“La legge di bilancio dimentica la Pubblica Amministrazione e i dipendenti pubblici”, il giudizio tranchant è della Cosmed, la Confederazione sindacale dei medici e dirigenti cui aderiscono Anaao-Assomed, Aaroi-Emac, Fvm, Fedirets, Anmi Assomed-Sivemp Fpm, Andprosan.
“Il contratto 2022-2024 già scaduto il 31 dicembre 2021 - si legge nella nota - verrà finanziato nell’ultimo anno del triennio e tale ritardo, purtroppo abituale, viene riproposto nonostante un tasso di inflazione senza precedenti da decenni. L’incremento dell’1,5% erogato come una tantum è del tutto inadeguato come anticipazione”.
“Per la Dirigenza i cui contratti sono scaduti il 31 dicembre 2018 nessuna accelerazione sull’approvazione degli atti di indirizzo e i Dipendenti pubblici aumentano i loro crediti nei confronti dello Stato con un ritardo nel rinnovo dei contratti inaccettabile oltre al sequestro della liquidazione erogata a rate differite. Si tratta di un debito non solo non considerato, ma palesemente occultato”, scrive ancora la Confederazione.
Che definisce come “iniqui e divisivi i provvedimenti fiscali che da un lato penalizzano il lavoro dipendente in toto e dall’altro penalizzano i dipendenti pubblici nei confronti dei lavoratori privati”.
Spiega infatti la Cosmed che “viene ridotta la tassazione sui “premi di risultato” dal 10% al 5%, ma solo per il settore privato mentre resta escluso il lavoro pubblico”.
Per Cosmed, “è evidente e di dubbia costituzionalità la discriminazione che determina in particolare in sanità una concorrenza sleale tra servizio pubblico e privato accreditato e rende difficile il reclutamento nel pubblico delle professionalità più elevate. Evidentemente non viene considerata l’assoluta necessità di incentivi alla produttività nel settore pubblico gravato dagli esiti della pandemia basti pensare a problematiche gravissime quali le liste di attesa nella sanità, del sistema di protezione sociale e della stessa applicazione del PNRR”.
“Parimenti - prosegue la Cosmed - non si considera il contributo del sistema pubblico nella produttività e nello sviluppo del Paese. Il riconoscimento del sacrificio dei dipendenti pubblici durante una pandemia tutt’altro che superata risulta palesemente contraddetto dai fatti. Continuare a discriminare il lavoro pubblico significa perseguire un modello di sviluppo che smantella e privatizza istituti e diritti fondamentali di cui necessitano in particolare i ceti più svantaggiati. Non esiste un piano almeno per il mantenimento degli organici carenti in una Pubblica Amministrazione sempre meno attrattiva per i giovani”.
Critiche anche al finaziamento per la sanità considerato “appena sufficiente ad affrontare l’incremento dei costi dell’energia” e che “espone le Regioni ad un deficit incrementale e non consente adeguamenti contrattuali e necessarie assunzioni esponendo il sistema a un inevitabile collasso. Non si considera inoltre il quadro epidemiologico con uno stato endemico del Covid e dei suoi esiti”.
Critiche anche alle norme previdenziali dove Cosmed sottolinea non esserci “nessun progresso per un’equità di sistema che tenga conto del diverso contributo tra lavoro dipendente e autonomo (con notevoli differenze di aliquote contributive) mentre l’ulteriore appesantimento dell’opzione donna, già pesantemente penalizzante, rende l’istituto totalmente inadeguato, infine la limitazione dell’accesso alla pensione con nuove e retroattive decurtazioni e tagli alle rivalutazioni costituisce un precedente pericoloso per la credibilità del sistema oltre che fonte di contenzioso”.
“È urgente e necessario un riequilibrio nella distribuzione delle risorse che non escluda una parte fondamentale del Paese”, conclude la Cosmed.