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Schillaci incontra i presidenti delle Regioni e rassicura: “Più fondi ma anche riforme”. Fedriga: “Poste basi per nuovo Patto Salute”. E dai governatori arriva richiesta di dipendenza per i medici di famiglia e di stop a tetti di spesa

di Lucia Conti

Quasi due ore di riunione, da cui i presidenti delle Regioni sono usciti soddisfatti: “È andata molto bene, ci riaggiorneremo con un tavolo ristretto”, ha fatto sapere il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, che ha parlato di “unità” di intenti tra le Regioni “e in pieno accordo con il ministro Schillaci”. Soddisfatto anche il ministro, che ha voluto sottolineare come accanto alla “necessità di avere più fondi” c’è “la necessità di usarli bene”. Per questo la sanità “va completamente ridisegnata”, perché oggi il sistema “è un po’ ingolfato”.

21 GIU - È durata quasi due ore la riunione di oggi tra il ministro della Salute Orazio Schillaci e i presidenti e gli assessori delle Regioni e Province autonome, convocata per le 14 di questo pomeriggio nella sede del ministero della Salute a Lungotevere Ripa. Una riunione che ha raccolto il favore dei presidenti, che a margine dell’incontro si sono detti soddisfatti del confronto pur evidenziando che si tratta di un primo passo di un lungo percorso. Soddisfatto anche il ministro della Salute, che incontrando i giornalisti ha parlato di “una riunione importante, di condivisione. Ci tenevo molto ad incontrare i presidenti delle regioni e gli assessori”. Chiare le richieste dei presidenti: più risorse, ristori Covid, via i tetti di spesa e a sorpresa anche all'unanimità è arrivata la richiesta di dipendenza per i medici di famiglia.

Schillaci: “Nessun interesse a definanziare il Ssn ma la sanità va completamente rivista”
Al centro del tavolo, ovviamente, i problemi della sanità da “la mancanza di una medicina del territorio”, ha spiegato il ministro, alle “diseguaglianze sul territorio”. E poi “la carenza del personale e in particolare di alcune figure per quanto riguarda i medici. Ovviamente c’è la necessità di avere dei fondi, ma oltre ad avere più fondi c’è bisogno di usarli bene i fondi”, ha precisato Schillaci, secondo il quale occorre “avere chiaro che il Ssn deve essere sostenibile se si vuole che possa dare una risposta gratuita a tutti i cittadini. Per questo credo che, oltre al lato economico, sia importante cambiare e innovare, avere una visione diversa della sanità per renderla attuale a quello che ci chiedono oggi i pazienti e a quello che ci chiede l'innovazione tecnologica. La sanità va completamente rivista e ridisegnata”.

Per Schillaci significa “fare sì che i Pronto Soccorso siano decongestionati, che gli ospedali abbiamo un numero di letti adeguati, che finalmente ci sia una medicina del territorio e una medicina a distanza, la telemedicina, per risolvere le tante diseguaglianze che ci sono”. Occorre anche “che ci sia anche un modo diverso di lavoro per i medici di medicina generale e che anche le farmacie, che sono state molto utili in fase pandemica, possano avere un ruolo crescente”.

L'aumento del Fsn, ha spiegato Schillaci, “è una richiesta che arriva da tutte le parti. Noi quest'anno abbiamo aumentato il fondo rispetto a quanto era stato deliberato dai Governi precedenti. Io credo che non ci sia alcun interesse ed alcuna voglia di definanziare il Ssn credo, però, che sia altrettanto fondamentale che i fondi aggiuntivi vadano a premiare gli operatori sanitari e su questo ci sarà tutto il mio impegno”.

“Da quando sono ministro – ha aggiunto Schillaci - dico sempre che la nostra sanità è a luci ed ombre: le luci sono gli operatori sanitari, le ombre sono dovute a un sistema un po’ ingolfato”.

Rispondendo a una domanda della stampa in merito alle conseguenze dell’autonomia differenziata, il ministro ha infine dichiarato: “L'autonomia differenziata esiste dal 2001, oggi già le Regioni di fatto hanno pieno potere operativo. Io rivendico per il ministero un ruolo di controllo per aiutare le regioni che sono più in difficoltà e per fare sì che i modelli regionali migliori possano essere esportati in altre Regioni”.

Fedriga: “Unità tra le Regioni e pieno accordo con il ministro Schillaci. Abbiamo posto le basi per il nuovo Patto della Salute”
Positivo il commento del presidente della Regioni Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, sull’esito dell’incontro con Schillaci. “È andata molto bene, ci riaggiorniamo con un tavolo ristretto”, ha spiegato uscendo da Lungotevere Ripa. “Mi sembra – ha aggiunto Fedriga - che sugli obiettivi ci sia condivisione sia da parte delle Regioni che con il ministro, che rappresenta il Governo e ha piena consapevolezza delle necessità finanziarie e delle necessità di personale esistente, così come noi abbiamo piena consapevolezza della necessità di una riforma sanitaria che possa dare maggiori servizi e migliorare la qualità di vita dei nostri cittadini, rendendo sostenibile il lavoro negli ospedali e nel territorio. C'è unità tra le Regioni e in pieno accordo con il ministro Schillaci”, ha ribadito il presidente della Conferenza delle Regioni.

“Con spirito di leale collaborazione istituzionale – ha poi dichiarato Fedriga in una nota - la Conferenza delle Regioni lavora insieme al Governo ad un nuovo Patto Salute. Vogliamo insieme, attraverso un tavolo di confronto, dare una nuova programmazione e modernizzare il settore nei prossimi anni. Superata con successo la pandemia, ora va rafforzato il valore universale del sistema sanitario e in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Lavoriamo quindi al rilancio della sanità e al suo potenziamento territoriale”.

“Gli investimenti in salute – ha aggiunto - hanno un impatto positivo sullo sviluppo dell’economia e il Pnrr è un’occasione unica per riorganizzare e modernizzare il nostro sistema sanitario. Ma la scadenza 2026 è un termine che dobbiamo tenere in considerazione nella programmazione e rimodulazione degli interventi, ad esempio quelli relativi all’edilizia sanitaria. Serve un’assistenza integrata tra servizi territoriali, ospedalieri, sociali, digitali, in modo da erogare un'assistenza con sempre migliori tempi di accesso e di qualità delle prestazioni. Per raggiungere questi obiettivi servono maggiori risorse e un investimento sul personale anche con nuove assunzioni”.

“Nella contingenza – ha concluso Fedriga - riconosciamo lo sforzo del Governo, ma proponiamo tempi diversi e una nuova programmazione finanziaria, che sia in linea con la spesa sanitaria dei principali partner europei. I prossimi tre anni del nuovo Patto Salute dovranno servire a dare prospettive e maggior equilibrio ai bilanci sanitari regionali. È inoltre prioritario valorizzare il ruolo del medico e delle professioni sanitarie, introducendo nuovi modelli organizzativi che diano piena e concreta attuazione alla riforma della medicina territoriale. Il problema della carenza del personale sanitario è sempre più centrale e strategico, e il nuovo Patto Salute servirà anche a superare tetti e limitazioni nell’acquisizione di personale, consentendo il superamento delle attuali criticità”, ha concluso il presidente della Conferenza delle Regioni.

Zaia: “Il ministro sta facendo un ottimo lavoro”
“Totale e piena collaborazione con il ministro, che sta facendo un ottimo lavoro”, ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, uscendo dall’incontro con il ministro della Salute Orazio Schillaci. Zaia ha spiegato che le Regioni hanno posto al ministro “il tema del pregresso Covid, inteso come risorse non erogate, e quello dell'emergenza personale”.

Zaia conferma che è stata sollevata anche “la necessità di mettere mano all'appropriatezza della prestazioni e della medicina difensiva. Abbiamo un numero di prestazioni schizzato verso l'alto e questo dà una dimensione del fatto che molto probabilmente in molti casi non c'è appropriatezza o c'è troppo medicina difensiva. Dobbiamo essere a fianco dei nostri medici perché quando hai problemi importanti di prescrizioni poi il sistema rischia il collasso. Parlo da presidente di una regione che eroga circa 80 milioni di prestazioni sanitarie all'anno. Non è solo questione di ottimizzare le risorse ma di organizzazione”, ha spiegato Zaia.

