è stata apportata per non caricare un organismo tecnico, cioè l’Osservatorio, di responsabilità politiche ed economiche.

Il nuovo documento ha già ricevuto il parere positivo della delle rappresentanze sindacali e professionali interessate. Pur non citato nell’ordine del giorno della prossima Conferenza Stato Regioni, l’accordo potrebbe tuttavia già essere esaminato giovedì prossimo, secondo quanto riferiscono ancora le fonti sindacali.

05 febbraio 2013
© Riproduzione riservata

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