Depenalizzazione atto medico. Schillaci: “Va fatto, per dare serenità ai professionisti e far risparmiare il Servizio sanitario nazionale”
di L.C.
Il ministro, intervenuto a un evento sulla Legge Gelli promosso dalla Fondazione Italia in Salute, ha ricordato come oggi la medicina difensiva costi all’Italia ogni anno circa 10-11 miliardi di euro e come il 95% delle 35mila denunce subite ogni anno da medici e operatori sanitari si concludano con l’archiviazione o l’assoluzione. Le prescrizioni di esami, per Schillaci, devono servire a migliorare la salute del paziente e non ad evitare il contenzioso.
14 DIC - La valorizzazione del personale sanitario passa, oltre che da “una migliore retribuzione economica”, anche attraverso la garanzia di “condizioni organizzative che consentano a medici e infermieri di lavorare in serenità e in sicurezza”. Riguardo alla responsabilità sanitaria “credo che l’Italia non debba più essere un’eccezione a livello europeo” ma allinearsi a quei Paesi che “attraverso la depenalizzazione dell’atto medico hanno reso concreta la possibilità di imparare dall’esperienza umana e professionale e di valorizzarla pienamente, nella crescita professionale del singolo e in quella delle organizzazioni sanitarie, con gli strumenti della gestione del rischio clinico”. Lo ha detto oggi il ministro della Salute,
Orazio Schillaci, intervenendo alla giornata di confronto sulla “Revisione della legge 24/2017” promosso dalla Fondazione Italia in Salute.
Il ministro ha ricordato come il 95% delle circa 35mila denunce che ogni anno colpiscono i medici finisca nell’assoluzione o nell’archiviazione. E di come l’eccesso di prescrizioni inappropriate costi al Servizio Sanitario Nazionale 10-11 miliardi l’anno. “Risorse che potremmo investire in nuove tecnologie o nella prevenzione”, ha detto Schillaci. Guardando a questi dati, il ministro ha però anche sottolineato come siano “sintomatiche di un rilevante problema culturale, ossia la convinzione dell’infallibilità della medicina alimentata dalla certezza illusoria che il progresso tecnologico e scientifico sia sempre garanzia di guarigione”. Per questo il ministro ritiene che servano azioni dirette a incoraggiare un cambiamento culturale, “promuovendo un maggiore coinvolgimento dei pazienti e dei loro familiari, per restituire centralità all’alleanza terapeutica e rinsaldare la fiducia dei cittadini nel Ssn”.
Tutelare il personale sanitario, dunque, significa, “garantire migliori cure ai cittadini; vuol dire assicurare che la prescrizione di un esame diagnostico sia volta a offrire il miglior beneficio di salute al paziente e non a evitare un contenzioso giudiziario”.
Quanto alla legge Gelli, secondo Schillaci, a distanza di sei anni conserva tutta la sua validità ma ha anche bisogno di una revisione per rispondere alle istanze e alle criticità ancora esistenti. Tra le altre cose, se da una parte la Legge Gelli, ha sottolineato il ministro, ha consentito al Ssn di compiere “importanti passi avanti riguardo alla gestione e soprattutto prevenzione del rischio sanitario”, dall'altra va prestata “maggiore attenzione” a questo settore “perché non sempre è adeguatamente valorizzato”.
Schillaci ha infine ricordato il ruolo centrale dell’Osservatorio Nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza in sanità, istituito presso l’Agenas proprio dalla Legge Gelli. “Organismo che contribuisce a potenziare la capacità del sistema sanitario di garantire sicurezza delle cure attraverso la raccolta di dati sugli eventi avversi, sulle cause ed entità del contenzioso, la definizione ed elaborazione di linee guida, nonché lo scambio di buone pratiche. Una promozione e condivisione di conoscenze ed esperienze che dobbiamo incentivare e rafforzare, investendo su una maggiore qualità e uniformità di dati per avere una fotografia chiara sulla sicurezza delle cure nelle nostre strutture sanitarie, individuare disfunzioni e indicare gli strumenti per imparare dall’errore, garantendo a tutti i cittadini cure sempre più sicure”, ha concluso il ministro.
14 dicembre 2023
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