Il presidente del Veneto ha poi riferito di avere chiesto al ministro “di rivedere l'età pensionabile dei medici. Ai tempi portai io stesso avanti la battaglia per alzare l'età pensionabile a 70 anni. Oggi ho chiesto che venga data ai medici, dopo questa età, la possibilità a chi vuole di restare nel pubblico. Perché oggi assistiamo ad anni ed anni di investimenti su professionisti che sono delle autentiche star della sanità, ma poi li vediamo andare via con la lacrima agli occhi per andare a lavorare dai privati”.

Giani: “Schillaci disponibile a farsi portavoce di istanze che non sono politiche, ma del Paese”
“Ritengo che sia stata una riunione molto utile perché c'è stata una convergenza generale, senza posizioni di centrodestra e centrosinistra. Le Regioni si sono poste tutte con una richiesta forte di risorse che consenta di fare fronte a quelle che oggi sono problemi nazionali, non regionali: l'aumento delle liste d'attesa, il problema dei pronto soccorsi. Il ministro mi è sembrato disponibile a farsi portavoce di una richiesta che non è politica, ma del paese attraverso il ministro e le regioni”. Lo ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, a margine dell’incontro di oggi tra i presidenti delle Regioni e il ministro della Salute Orazio Schillaci.

In una nota il presidente della Toscana entra poi nel dettaglio di quanto posto all'attenzione del ministro: "La Toscana - si legge nella nota - pone l’esigenza di aumentare le risorse destinate alla sanità pubblica". “Chiediamo finanziamenti certi - dice Giani - e non solo crediti esigibili come lo sono, ad esempio, i payback: risorse da investire sul personale, per ridurre le liste di attesa sulle prestazioni specialistiche che nei primi mesi dell’anno sono aumentate del 20 per cento, ma anche per popolare di medici ed infermieri a sufficienza le settantasette case di comunità che stiamo allestendo con i fondi del Pnrr e gli ospedali di comunità, in modo da farne strutture capaci di rispondere in maniera diffusa alle richieste dei cittadini”, dice Giani nella nota. “Sarebbe grottesco – aggiunge – costruire nuove infrastrutture e non avere il personale per renderle efficienti”.

La Toscana si candida anche ad ospitare una conferenza nazionale sulla sanità: per un’analisi della situazione nelle diversi parti d’Italia e per programmare insieme gli interventi necessari in questa delicata fase post pandemica. “Durante la pandemia è emersa in maniera chiara la centralità delle questioni sanitarie e quanto importante sia investire sulla sanità pubblica - ricorda il presidente Giani - In tanti hanno ripetuto come, negli investimenti, la sanità dovesse venire prima di ogni altra cosa, ma oggi si ha la percezione invece che la sanità venga relegata ad una priorità non corrispondente all’appello che si faceva durante la pandemia”.

Per Giani il rapporto diretto instaurato dal ministro Schillaci con i presidenti delle Regioni sia "un metodo di lavoro proficuo. A breve ci saranno nuovi incontri e si attendono risposte".

Cirio: “Tanto lavoro da fare, incontrarsi è il metodo che ci piace per lavorare”
“Siamo soddisfatti, era tempo che non accadeva che il ministro della salute convocasse i presidenti di regione. Avere modo di rappresentare al ministro quella che è la situazione di chi vive in trincea nei territori italiani è stata un'ottima opportunità. Abbiamo tanto lavoro da fare insieme, questo è un metodo ed è un metodo che ci piace”. Lo ha detto il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, uscendo dall’incontro tra il ministro della Salute Orazio Schillaci e i presidenti delle Regioni.

