"Considerato il ruolo inequivocabile dei professionisti in formazione specialistica all'interno del Ssn e nella consapevolezza dell'esigenza di valorizzare il contributo fornito dai medici in formazione specialistica, che sono professionisti abilitati e iscritti ai rispettivi ordini, mi preme sottolineare che attualmente sono in corso riflessioni circa la natura del contratto di formazione specialistica stipulato con l'università e la regione.
Nello specifico sono in corso approfondimenti volti a valutare la possibilità di inquadrare il percorso in un contesto in cui valorizzare maggiormente la componente professionale e lavorativa del servizio prestato dai professionisti in formazione all'interno del Ssn, ferma restando la necessità di garantire la qualità della formazione universitaria".
Ad annunciarlo è stato il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, rispondendo ieri in commissione Affari Sociali alla Camera all'interrogazione sul tema presentata da Marianna Ricciardi (M5S).
Di seguito la risposta integrale del sottosegretario Gemmato.
"Ringrazio l'Onorevole interrogante e, prioritariamente, ricordo che l'articolo 44-quater del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19 è intervenuto sulla previgente disciplina in tema di reclutamento con contratto a tempo determinato e con orario a tempo parziale in ragione delle esigenze formative, dei medici specializzandi e di altri professionisti sanitari in corso di specializzazione di cui al comma 548-bis dell'articolo 1 della legge 145 del 2018.
A tal riguardo devo evidenziare che, per quanto concerne la formazione teorica degli specializzandi, iscritti alle scuole di specializzazione universitarie di area sanitaria, la stessa rimane un'attività demandata alle Università, che ne mantengono il potere «valutativo».
Invero, in merito all'erogazione della formazione specialistica a tempo parziale, l'articolo 22 della direttiva n. 2005/36/CE, richiamata dal citato articolo 1, comma 548-bis della legge n. 145 del 2018, dispone che gli Stati membri possono autorizzare una formazione a tempo parziale alle condizioni previste dalle autorità competenti, precisando che la «durata complessiva, il livello e la qualità» di siffatta formazione non devono comunque essere «inferiori a quelli della formazione continua a tempo pieno». Nell'ottica europea, dunque, la formazione medica specialistica a tempo parziale deve mantenere lo stesso livello e la medesima qualità garantita dalla formazione a tempo pieno, escludendo disparità di trattamento.
Devo precisare, inoltre, che, a mente di quanto previsto dalla vigente normativa, la formazione pratica è svolta presso l'azienda sanitaria o l'ente d'inquadramento, accreditati ai sensi dell'articolo 43 del decreto legislativo n. 368 del 1999 alla data di stipulazione del contratto.
Tale norma prevede, altresì, che è compito dell'Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica, istituito presso il Ministero dell'università e della ricerca, determinare gli standard per l'accreditamento delle strutture universitarie e ospedaliere per le singole specialità, determinare e verificare i requisiti di idoneità della rete formativa e delle singole strutture che le compongono, effettuare il monitoraggio dei risultati della formazione, nonché definire i criteri e le modalità per assicurare la qualità della formazione, in conformità alle indicazioni dell'Unione europea.
Ciò premesso, con riferimento alla Pec inviata dal Ministro dell'università e della ricerca agli Atenei indicata nell'interrogazione, rappresento che detto Ministero ha comunicato che, in coerenza con le nuove disposizioni di legge sopravvenute, il ruolo delle università nella procedura in esame deve intendersi quello di provvedere, per il tramite le scuole di Specializzazione, alla certificazione e alla valutazione delle attività formative teoriche svolte ai fini del passaggio di ciascun anno, la quale concorre alla determinazione del punteggio finale di diploma di specializzazione.
Fermo restando quanto sinora illustrato, devo comunicare che lo stesso Ministro dell'università e della ricerca ha riferito che con decreto dell'11 gennaio 2023 è stato istituito un gruppo di lavoro per l'accesso sostenibile per le professioni sanitarie, al fine di valutare una riforma organica che possa riguardare anche la formazione medico-specialistica.
In particolare, nella relazione del gruppo di lavoro sono affrontati i seguenti temi:
a) tema della programmazione e del fabbisogno;
b) attrattività delle Scuole;
c) contratto di formazione specialistica;
d) concorso di ammissione alle Scuole di Specializzazione in Medicina;
e) scuola di Specializzazione in medicina generale;
Per ciascuno di tali temi, il gruppo di lavoro ha individuato possibili soluzioni per affrontare le criticità del settore e avviare un processo di riforma volto ad assicurare la qualità della formazione specialistica, unitamente alle esigenze del sistema sanitario nazionale.
Inoltre, sempre nell'ambito delle iniziative per una riforma della formazione dei medici specializzandi, rappresento che negli ultimi anni il superamento dell'imbuto formativo ha contribuito a mettere in luce una criticità legata alla distribuzione dei contratti di specializzazione medica, evidenziando una minore attrattività di alcune specializzazioni rispetto soprattutto a quelle con maggiori sbocchi lavorativi nel privato e nella libera professione, la quale garantisce una remunerazione più elevata e un miglior bilanciamento tra lavoro e vita privata.
Considerato il ruolo inequivocabile dei professionisti in formazione specialistica all'interno del Ssn e nella consapevolezza dell'esigenza di valorizzare il contributo fornito dai medici in formazione specialistica, che sono professionisti abilitati e iscritti ai rispettivi ordini, mi preme sottolineare che attualmente sono in corso riflessioni circa la natura del contratto di formazione specialistica stipulato con l'università e la regione.
Nello specifico sono in corso approfondimenti volti a valutare la possibilità di inquadrare il percorso in un contesto in cui valorizzare maggiormente la componente professionale e lavorativa del servizio prestato dai professionisti in formazione all'interno del Ssn, ferma restando la necessità di garantire la qualità della formazione universitaria.
Da ultimo faccio presente che il Ministero della salute sta altresì lavorando per risolvere il problema della scarsa attrattività di alcune specializzazioni, attraverso la previsione di un'adeguata remunerazione, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili".