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Schillaci: “Tra priorità G7 Salute prevenzione per invecchiamento attivo”


Il Ministro della Salute al Technical event di Genova propedeutico alla ministeriale di ottobre che si terrà ad Ancona: “In Italia oggi gli over 65 rappresentano il 24% della popolazione e potranno salire al 34% nel 2050”.

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"Sono 3 le priorità che ci siamo dati per il G7 Salute e che abbiamo condiviso con gli altri partner: il rafforzamento dell'architettura sanitaria globale, l'antimicrobico resistenza in ottica One Health e la prevenzione lungo tutto il corso della vita, legata all'invecchiamento attivo". Lo ha ricordato il ministro della Salute Orazio Schillaci a Genova, durante un evento tecnico propedeutico al G7 Salute di ottobre ad Ancona, dedicato all'invecchiamento attivo attraverso prevenzione e innovazione.

"Quello del G7 - ha spiegato il ministro - è un lungo percorso che è iniziato già alla fine dello scorso anno con una serie di incontri bilaterali e di approfondimento anche all'interno della nostra comunità e con le altre nazioni del G7". Per quanto riguarda la priorità legata all’invecchiamento attivo, a cui è dedicato l'incontro di oggi, "abbiamo scelto Genova perché la Liguria è un hub di innovazione ed è la Regione più anziana d'Europa, dove quindi c'è una grande attenzione e sensibilità alle politiche per l'invecchiamento. Abbiamo voluto un evento di ampio respiro scientifico per mettere insieme prevenzione e innovazione, anche in un'ottica internazionale. Perché sono convinto - ha sottolineato - che l'universalità e la sostenibilità di tutti i servizi sanitari passa per uno sforzo comune affinché la prevenzione sia un asse portante insieme all'innovazione tecnologica".

L'invecchiamento attivo e in salute, ha aggiunto Schillaci, "è una via obbligata. Basta guardare agli scenari demografici che indicano un costante e progressivo aumento della popolazione anziana". Gli over 65 in Europa "potrebbero raggiungere nel 2050 il 16% della popolazione, il 24% nel 2100. In Italia, oggi gli over 65 rappresentano il 24% della popolazione e potranno salire al 34% nel 2050. E crescono anche i cosiddetti grandi anziani. Gli scenari demografici prevedono un consistente incremento sia degli ultraottantenni sia degli ultranovantenni. Se non interveniamo, questo invecchiamento determinerà una maggiore incidenza di malattie non trasmissibili con evidenti ricadute sullo stato di salute e sui costi sanitari e sociali. Ecco perché dobbiamo fare in modo che questa longevità sia accompagnata da politiche che favoriscano più anni in buona salute".


"Dobbiamo promuovere un cambio di paradigma: oggi abbiamo un servizio sanitario prevalentemente fondato sulla cura – ha detto il Ministro -. Solo il 5% delle risorse del Fondo sanitario è destinato alle attività di prevenzione. È mia intenzione aumentare la percentuale del Fondo destinato alla prevenzione. In questo modo vogliamo potenziare le politiche di prevenzione: stili di vita corretti, attività di screening, a partire da quelli oncologici".

L’intervento del Ministro:

Quello del G7 è un lungo percorso che è iniziato già alla fine dello scorso anno con una serie di incontri bilaterali e di approfondimento anche all’interno della nostra comunità e con le altre Nazioni del G7.

Sono tre le priorità che ci siamo dati per il G7 Salute e che abbiamo condiviso con gli altri partner: il rafforzamento dell’architettura sanitaria globale; l’antimicrobico resistenza in ottica One Health e la prevenzione lungo tutto il corso della vita legata all’invecchiamento attivo.

Priorità sostenute anche nel comunicato finale dei leader riuniti di recente nel vertice in Puglia a dimostrazione della centralità che la Presidenza italiana ha voluto dare alla salute.

Il nostro cammino verso la ministeriale di Ancona dunque va avanti con una serie di incontri tecnici, anche di confronto con la società civile, e ieri qui si sono riuniti i gruppi di lavoro che stanno approfondendo questo percorso.

Per la priorità legata all’invecchiamento attivo abbiamo scelto Genova perché la Liguria è un hub di innovazione ed è la Regione più anziana d’Europa (età mediana più alta) dove quindi c’è una grande attenzione e sensibilità alle politiche per l’invecchiamento.

Abbiamo voluto un evento di ampio respiro scientifico per mettere insieme prevenzione e innovazione, anche in un’ottica internazionale. Perché sono convinto che l’universalità e la sostenibilità di tutti i servizi sanitari passa per uno sforzo comune affinché la prevenzione sia un asse portante insieme all’innovazione tecnologica.

L’invecchiamento attivo e in salute è una via obbligata. Basta guardare agli scenari demografici che indicano un costante e progressivo aumento della popolazione anziana.

Il video che abbiamo appena visto ci ricorda che gli over 65 in Europa potrebbero raggiungere nel 2050 il 16% della popolazione, il 24% nel 2100.

In Italia, oggi gli over 65 rappresentano il 24% della popolazione e potranno salire al 34% nel 2050. E crescono anche i cosiddetti grandi anziani. Gli scenari demografici prevedono un consistente incremento sia della ultraottantenne sia degli degli ultranovantenni).

Se non interveniamo, questo invecchiamento determinerà una maggiore incidenza di malattie non trasmissibili con evidenti ricadute sullo stato di salute e sui costi sanitari e sociali.

Ecco perché dobbiamo fare in modo che questa longevità sia accompagnata da politiche che favoriscano più anni in buona salute.