In una nota congiunta con l'assessore alla Salute Luigi Icardi, il presidente Cirio ha quindi approfondito le questioni affrontate durante l'incontro: "Si è partiti - spiega la nota - dalla necessità di aumentare la quota del fondo sanitario in rapporto al Pil, su cui c’è la piena disponibilità del ministro ad avviare un gruppo di lavoro, a cui parteciperà anche il Piemonte, per raggiungere questo risultato. Tre gli strumenti che potranno essere analizzati: la possibilità di trasferire gli investimenti dal Pnrr all’articolo 20 della legge finanziaria 67/88 dedicato all’edilizia sanitaria, la copertura nei prossimi dieci anni da parte del Governo dei ristori per le spese sostenute dalle Regioni durante il Covid, l’ancoraggio del fondo sanitario al Pil in modo da garantire un metodo automatico di aggiornamento del valore annuale e avere fin da subito, viste le stime di crescita dell’1,7 per cento, più risorse a disposizione".

"Nell’incontro - si legge ancora nella nota - si è discusso anche della carenza del personale medico e sanitario in ambito ospedaliero e della necessità di valorizzare la rete dei medici di medicina generale, dei quali si è condiviso il ruolo prezioso all’interno della rete sanitaria territoriale". “Il ministro ha confermato che già quest’anno saranno 20.000 i posti per l’accesso alla facoltà di Medicina, 5.000 in più rispetto al passato, e questo è un primo risultato che ci consente di guardare con fiducia ai prossimi anni – proseguono Cirio e Icardi - Nel frattempo, però, abbiamo condiviso l’esigenza di potenziare il coinvolgimento degli specializzandi nei pronto soccorso, grazie alla collaborazione con le Università, così come è stato fatto durante l’emergenza pandemica considerata l’attuale carenza di personale medico”.

Bonaccini: “Governo appena arrivato non può essere messo su banco degli imputati per carenza di risorse, ma il problema va affrontato”
“Abbiamo elencato al ministro le difficoltà sul campo, a partire dalla carenza di personale, soprattutto nei settori di emergenza e urgenza. Io mi sono permesso di dire che c'è bisogno che chi lavora nell'emergenza urgenza abbia presto una vera retribuzione più alta. Abbiamo bisogno di riconoscere che uno dei lavori più usuranti che esistano in questo paese, in particolare durante e dopo il Covid, è quello di chi lavora nell’emergenza urgenza. Penso che un rafforzamento delle indennità sia assolutamente indispensabile”. Lo ha detto il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, a margine dell’incontro tra i presidenti delle Regioni e il ministro della Salute Orazio Schillaci.

“C'è poi un tema generale che è quello delle risorse – ha spiegato ancora Bonaccini -. Non si può certo mettere un Governo appena arrivato sul banco degli imputati per la carenza di risorse, ma Il tendenziale porterebbe a scendere ulteriormente, perché intanto siamo tornati sotto il 7% del PIL e questo non accadeva da tempo, ma il tendenziale ci porterà nei prossimi 3 anni al 6,2%. Segnalavo al ministro – ha detto ancora il presidente dell’Emilia-Romagna - che tre-quarti delle Regioni avrebbero i conti in rosso. Ma tre quarti delle regioni sono anche di centrodestra. Se non ne vogliamo fare una questione politica, vuol dire che c'è un problema nel Paese ed è un problema che deve essere affrontato, partendo da un fatto: c'è bisogno di scelte nette. Se non si vuole favorire la sanità privata, e il ministro ha garantito che non si vuole favorire il privato a discapito del pubblico, abbiamo bisogno che il finanziamento del Ssn sanitario aumenti già da quest'anno rispetto a quanto previsto. Abbiamo detto al ministro che noi saremo con lui in questa battaglia per spiegare al Governo le priorità, tra cui finanziare più e meglio il Ssn”, ha concluso Bonaccini. Il presidente Bonaccini ha parlato dell'incontro di oggi con il ministro anche in un post su Facebook. "Poche settimane fa - scrive - il ministero ha indicato la regione Emilia-Romagna come prima tra tutte le regioni, per qualità e quantità dei Livelli Essenziali di Assistenza erogati ai cittadini. Ho spiegato però al ministro che se il governo non aumenterà il fondo sanitario nazionale le cose peggioreranno. Anche per l’Emilia-Romagna, a cui mancano già circa 800 milioni di euro di spese covid ed energetiche mai riconosciute nell’ultimo triennio". "I tagli alla sanità pubblica - ha proseguito il presidente dell'Emilia-Romagna - insieme alla carenza di personale (se gli operatori sanitari non verranno pagati meglio rischiamo la fuga dal pubblico) stanno mettendo in difficolta tutte le regioni. E questa critica è arrivata forte oggi anche da diversi presidenti di regioni governate dal centrodestra. Quest’anno il rapporto tra spesa pubblica Pil è’ sceso sotto al 7% e nei prossimi tre anni previsti ulteriori tagli che lo porterebbero al 6.2%. Sempre peggio". "Spero - ha concluso Bonaccini - il governo si ravveda. Perché tagliare sulla sanità pubblica per favorire quella privata è’ un errore madornale, perché il diritto alla salute andrebbe garantito allo stesso modo a chiunque, indipendentemente dal reddito e dalle condizioni economiche".

