Distribuzione farmaci. L’indagine della Camera. Fnomceo e Cittadinanzattiva: “Prediligere distribuzione sul territorio”. Aifa: “Ricorso a diretta diminuito negli ultimi 3 anni”
Nuovo giro di audizioni in Commissione Affari sociali della Camera, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su `distribuzione diretta´ e `per conto´. Anelli: “Coinvolgere le Case di Comunità e inviare i farmaci a domicilio”. Fava: “migliorare il percorso terapeutico dei cittadini/pazienti, l’accessibilità, la qualità della vita”. Trotta: “Aifa condurrà approfondimenti specifici per capire se la modalità di erogazione possa influenzare, in un modo o in un altro, l'aderenza al trattamento prescritto”.
01 MAR - Negli ultimi anni “è stato riscontrato uno spostamento” della distribuzione dei farmaci attraverso il canale per conto, cioè tramite le farmacie convenzionate, “a svantaggio della distribuzione diretta”, ovvero quella che avviene attraverso le strutture sanitarie. I dati, infatti, mostrano, “dal 2018 al 2021, un aumento dell'utilizzo del canale distribuzione per conto e una diminuzione del ricorso alla distribuzione diretta di classe A”, che comprende i farmaci essenziali e per le malattie croniche. Così
Francesco Trotta, dirigente Ufficio Monitoraggio della spesa farmaceutica dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), durante l'audizione in Commissione Affari sociali della Camera, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su `distribuzione diretta´ e `per conto´.
“La distribuzione diretta e la distribuzione per conto - ha spiegato - hanno un valore complessivo in termini economici di oltre 8 miliardi, che corrispondono ad acquisti fatti dal Servizio sanitario nazionale, e presentano una diffusione eterogenea sul territorio. Ci sono regioni che hanno una distribuzione diretta spinta, tra cui è evidenziata l'Emilia Romagna, in cui arriva a un'incidenza del 90% sul totale». Per renderle comparabili, ha proseguito, bisogna concentrarsi sulla distribuzione diretta di fascia A (ovvero farmaci non somministrati direttamente in ospedale, che sono invece detti di fascia H) e che riguarda i farmaci per malattie croniche: «su 6,6 miliardi, il valore della spesa per i pazienti cronici vale 4 miliardi». La distribuzione per conto, invece, vale circa 2,1 miliardi e comprende, ad esempio, «nuovi anticoagulanti orali, antidiabetici, immunosoppressori e alcuni antitumorali”.
Al momento, ha concluso l'esperto Aifa, “non ci sono evidenze di una differente compliance, o aderenza del paziente alla terapia, rispetto alle due modalità di distribuzione, ma vogliamo condurre approfondimenti specifici per capire se la modalità di erogazione possa influenzare, in un modo o in un altro, l'aderenza al trattamento prescritto”.
Ampliare la distribuzione diretta dei farmaci, coinvolgendo nella dispensazione anche le Case di comunità. E inviare i medicinali al domicilio del paziente, “per il tramite delle farmacie territoriali o con meccanismi diversi, valorizzando in ogni caso il ruolo dei medici di medicina generale per la prescrizione e dei farmacisti per la dispensazione”. Sono queste le proposte di
Filippo Anelli, Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ascoltato questo pomeriggio in audizione presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di distribuzione “diretta” e “per conto” dei farmaci.
Tortuoso, sempre a parere del Presidente Fnomceo, il percorso che oggi il cittadino è costretto a fare per ottenere i farmaci del cosiddetto “Prontuario Ospedale Territorio”, che ricomprende i principi attivi interessati dalla distribuzione diretta o per conto: il paziente è infatti costretto a uno “slalom” tra specialista, medico di medicina generale e, infine, farmacia ospedaliera, distrettuale o territoriale.
“È evidente, a nostro avviso, che questo percorso debba essere ottimizzato al fine di garantire al contempo: il massimo della facilità d’accesso, della sorveglianza clinica al paziente e l'ottimizzazione economica, in primis per il cittadino e ove possibile per il Servizio sanitario nazionale, nell’ottica della sua sostenibilità – spiega -. Il punto non è tanto il risparmio, lo sconto, ma è dare un servizio al cittadino: in quest’ottica, l’intero sistema di distribuzione va rivisto”.
