Intramoenia. Con la pandemia i ricavi crollano del 29% e sono sempre meno medici ad esercitarla. La nuova Relazione al Parlamento
I ricavi dovuti all’effetto Covid sono scesi 816,934 mln di euro, ossia oltre 335,135 milioni di euro in meno rispetto all’anno 2019. Dal 2013 sono il 18% in meno i medici che la esercitano. Le visite cardiologiche e ginecologiche le più gettonate mentre l’elettrocardiogramma è la prestazione più diffusa. Permangono molte differenze tra Nord e Sud sulla spesa pro capite mentre ormai quasi tutti gli studi sono collegati in rete e le prenotazioni avvengono attraverso l’agenda Cup. LA RELAZIONE AL PARLAMENTO
04 FEB - Meno ricavi, meno prestazioni e sempre meno medici che la esercitano. È questa la fotografia che emerge dalla Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione dell’esercizio dell’attività libero-professionale intramuraria relativa all’anno 2020 appena pubblicata dal Ministero della Salute.
I ricavi dovuti all’effetto Covid sono scesi 816,934 mln di euro, ossia oltre 335.135 milioni di euro in meno rispetto all’anno 2019 (la diminuzione è pari in termini percentuali -29.1% in solo un anno). Ma questo è soprattutto il frutto del calo delle prestazioni. Sempre variegata sul territorio nazionale con forti discrepanze tra Nord e Sud del Paese i valori di spesa pro-capite. Prosegue invece la discesa dei medici che la esercitano: si è passati da 55.500 unità relative all’anno 2013 a 45.434 unità nel 2020, con un decremento di 10.066 unità di personale ossia, in termini percentuali, circa 18 punti percentuali di diminuzione dal 2013 al 2020.
Sembra ormai superata la criticità della messa in rete degli studi: il 91% delle prestazioni viene erogato esclusivamente all’interno degli spazi aziendali, l’8% esternamente all’azienda ma secondo le tipologie previste (studi privati collegati in rete o presso altre strutture pubbliche previa convenzione). Solo un residuale 1% di attività viene svolta ancora presso studi non ancora collegati in rete. Tale criticità è circoscritta in sei Regioni (Calabria 2%, Campania 17%, Lazio 5%, Molise 12%, Piemonte 2% e Sicilia 1%).
La visita cardiologica e l’elettrocardiogramma si confermano le prestazioni più erogate.
La sintesi
Prenotazioni con agenda Cup nel 90% dei casi. Anche i risultati dei monitoraggi del 2020 confermano la disomogeneità presente tra i diversi livelli di governo dell’attività libero professionale nei singoli contesti locali. Per quanto riguarda le tipologie di agende, a livello nazionale, l’agenda gestita dal sistema CUP (con percentuali superiori al 90% in tutti i monitoraggi) risulta essere quella maggiormente utilizzata dalle Regioni per la prenotazione delle prestazioni. Con le rilevazioni del 2019 e del 2020, difatti, si è riscontrato che 11 Regioni/PA (Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Marche, PA di Bolzano, PA di Trento, Puglia, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto) utilizzano quasi esclusivamente l’agenda gestita dal sistema CUP. Per le rimanenti Regioni è possibile notare come 7 (Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Sardegna e Sicilia) registrano prenotazioni attraverso il CUP per più dell’80% del totale.
Quasi tutti gli studi sono collegati in rete. Molte Regioni hanno mostrato segni di un progressivo adeguamento agli adempimenti normativi, in quanto l’utilizzo di studi privati non ancora collegati in rete, pare totalmente superata. Considerando i tre monitoraggi insieme, il 91% delle prestazioni viene erogato esclusivamente all’interno degli spazi aziendali, l’8% esternamente all’azienda ma secondo le tipologie previste (studi privati collegati in rete o presso altre strutture pubbliche previa convenzione). Solo un residuale 1% di attività viene svolta ancora presso studi non ancora collegati in rete. Tale criticità è circoscritta in sei Regioni (Calabria 2%, Campania 17%, Lazio 5%, Molise 12%, Piemonte 2% e Sicilia 1%).
Visite cardiologiche e ginecologiche le più gettonate. La visita specialistica più erogata in ALPI, come per il 2019, risulta essere la visita cardiologica (402.829) seguita dalla visita ginecologica (501.267), da quella ortopedica (458.245), dalla visita oculistica (364.522) e dall’elettrocardiogramma (252.267).
Elettrocardiogramma la prestazione più erogata. Nel 2020 l’elettrocardiogramma (3.228.565) è la prestazione più erogata in attività istituzionale, seguita, dalla visita oculistica (2.917.910), dalla visita cardiologica (2.657.571) e dalla visita ortopedica (2.640.968). Nel complesso, si osserva una forte riduzione dei volumi sia in istituzionale che in Alpi dal 2019 al 2020, dovuto all’emergenza Covid; nello specifico nel 2019 le prestazioni erogate in Alpi erano 4.765.345 e quelle in istituzionale erano 58.992.277, mentre nel 2020 quelle erogate in Alpi 3.204.061 mentre quelle erogate in istituzionale 43.398.623.
Tempi di attesa. Le visite più prenotate in intramoenia sono: la visita cardiologica (12.477 prenotazioni a gennaio, 9.695 a luglio e 9.888 ad ottobre), la visita ginecologica (11.030 prenotazioni a gennaio, 8.775 a luglio e 8.897 ad ottobre) e la visita ortopedica (10.461 prenotazioni a gennaio, 7.810 a luglio e 7.090 ad ottobre).