De Luca: “Chiesti stanziamenti per la sanità pubblica adeguati a un Paese civile”
“È stata fatta una ricognizione un po’ generale sulla situazione della sanità pubblica nel nostro Paese. Su alcuni punti c’è stata una concordanza generale. Drammatica la situazione del personale e necessità di avere stanziamenti per la sanità pubblica adeguati a un Paese civile. Su questi punti vorremo fare una battaglia unitaria per portare almeno al 7% le risorse del Pil destinate alla sanità pubblica. Drammatica la situazione nei Pronto Soccorso, in tutta Italia si fa fatica a coprire i turni. Bisognerà prendere decisioni d’emergenza”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, a margine dell’incontro tra i presidenti delle Regioni e il ministro della Salute Orazio Schillaci.


Toti: “Ci auguriamo soluzioni già nel prossimo riparto e legge di stabilità”
“E’ andata bene, è stato un primo confronto. I temi sul tavolo sono complessi e di non facile soluzione. Sicuramente il ministro ha recepito da un lato l’esigenza dei fondi delle Regioni che sono rimaste ancora indietro rispetto ai ristori che avrebbero dovuto ricevere sia per le spese Covid che per far fronte ai costi energetici enormemente aumentati. Sul lungo periodo è poi chiaro a tutti che la necessità di aprire le università, ridurre le scuole di specialità, incentivare la vocazione per alcune specialità mediche, ma nel breve periodo abbiamo bisogno di muoversi rapidamente, come maggiore flessibilità e maggiori risorse a favore dei medici che producono di più. Abbiamo bisogno ovviamente di ragionare sulle mansioni e di trovare sul personale, questi i temi sul tavolo. È stato istituito un tavolo ristretto tra ministero e Regioni per cominciare ad analizzare tutti questi temi, che spero che possano trovare in parte soluzione anche nel prossimo riparto e nella prossima legge di Stabilità”. Lo ha detto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, uscendo dall'incontro di oggi tra i presidenti delle Regioni e il ministro della Salute Orazio Schillaci.

Anche Toti ha poi approfondito il suo punto di vista con un nota: “Abbiamo – si legge - istituito un tavolo tecnico con il ministero, con il presidente Fedriga e alcuni altri governatori che lo accompagneranno per cominciare ad analizzare i temi più urgenti, sperando che possano trovare risposte già nella prossima Legge di Stabilità”.

“È stato un incontro proficuo – aggiunge Toti - di cui ringraziamo il ministro anche per l’attenzione specifica che ha sempre rivolto alla Liguria. Alcuni temi sul tavolo sono complessi e non di facile soluzione mentre altri possono essere affrontati e risolti rapidamente. Certamente il ministro ha recepito l’esigenza di erogare in tempi stretti alle Regioni i fondi dovuti ma non ancora ristorati per quanto speso durante l’emergenza covid e per gli enormi aumenti dei costi dell’energia, oltre alla necessità di aumentare il Fondo sanitario nazionale ovvero le spese di salute sul Pil, oggi troppo basse. Dobbiamo poterci muovere rapidamente, con maggiore flessibilità e maggiori risorse, per i medici che producono e lavorano di più. Abbiamo bisogno di ragionare sulle mansioni e trovare personale”.