“Dunque, le attività delle case di comunità, delle centrali operative territoriali che presentano quali elementi fondanti e alla base della loro organizzazione l'informatizzazione e la progettualità, potrebbero essere considerate in funzione di ottimizzare i suddetti percorsi – propone - al fine di consentire al paziente di ottenere il farmaco senza troppi spostamenti e in tempi più brevi, garantendo al tempo stesso una più accurata sorveglianza clinica del paziente. Mentre, infatti, lo specialista visita il paziente con cadenze spesso più o meno lunghe, il medico di famiglia diventa più direttamente il «sorvegliante» dello stato clinico del paziente potendo di conseguenza gestire al meglio la promozione dell'aderenza terapeutica, dell'idoneità, dell'appropriatezza prescrittiva e della continuità terapeutica. Sarebbe questa una visione innovativa che andrebbe nel senso della “medicina di iniziativa” prevista per le “Case di comunità” e che si potrebbe pensare di estendere alla dispensazione del primo ciclo di terapia, come già oggi avviene in alcune Regioni all’atto della dimissione dagli ospedali”.
“La distribuzione dei farmaci potrebbe quindi avvenire nell’ambito delle case di comunità – o, nelle more, nelle unità di cure primarie - con modalità “diretta”, e attraverso le farmacie territoriali, con modalità “per conto” - conclude Anelli -. Si potrebbe anche introdurre una terza modalità, che ottimizzerebbe ancor più questo percorso: la distribuzione del farmaco al domicilio del paziente, per il tramite delle farmacie territoriali o con meccanismi diversi, valorizzando in ogni caso il ruolo dei medici di medicina generale per la prescrizione e dei farmacisti per la dispensazione. Ricevere il farmaco a casa sarebbe un servizio ai cittadini che faciliterebbe l’accesso alle cure in maniera più equa anche per i pazienti con difficoltà di movimento, migliorando l’aderenza terapeutica”.
“Il nostro obiettivo è non solamente entrare nel merito di valutazioni economiche, senza dubbio rilevanti per la sostenibilità del ssn, e ben rappresentate nel documento, quanto rilevare la necessità di migliorare il percorso terapeutico dei cittadini/pazienti, l’accessibilità, la qualità della vita”, ha evidenziato
Valeria Fava di Cittadinanzattiva.
“Innanzitutto – ha dichiarato - rileviamo una grossa difformità rispetto all’utilizzo della distribuzione nelle varie regioni, frutto di accordi regionali e spesso locali che generano disuguaglianze d’accesso. Ricordiamo che l’Italia è un paese ricco di aree interne i cui cittadini subiscono importanti difficoltà di accesso ai servizi sanitari e difficoltà di spostamento a volte legate banalmente alle condizioni climatiche o delle strade. La pandemia ci ha insegnato che è stato possibile sperimentare modalità di dispensazione dei farmaci più utili al cittadino, più prossime; consentendo in modo più massivo la distribuzione presso le farmacie territoriali e anche al domicilio attraverso servizi di delivery. È stato quindi possibile in tempi assolutamente tempestivi riorganizzare i servizi”.
Già a marzo 2020 Cittadinanzattiva ricorda che “insieme a Federfarma ha chiesto che le Regioni attivassero, nei territori in cui ancora non era presente, la distribuzione per conto, sia per i farmaci che per i dispositivi medici, favorendo la prossimità e aiutando i cittadini ad evitare inutili e rischiosi spostamenti. Ora l’emergenza sembra dare tregua ma non dobbiamo permettere che quanto di positivo è stato realizzato per i cittadini/pazienti si perda, anzi abbiamo il compito di valorizzare le esperienze efficaci e renderle sistemiche, renderle una prassi consolidata e omogenea”.
“Abbiamo da tenere poi in considerazione un cambio di paradigma delle cure, secondo quanto indicato dal PNRR e dalla riforma dell’assistenza territoriale, che tendono alla prossimità e che si spostando verso il cittadino. Pertanto è necessario dare coerenza alle intenzioni anche attraverso un ripensamento della modalità di dispensazione del farmaco, prediligendo una distribuzione presso le farmacie territoriali o presso le case della comunità, soprattutto, ma non solo, per quei pazienti più fragili (anziani, oncologici, immunodepressi, con difficoltà logistiche) o per chi non necessita di un controllo clinico ricorrente. I farmacisti rappresentano un punto di riferimento fondamentale per i cittadini per il loro ruolo di counceling a vantaggio e supporto dell’aderenza terapeutica; la prossimità in questo contesto è un valore aggiunto sia per i cittadini dei piccoli comuni (distanza dai servizi) sia delle grandi città (difficoltà spostamenti)”, ha concluso.
01 marzo 2022
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