Dobbiamo promuovere un cambio di paradigma: oggi abbiamo un servizio sanitario prevalentemente fondato sulla cura. Solo il 5% delle risorse del Fondo sanitario è destinato alle attività di prevenzione. È mia intenzione aumentare la percentuale del Fondo destinato alla prevenzione. In questo modo vogliamo potenziare le politiche di prevenzione: stili di vita corretti, attività di screening, a partire da quelli oncologici.

La prevenzione deve riguardare tutto il corso della vita, fin dalla fase prenatale. L’educazione a stili di vita salutari deve iniziare dai più piccoli e proseguire durante l’età adulta. E anche in età avanzata.

Il 60% del carico di malattia in Italia, come in Europa, è riconducibile infatti a fattori di rischio modificabili con stili di vita corretti.

La letteratura scientifica dimostra come ad esempio la corretta alimentazione e l’attività fisica contribuiscano a contrastare l’insorgenza di malattie cardiovascolari, obesità e malattie come il diabete di tipo 2, alcuni tipi di neoplasie, patologie neurodegenerative, come l’Alzheimer che rappresenta un rilevante problema sociale oltre che sanitario.

I recenti dati della Sorveglianza Passi dell’ISS (2022-2023) aiutano a capire se i giovani e gli adulti di oggi invecchieranno in salute e come intervenire.

- Abbiamo un 28% di sedentari con un aumento dal 2021 in maniera più evidente al Sud

- Il 10,4% degli intervistati risulta obeso e al 43% è stato consigliato di perdere peso.

- Al 18% delle persone fra 18 e 69 anni nel corso della vita è stata diagnosticata una o più patologie croniche. La cronicità coinvolge di più le persone con status socioeconomico più svantaggiato, con molte difficoltà economiche o bassa istruzione.

Sono numeri che indicano chiaramente la necessità di invertire il trend incoraggiando le persone a cambiare i propri comportamenti e a essere protagoniste del proprio stato di salute.

A partire dalla sana alimentazione valorizzando le nostre tradizioni: penso agli indiscussi benefici sulla salute della dieta mediterranea che io definisco italiana.

Per questo abbiamo intensificato le campagne di promozione sugli stili di vita corretti e sui programmi di screening oncologici: dobbiamo fare in modo che i cittadini scelgano di avere cura di sé per guadagnare più anni in buona salute.

L’altra leva fondamentale per l’invecchiamento attivo e in salute è l’innovazione.

L’Italia vanta numerose eccellenze e se oggi abbiamo raggiunto traguardi un tempo impensabili, è merito dei progressi della scienza e della ricerca che hanno migliorato terapie e assistenza.

Ne abbiamo diversi esempi qui, oggi, nell’area espositiva dove l’Istituto italiano di tecnologia presenta per la prima volta un prototipo di piede artificiale bio-ispirato unico al mondo. L’innovazione in campo biomedico ha un impatto rilevante sulla prevenzione: protesi di ultima generazione consentono infatti di continuare ad avere una vita attiva con riflessi positivi sull’invecchiamento e lo stato di salute.

L’intelligenza artificiale sta già mostrando il suo potenziale - penso ai risultati positivi nella diagnostica per immagini– e può rappresentare un valido supporto per i professionisti sanitari anche in altri ambiti. Anche in termini di prevenzione e assistenza.

A questo proposito uno specifico progetto del PNRR, affidato ad Agenas, investe 50 milioni di euro sulla realizzazione di una apposita infrastruttura di intelligenza artificiale in particolare all’interno delle Case di Comunità, per supportare i professionisti sanitari nelle attività di diagnosi e di monitoraggio del paziente cronico e i cittadini per le attività di prevenzione ed educazione sanitaria. Nei processi di assistenza territoriale, l’intelligenza artificiale può agire da fattore di facilitazione per la continuità, l’accesso e la personalizzazione delle cure, garantendo maggiore efficacia ed efficienza del sistema sanitario.

Ribadisco anche qui che l’intelligenza artificiale è un’opportunità ma che dobbiamo saper cogliere avendo la capacità di coniugare scienza ed etica. Perché deve essere chiara la funzione di supporto dell’intelligenza artificiale, che va governata e non subìta, all’interno di processi in cui resta centrale il ruolo della competenza e della professionalità del medico e degli operatori sanitari.

La sanità digitale rappresenta un alleato formidabile sia per l’invecchiamento attivo sia per la prevenzione. In Italia stiamo investendo tanto sulla digitalizzazione a cui sono dedicate il 45% delle risorse della Missione salute del PNRR.

Il potenziamento della telemedicina è indispensabile quando si va sempre più verso terapie personalizzate e verso la medicina di precisione. E lo è anche nella gestione della cronicità a livello territoriale perché migliora la qualità dell’assistenza, la collaborazione tra i medici di famiglia e gli specialisti, rafforza l’alleanza tra medico e paziente e migliora l’aderenza terapeutica.

Per questo con la rimodulazione del PNRR abbiamo aumentato l’investimento sullo sviluppo dei servizi di telemedicina anche a supporto del rafforzamento dell’assistenza domiciliare per gli over 65. Siamo stati tra i primi a sottoscrivere l’accordo per la piattaforma nazionale di telemedicina e a breve sarà disponibile un portale, per i cittadini e gli operatori, per la diffusione della conoscenza degli strumenti di telemedicina.

Così come abbiamo impresso una fortissima accelerazione al Fascicolo sanitario 2.0. Uno strumento che potrà dare un contributo importante anche in termini di prevenzione primaria e secondaria.

Nel corso di questi due giorni tutti questi temi saranno approfonditi e sono certo non mancheranno riflessioni e proposte utili a supportare le politiche che stiamo mettendo e che vogliamo mettere in campo.



11 luglio 2024
© Riproduzione riservata

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