"Dopo l'esperienza del Covid gli episodi di bullismo si stanno moltiplicando, proprio perché si è interrotta quella relazione interpersonale che è fondamentale nello sviluppo educativo", lo ha detto oggi il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara riferendosi alla professoressa ferita questa mattina da uno studente ad Abbiategrasso.
Valditara ha ricordato i report che riceve settimanalmente "abbastanza inquietanti su questo fenomeno, cioè di docenti che vengono aggrediti. E abbiamo già interessato l'avvocatura dello Stato in diversi casi, per mettere a disposizione la difesa legale".
Sicuramente "valutiamo anche l'episodio di oggi", ma più in generale "negli episodi gravi lo Stato dovrà chiedere direttamente anche il risarcimento del danno di immagine affiancandosi all'azione del docente quindi costituendosi come parte civile nel processo".
"Non riesco a immaginare - ha proseguito Valditara - come un insegnante possa essere aggredito in una classe: questo testimonia un problema sociale rilevante ed è in parte anche conseguenza di quello che è successo negli anni passati con il Covid, in quanto, la didattica a distanza ha rotto le relazioni umane. La scuola è invece una grande comunità educante e il rapporto di personalizzazione è decisivo".
“Siamo pronti ad entrare nelle scuole per assicurare una funzione essenziale di supporto al sistema scolastico, e rendendo così strutturale la presenza dello psicologo a scuola dopo l'esperienza pilota fatta in emergenza durante la pandemia. Su questo l'Italia è in ritardo”, ha detto all'Ansa il presidente del Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi, David Lazzari, commentando quanto detto dal ministro Valditara.
“In Italia abbiamo 125mila professionisti iscritti all'ordine, quindi – ha spiegato Lazzari - disponiamo di un numero adeguato di psicologi che possono intervenire, e molti di questi hanno già maturato un'esperienza sul campo”.
Negli anni scolastici 2020-21 e 2021-22, durante la pandemia, infatti, ricorda ancora il presidente degli psicologi, ”è stato siglato un protocollo con il ministero dell'Istruzione per l'attivazione di consulenze psicologiche nelle scuole ed il 70% delle scuole lo ha fatto, con risultati positivi. Nel 2022 il protocollo non è stato rinnovato. Ora, però, è necessario passare da una presenza emergenziale dello psicologo a scuola ad una sua presenza strutturale”.
“È il momento del fare: che il malessere dei ragazzi sia a livelli drammatici - osserva Lazzari - lo dimostrano decine di ricerche. I dati ci dicono che disturbi e disagio sono aumentati in maniera preoccupante, anche a causa della pandemia”.
In questo quadro, ”gli psicologi possono aiutare il sistema scuola a intercettare precocemente le situazioni di disagio e possono fornire un primo aiuto e un ascolto, facendo rete con i servizi sanitari se necessario, non avendo una funzione di cura in senso stretto. La nostra azione è infatti quella di intercettare le situazioni a rischio ma anche quella di avviare un'azione diffusa di prevenzione”. Attualmente, ”tutti i paesi occidentali hanno un servizio di psicologia scolastica. D'altronde, già negli anni '90, la stessa Oms aveva raccomando ai paesi di inserire la psicologia nelle scuole. L'Italia - conclude il presidente degli psicologi - su questo fronte è ancora indietro”.