Comunicazione in pandemia. Per il Comitato Nazionale di Bioetica “le nostre istituzioni hanno compiuto un notevole sforzo” ma “non si può improvvisare”. Ecco le indicazioni
In un parere sulla comunicazione istituzionale in pandemia, il Comitato nazionale di Bioetica evidenzia come le nostre istituzioni, nel corso dell'emergenza Covid, siano state in grado, “con successo, di ingenerare un senso di appartenenza alla comunità, nazionale e locale”. Ma mette anche in chiaro alcuni punti su cui è necessario riflettere per una comunicazione istituzionale "ottimale", in grado di creare fiducia. IL DOCUMENTO
29 MAR - Durante una pandemia, come in tutte le emergenze, “l’informazione ha un ruolo fondamentale, poiché consente a chi è in una situazione di rischio di ‘sapere’ ciò che accade e ciò che ‘può e dovrebbe fare’, per gestire una situazione a prima vista fuori controllo”. Per fare un po’ il punto su come è stata condotto la comunicazione durante la pandemia da Covid-19 ed essere pronti a un comunicazione ottimale in una nuova, eventuale pandemia, il Comitato Nazionale di Bioetica ha elaborato un parere,
“La comunicazione istituzionale nell’àmbito della pandemia: aspetti bioetici”, approvato dalla maggioranza dei presenti nel corso della Plenaria del 17 marzo 2022 ma pubblicato oggi.
Il parere si concentra sulla comunicazione istituzionale, ma prende in esame, sia pure per cenni, la comunicazione scientifica ad opera degli esperti e la comunicazione massmediale, con cui la comunicazione istituzionale inevitabilmente si interfaccia.
Se infatti, nel corso dell’emergenza Covid, “nonostante le criticità dovute alla difficoltà di armonizzarne i diversi livelli (nazionale, regionale, comunale), le nostre istituzioni hanno compiuto un notevole sforzo per informare correttamente la cittadinanza in tempo reale rispetto alle modalità di contagio del virus e le regole per prevenirlo. Hanno cercato, con successo, di ingenerare un senso di appartenenza alla comunità, nazionale e locale”, per il CNB “una comunicazione istituzionale di questo tipo non si può improvvisare. Così come non si può improvvisare la comunicazione scientifica della pandemia o la comunicazione massmediale che fa da tramite all’una e all’altra”.
Nell’interazione con la comunicazione massmediale, la comunicazione istituzionale dovrà saper superare le criticità, i rischi, come l’infodemia. “Dovrà anche essere una comunicazione - evidenzia iL CNB - in cui le istituzioni parlino con voci tra loro concordi, giustificando là dove necessarie le differenti comunicazioni su differenti misure, per evitare confusioni e fraintendimenti”. Tra gli esperti da coinvolgere, per il CNB, vi devono essere, poi, necessariamente anche coloro che hanno expertise nelle scienze sociali e umane” poiché poiché un'emergenza come la pandemia non è mai solo sanitaria, "ma mette in gioco tutta la nostra vita sociale".
Il parere si sofferma in particolare su come la comunicazione istituzionale debba cercare di “promuovere la fiducia dei cittadini, dando al tempo stesso loro la fiducia". “Tutto questo - sottolinea il CNB - richiede chiarezza, trasparenza delle informazioni, non nascondere la complessità del fenomeno pandemico dietro forzate semplificazioni ma, viceversa, illustrare la complessità in quanto tale, e comunicare adeguatamente anche l’incertezza relativa ai dati scientifici e alla loro interpretazione, così come le motivazioni delle scelte assunte dalle istituzioni".
In questo senso vanno anche le riflessioni conclusive del CNB che sottolineano alcuni punti per preparare una comunicazione istituzionale ottimale in situazioni di emergenza pandemica, che in particolare rilevano:
1. “È importante valorizzare una “cultura della comunicazione” ispirata all’“etica della comunicazione” e investire sulle rispettive competenze, in particolare promuovendo la formazione scientifica e la professionalizzazione di tutti gli attori che operano nel campo della comunicazione. Altresì tutti gli attori della comunicazione istituzionale pandemica dovrebbero poter fare riferimento a codici di autoregolamentazione etico-deontologica e ogni sforzo dovrebbe essere fatto per valorizzare la specificità e il ruolo della comunicazione istituzionale”.
2. “La platea degli esperti, ossia di chi ha competenze utili in riferimento alla pandemia, va ampliata poiché la pandemia non è solo un’emergenza sanitaria, ma mette in gioco tutta la nostra vita sociale. Tra gli esperti da coinvolgere vi devono essere necessariamente anche coloro che hanno expertise nelle scienze sociali e umane”.
3. “È importante, per potenziare la comprensione delle informazioni da parte dei cittadini, promuovere in un periodo non emergenziale una migliore alfabetizzazione sanitaria attraverso campagne istituzionali di informazione, ovvero incentivare i programmi di educazione alla salute già presenti in ambito scolastico e promuoverne anche per adulti; è del pari necessario implementare l’educazione alla scienza, al suo significato all’interno della società, alla comprensione del suo metodo. Altresì, è fondamentale sviluppare nei cittadini di ogni età la capacità di discernere tra informazioni di qualità e fake news, anche favorendo l’accreditamento istituzionale dei siti dedicati alla pandemia”.
4. “È necessaria una maggiore attenzione rispetto alla molteplicità dei destinatari della comunicazione. La comunicazione deve essere sempre eticamente inclusiva e mai escludente e sempre in grado di adeguarsi ai bisogni delle persone, in particolare dei più vulnerabili (persone con disabilità, anziani, minori, profughi ecc.)”.
5. “Occorre promuovere studi e ricerche su come si è sviluppata la comunicazione a livello locale e globale al fine di comprendere punti di forza e di debolezza e costruire modelli efficaci per possibili eventi futuri”.
6. “È fondamentale mirare ad informare la società sulle procedure da seguire: esse rappresentano un vero e proprio sostegno della relazione tra il cittadino e le istituzioni sanitarie”.
29 marzo 2022
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