“Tutte le Regioni – prosegue il presidente della Liguria - hanno evidenziato la necessità di rivedere la medicina territoriale, anche in prospettiva dell’apertura delle Case di Comunità e di cambiare tutti i tetti di spesa, che oggi impediscono alla sanità pubblica di performare al meglio con le risorse disponibili. Sul lungo periodo, i temi sono chiari a tutti, anche se complessi e di non immediata soluzione: bisogna intervenire sulle Università per l’apertura del numero chiuso, far fronte alla carenza endemica di alcune professionalità, anche incentivando la vocazione per alcune specialità mediche. Questi sono i temi affrontati dal tavolo tecnico che si riunirà già nelle prossime settimane per un nuovo incontro plenario prima della stesura della Legge di Stabilità, in cui speriamo – conclude - possano trovare risposte almeno i principali temi sollevati”.

Rocca: "Regioni e ministro d'accordo su più fondi e più efficienza"
"Oggi abbiamo affrontato le criticità della sanità italiana su cui è necessario mettere mano, a partire dall'aumento dei fondi del servizio sanitario nazionale, sulla necessità del quale tutti i governatori hanno convenuto con il ministro, così come hanno concordato che è necessario anche rendere efficiente il sistema". Lo ha detto il presidente del Lazio, Francesco Rocca, a margine dell'incontro del ministro della Salute con i presidenti delle Regioni. "E' stato un buon incontro", ha aggiunto, spiegando che ministro e Regioni si incontreranno di nuovo "per analizzare le priorità su cui lavorare".

Occhiuto: “Chiesti incentivi per reclutamento del personale in aree disagiate”
"Sul reclutamento di medici, di infermieri, di personale sanitario bisogna intervenire per le Regioni disagiate, così come avviene, per esempio, per i magistrati e i poliziotti, che hanno dei benefici di carriera ed economici quando vanno in aree dove è più complicato lavorare". Lo ha detto il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, che ha avanzato la richiesta al ministro della Salute Orazio Schillaci in occasione dell’incontro di oggi tra il ministro e i presidenti e gli assessori alla salute delle Regioni.

"Oggi – ha riferito Occhiuto - abbiamo affrontato con il ministro il tema generale della sanità italiana. Ho spiegato che queste difficoltà, che si vivono in tutte le Regioni, in una Regione distrutta da tanti anni di commissariamenti sono ancora più gravi. Per cui se c'è da riformare il sistema sanitario nazionale, e sicuramente c'è da farlo, bisogna agire con maggiore intensità nelle Regioni che hanno sistemi sanitari poco attrattivi e hanno deficit maggiori".

Occhiuto ha anche riferito di avere sollevato nel corso dell’incontro la questione dei “ministeri vigilanti” che “devono essere di aiuto per le Regioni commissariate, ma non lo sono state sempre: io ho fatto arrivare i medici cubani per non chiudere i pronto soccorso, ma se avessi dovuto ascoltare le prescrizioni che mi faceva il ministero della Salute o quello dell'Economia non avrei potuto farli arrivare", ha concluso Occhiuto.

Donini: “L’obiettivo è rimettere la sanità al centro delle azioni di Governo”
Quello tra il ministro Schillaci e i rappresentanti delle regioni è stato anche per l'assessore alla salute dell'Emilia-Romagna, Raffaele Donini, "un incontro importante. Importante anche nel metodo, perché il ministro Schillaci ha garantito la realizzazione di un percorso che coinvolga le regioni, insieme al ministero, per affrontare sia le emergenze che le regioni hanno posto in modo unanime, dalla sostenibilità finanziaria alla carenza dei medici ma anche la sburocratizzazione degli strumenti con cui si finanziano gli investimenti in sanità. Una riunione apprezzata da tutti i presidenti, anche perché, appunto, non si è trattata di una riunione spot ma l'inizio di un percorso con un obiettivo: quella di rimettere la sanità al centro delle azioni di Governo".