Per quanto riguarda le prestazioni strumentali, quelle maggiormente richieste sono l’ecografia all’addome inferiore, superiore e completo (2706 prenotazioni a gennaio, 1804 a luglio e 1965 ad ottobre), l’ecografia monolaterale e bilaterale della mammella (2150 prenotazioni a gennaio, 1617 a luglio e 1872 ad ottobre) e la mammografia monolaterale e bilaterale (1936 prenotazioni a gennaio, 1569 a luglio e 1848 ad ottobre).
Confrontando i dati a livello nazionale nei 3 monitoraggi: circa il 57% delle prenotazioni ha un tempo di attesa inferiore ai 10 giorni; circa il 28% delle prenotazioni viene fissato tra gli 11 e i 30/60 giorni (a seconda che si tratti di una visita specialistica o di una prestazione strumentale); solo per il 14% delle prenotazioni si deve attendere oltre i 30/60 giorni.
Scendendo nello specifico delle singole prestazioni analizzando i tre monitoraggi insieme, si nota che più del 75% delle visite otorinolaringoiatriche, delle TAC, delle RM, delle polipectomie dell’intestino crasso in corso di endoscopia sede unica, dell’elettrocardiogramma dinamico (holter), degli esami audiometrici tonali e della fotografia del fundus, viene prenotato entro i 10 giorni. La mammografia si conferma essere la prestazione che registra invece la percentuale più bassa di prenotazioni entro i 10 giorni (mammografia monolaterale 33%, mammografia bilaterale 35%), seguito dalla visita endocrinologica (42%) e dalla ecografia della mammella (45%).
Ricavi in picchiata con la pandemia. Nel 2020, invece, si assiste ad una nuova e significativa diminuzione, dovuta probabilmente alla pandemia da COVID.19 (-28%). I ricavi complessivi per prestazioni ALPI nel 2020, infatti, risultano pari a 816.934 migliaia di euro, ossia oltre 335.135 milioni di euro in meno rispetto all’anno 2019 (la diminuzione è pari in termini percentuali -29.1% in solo un anno). Rapportando il valore dei ricavi alla popolazione residente al 1° gennaio di ciascun anno, la lettura dei dati può essere fornita in termini di spesa pro-capite che passa da 18,4 euro/anno per il 2015 a 13,7 euro/anno nel 2020 con un andamento altalenante che rispecchia quello seguito dalla serie storica dei ricavi complessivi.
Persistono molte differenze tra Nord e Sud nella spesa pro capite. Sempre variegata sul territorio nazionale con forti discrepanze tra Nord e Sud del Paese, sia in termini di valore di spesa pro-capite sia in termini di variazione rispetto all’analogo dato riferito all’anno precedente. In particolare nel 2020, i picchi maggiori si registrano nelle Regioni Emilia-Romagna (22,9 €/anno), Toscana (21,6 €/anno), Valle d’Aosta (21,6 €/anno) e Piemonte (20,5 €/anno), mentre la spesa pro-capite per prestazioni in ALPI è minima in Calabria (3,1 €/anno), nella P.A. di Bolzano (3,9 €/anno), in Molise (4,7 €/anno), in Sardegna (5 €/anno) ed in generale significativamente inferiore alla media nazionale nelle Regioni meridionali. In termini di variazione annua, il dettaglio regionale mette in luce come la diminuzione del dato nazionale (da 19,1 €/anno per l’anno 2019 a 13,7 €/anno per l’anno 2020) derivi dalla sommatoria dei decrementi registrati, anche se in misura variabile nelle diverse realtà, in tutte le Regioni e Province autonome. In nessuna Regione o Provincia autonoma il dato risulta in aumento rispetto all’anno precedente.
Sempre meno medici che la esercitano. Il numero di medici che esercitano ALPI è passato da 55.500 unità relative all’anno 2013 a 45.434 unità nel 2020, con un decremento di 10.066 unità di personale ossia, in termini percentuali, circa 18 punti percentuali di diminuzione dal 2013 al 2020.
Tuttavia, il confronto temporale dei dati è maggiormente significativo e metodologicamente più corretto se, anziché considerare i valori assoluti, si analizza la serie storica del rapporto tra medici che esercitano l’attività libero professionale intramuraria ed il totale medici dipendenti delle strutture sanitarie del SSN. Il rapporto così calcolato passa da un valore pari al 46,1% relativo all’anno 2013 a quota 38,9% dell’anno 2020 facendo registrare una flessione importante.
Nell’anno 2020, in media, nel Servizio Sanitario Nazionale, il 42,9% dei Dirigenti medici, a tempo determinato e a tempo indeterminato con rapporto esclusivo, esercita la libera professione intramuraria (pari al 38,9% del totale Dirigenti medici). L’analisi dei dati pervenuti conferma anche quest’anno un’estrema variabilità del fenomeno tra le Regioni, sia in termini generali di esercizio dell’attività libero professionale intramoenia, sia in termini specifici di tipologia di svolgimento della stessa con punte che superano quota 50% nelle Regioni Valle d’Aosta (61%), Veneto (55%), Liguria (54%) e nella Provincia Autonoma di Trento (51%). Viceversa, il rapporto tra medici che esercitano l’ALPI sul totale dei medici in esclusività, tocca valori minimi in Regioni come Sardegna (25%), Sicilia (33%), Campania e Calabria (35%) e nella Provincia Autonoma di Bolzano (14%). In generale, al di sotto della media nazionale si collocano gran parte delle Regioni meridionali e insulari.
04 febbraio 2022
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Governo e Parlamento