“L’autonomia differenziata avrà ripercussioni molto negative sul funzionamento del Servizio sanitario nazionale, già fortemente compromesso come rilevato dalla maggior parte dei soggetti auditi. Il Ssn vive una gravissima crisi di sostenibilità, sia per il sotto-finanziamento sia per la mancata attuazione di riforme strutturali perdendo di fatto le sue caratteristiche di equità e universalismo. Questa brutta riforma assesterà il colpo di grazia.
Ci troviamo di fronte a un disegno di legge che mette in discussione un diritto della persona costituzionalmente tutelato. In un Sistema sanitario lacerato da importanti differenze, che arrivano a comprendere la stessa erogazione dei Lea, il regionalismo potenziato non può che fare venir meno definitivamente una politica sanitaria nazionale pubblica”.
Lo ha detto Ilenia Malavasi, deputata del Pd, illustrando il parere in commissione affari costituzionali
“Sono le fasce socio economiche più deboli - ha sottolineato Malavasi - a pagare il prezzo più alto: interminabili tempi di attesa per una prestazione sanitaria o una visita specialistica, necessità di ricorrere alla spesa privata fino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure, pronto soccorso affollatissimi, impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, diseguaglianze regionali e locali sino alla migrazione sanitaria. Già ora il Ssn, pubblico e universale, è oggetto di una "parcellizzazione selvaggia" -ha rincarato la deputata dem- che ha dimostrato tutti i suoi limiti, creando la "salute diseguale": secondo l'Istat, infatti, al Sud si vive un anno e sette mesi in meno che al Nord, e la mobilità sanitaria riguarda l'11,4 per cento dei ricoverati residenti nel Meridione a fronte del 5,6 per cento dei residenti nel Nord-Italia. La mobilità ha "dirottato" in un decennio 14 miliardi di euro dalle Regioni del mezzogiorno a quelle del settentrione”.