Coletto: “Posto all’attenzione del ministro anche il problema dei fondi integrativi/mutue”
“È stato un incontro assolutamente positivo, abbiamo un ministro assolutamente disponibile, che ci ha annunciato una riforma, con le richieste delle regioni e una prospettiva di efficientamento del sistema sanitario ma anche di aumento dei fondi nelle disponibilità delle Regioni". Lo ha detto l'assessore alla salute della regione Umbria, Luca Coletto, uscendo dall'incontro di oggi con il ministro Schillaci.

Coletto ha riferito che nel corso della riunione è stato fatto presente anche "il problema dei fondi integrativi, che per quanto mi riguarda devono essere inclusi all'interno del SSN. Il rischio è che possa crearsi una emorragia verso queste assicurazioni/mute che non giocano a favore dell'integrazione bensì giocano a sfavore della difesa del sistema sanitario universalistico".

Per l'assessore alla Salute dell'Umbri, il nuovo Patto della Salute significherà "dare una prospettiva importante, che è quello di cui c'è bisogno, perché assistiamo a una sorta di burn out del sistema sanitario, che va riprogrammato e rivisto. Il patto della salute può rivitalizzare questo sistema anche con un aumento del suo finanziamento. Il segreto sarà gestire la cronicità sul territorio evitando ricoveri inappropriati".

Bertolaso: “Adeguare gli stipendi degli operatori sanitari italiani a quelli d’Europa”
"La cosa più importante è garantire dei finanziamenti per gli anni a venire che siano adeguati a quelle che sono le esigenze di questo Paese, che ha gestito l'emergenza Covid con grandissimi sacrifici. Il personale ha fatto un lavoro straordinario ma ora è il momento di riconoscere il loro impegno e il loro sacrificio, perché non può essere che in paesi come la Germania e la Francia i medici e gli infermieri abbiano stipendi due o tre volte più alti dei nostri”. Lo ha detto l'assessore al Welfare della regione Lombardia, Guido Bertolaso, parlando con i giornalisti a margine dell'incontro di oggi tra il ministro della salute Orazio Schillaci e i presidenti e gli assessori alla salute delle Regioni.

Dunque, ha aggiunto Bertolaso, “più risorse e più personale, perché occorre frenare l'emorragia di medici dal sistema pubblico. Di medici infatti, in Italia, ce ne sono ancora tanti, ma scelgono di andare dove guadagnano meglio, e il SSN oggi per loro non è più attrattivo, soprattutto per quelle specialità che non possono poi compensare con l'attività privata".

Verì: “Rivedere i parametri dei piani di rientro”
Rivedere i parametri che regolano gli adempimenti delle Regioni in piano di rientro dal disavanzo sanitario, tra cui l’Abruzzo, così da renderli maggiormente coerenti con le disposizioni che di contro disciplinano il raggiungimento dei Lea, i livelli essenziali di assistenza. E’ la proposta della Regione Abruzzo, avanzata alla presenza del ministro Orazio Schillaci dall’assessore alla Salute, Nicoletta Verì, nel corso della Conferenza delle Regioni di ieri a Roma, a cui è intervenuta insieme al presidente Marco Marsilio.

“Gli adempimenti conseguenti all’uscita dal commissariamento – rimarca l’assessore in una nota – sono stati definiti troppi anni fa, in un’epoca in cui non era possibile prevedere l’impatto devastante dell’emergenza pandemica sui conti della sanità, con maggiori costi coperti per appena un terzo da specifici trasferimenti statali aggiuntivi. La realtà è che tutte le Regioni si sono trovate in enormi difficoltà a chiudere i bilanci, difficoltà che sono state ancora maggiori per quelle in piano di rientro. Come Abruzzo siamo riusciti a garantire l’equilibrio economico-finanziario del sistema sanitario regionale negli ultimi 4 anni, ma è arrivato il momento di studiare nuovi meccanismi per assicurare la sostenibilità, perché il rischio è che gli effetti delle maggiori spese Covid possano compromettere gli sforzi messi in campo per ridurre i disavanzi strutturali”, conclude Verì.

21 giugno 2023
© Riproduzione riservata

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