È stata trasmessa lo scorso 30 dicembre 2022 la Relazione al Parlamento 2021 del Ministero della Salute sullo stato di attuazione delle strategie attivate per fronteggiare l’infezione da HIV che illustra le attività svolte dal Ministero della Salute con riferimento ai settori della informazione, della prevenzione, della diagnosi, della terapia, dell’assistenza e dell’attuazione di progetti di ricerca.
Nel documento sono, inoltre, riportate le attività svolte dal Comitato tecnico sanitario (CTS): Sezione per la lotta contro l’AIDS (Sez. L) e Sezione del volontariato per la lotta contro l’AIDS (Sez. M). Per quanto riguarda l’attività svolta dall’Istituto superiore di sanità, la relazione riporta le iniziative svolte in tema di sorveglianza dell’infezione da HIV/AIDS, di ricerca, di formazione e di consulenza telefonica (Telefono Verde AIDS e IST).
In Italia, i dati disponibili più recenti indicano che nel 2020, sono state segnalate 1.303 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a un’incidenza di 2,2 nuovi casi di infezione da HIV ogni 100.000 residenti.
Si sottolinea che i dati relativi al 2020 hanno risentito dell’emergenza COVID-19 in modi e misure che potranno essere correttamente valutate solo verificando i dati dei prossimi anni.
”In Italia - scrive il ministro Orazio Schillaci nella sua presentazione della Reazione - la pandemia COVID-19 ha comportato un forte impatto sul sistema sanitario in generale e in particolare sul settore delle malattie infettive.
Dai dati dell’ISS-COA, si evince che, nel 2020, si è osservato un calo delle nuove diagnosi HIV (circa il 56% rispetto ai tre anni precedenti). Le limitazioni dovute al SARS-CoV-2 e la paura delle persone di accedere ai servizi sanitari nel primo periodo dell’emergenza pandemica hanno, probabilmente, comportato un ritardo nella diagnosi dell’infezione da HIV”.
L’Italia, in termini di incidenza delle nuove diagnosi HIV, nel 2020, si colloca comunque al di sotto della media dei Paesi dell’Unione Europea (3,3 casi per 100.000 residenti).
Nel 2020, le incidenze più alte sono state registrate in Valle d’Aosta, Liguria, Provincia Autonoma di Trento e Lazio.
Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2020 erano maschi nel 79,9% dei casi. L’età mediana era di 40 anni sia per i maschi che per le femmine.
L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (5,5 nuovi casi ogni 100.000 residenti) e di 30-39 anni (5,2 nuovi casi ogni 100.000 residenti); in queste fasce di età l’incidenza nei maschi è circa 4 volte superiore a quelle delle femmine.
Nel 2020, la maggior parte delle nuove diagnosi di infezione da HIV era attribuibile a rapporti sessuali non protetti da preservativo, che costituivano l’88,1% di tutte le segnalazioni. Diversamente dagli anni precedenti, in cui erano preponderanti le diagnosi associate a trasmissione eterosessuale, nel 2020, la quota di nuove diagnosi HIV attribuibili a maschi che fanno sesso con maschi (MSM) (45,7%) è maggiore a quella ascrivibile a rapporti eterosessuali (42,4%).
I casi attribuibili a trasmissione eterosessuale erano costituiti per il 59,4% da maschi e per il 40,6% da femmine.
Tra i maschi, il 57,3% delle nuove diagnosi era rappresentato da MSM.
Il numero di nuove diagnosi di infezione da HIV in stranieri è in diminuzione dal 2017. Nel 2020, si osserva un lieve aumento della proporzione di persone con una nuova diagnosi di HIV con nazionalità straniera, passando dal 27,5% nel 2019 al 32,6% nel 2020.
Dal 2015 aumenta la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da HIV (persone in fase clinicamente avanzata, con bassi CD4 o in AIDS).
Nel 2020, il 41,0% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV è stato diagnosticato tardivamente con un numero di linfociti CD4 inferiore a 200 cell/μL e il 60,0% con un numero inferiore a 350 cell/μL.
Una diagnosi HIV tardiva (CD4 < 350 cell/μL) è stata riportata in 2/3 degli eterosessuali sia maschi che femmine (67,6%).
Nel 2020, oltre un terzo delle persone con nuova diagnosi HIV ha eseguito il test HIV per sospetta patologia HIV o presenza di sintomi HIV correlati (37,1%).
Altri principali motivi di esecuzione del test sono stati: rapporti sessuali senza preservativo (17,2%), comportamento a rischio generico (10,0%), iniziative di screening/campagne informative (6,5%), accertamenti per altra patologia (3,5%).
E proprio per sollecitare i test la Relazione ricorda la campagna fatta dal Ministero della Salute sui maggiori social media “Prima lo fate, meglio è”, che ha avuto un discreto riscontro tra i giovani con un totale di 20.382.941 impression su tutti i canali sociali, così ripartite: - 42% (pari a 8.566.416) su TikTok - 25% (pari a 5.189.246) su Instagram - 17% (pari a 3.417.741) su Facebook - 16% (pari a 3.209.538) su YouTube.