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Farmaci. Affari sociali avvia indagine conoscitiva su distribuzione diretta: “Risparmio Asl si traduce troppo spesso in costi impropri per i cittadini”


La Commissione ha approvato l’avvio di un’indagine conoscitiva sul meccanismo che prevede la distribuzione diretta dei farmaci da parte di Asl e ospedali bypassando le farmacie. “Il presunto risparmio per le aziende sanitarie locali sembrerebbe tradursi “troppo spesso, in un costo improprio posto a carico dei cittadini. Il disagio sociale causato ai cittadini determina, di conseguenza, una serie di azioni poste in essere dalla struttura pubblica che nel tentativo di risolvere e migliorare il servizio finisce col determinare ulteriori costi a carico dello Stato”. IL DOCUMENTO

13 GEN - “A fronte del risparmio derivante dalla minore spesa per l'acquisto, le strutture pubbliche sostengono notevoli costi sommersi (gestione delle gare, del magazzino, farmaci scaduti, furti, sprechi, personale dedicato, costi fissi di varia natura ecc.) che, sostanzialmente, annullano il presunto risparmio. Se si analizza, poi, l'impatto che la norma in esame ha avuto dal punto di vista sociale ed economico sulla vita degli assistiti, è possibile osservare che la distribuzione diretta comporta pesanti disagi per i malati e i loro familiari, costretti ad affrontare lunghe file e gravosi e onerosi spostamenti per ottenere medicinali che potrebbero più facilmente ritirare in una farmacia poco distante dalla propria abitazione anziché recarsi nell'unica e lontana struttura sanitaria pubblica, peraltro sottoposta ad orari di servizio limitati e penalizzanti per i cittadini”. È quanto si legge nel documento approvato dalla Commissione Affari sociali con cui viene dato il via ad un’indagine conoscitiva sul meccanismo della distribuzione diretta dei farmaci da parte di Asl e ospedali.
 
“L'istituzione del meccanismo della distribuzione diretta del farmaco – si legge - per il tramite di ospedali e aziende sanitarie locali, da un lato, sembrerebbe legittimato dalle migliori condizioni di acquisto dei medicinali di cui godono, per legge, le strutture sanitarie pubbliche nei confronti delle aziende farmaceutiche. L'elemento di presunto vantaggio di questo meccanismo è il minor costo a carico del bilancio dello Stato per l'approvvigionamento e per la distribuzione del farmaco agli assistiti”.
 
Ma rileva il documento “appaiono sicuramente evidenti, tuttavia, una serie di elementi che costituiscono svantaggi economici sia per gli assistiti sia per il bilancio dello Stato, e svantaggi per i cittadini sotto il profilo sia sanitario che sociale”.
 
Il presunto risparmio per le aziende sanitarie locali sembrerebbe tradursi “troppo spesso, in un costo improprio posto a carico dei cittadini. Il disagio sociale causato ai cittadini determina, di conseguenza, una serie di azioni poste in essere dalla struttura pubblica che nel tentativo di risolvere e migliorare il servizio finisce col determinare ulteriori costi a carico dello Stato. In particolare, infatti, al fine di agevolare gli assistiti e limitarne gli spostamenti e quindi il disagio sociale ed economico, le strutture pubbliche distribuiscono considerevoli quantitativi di medicinali, sufficienti a coprire diversi mesi di terapia. Questo sistema, però, molto spesso determina problemi sia sotto il profilo della sostenibilità economica della distribuzione diretta sia sotto il profilo sanitario. Appare, infatti, evidente lo spreco di medicinali, e il conseguente spreco di denaro pubblico, nel momento in cui il paziente è costretto a interrompere la cura per motivi diversi quali decesso, assenza di risultati terapeutici, cambio di terapia o effetti collaterali insostenibili. In tali casi, le confezioni consegnate e detenute dal paziente stesso al proprio domicilio non possono essere riconsegnate né alla struttura che le ha distribuite né in farmacia ma solo essere smaltite come rifiuti”.
 
Inoltre c’è anche la questione dell’aderenza terapeutica. “Il medico della struttura pubblica – si specifica -, infatti, dopo aver somministrato il farmaco, può visitare il paziente anche dopo sei mesi e non ha quindi la possibilità di verificare nel corso del tempo gli effetti della cura, il rispetto delle indicazioni terapeutiche ed eventuali difficoltà nell'utilizzo dei farmaci o effetti collaterali indesiderati. Al riguardo, andrebbe evidenziato, inoltre, che i malati cronici rispettano le indicazioni del medico per quanto riguarda la terapia farmacologica – la cosiddetta aderenza alla terapia – mediamente tra il 40 e il 50%. Ciò significa che il paziente utilizza la metà, o meno della metà, dei farmaci che dovrebbe assumere per curare la malattia. Questo fenomeno, evidentemente causato dalla mancanza di costante monitoraggio del paziente, provoca un impatto negativo in termini di salute nonché economici. La mancata aderenza alle prescrizioni del medico, infatti, determina l'aggravamento della patologia, la necessità di ricoveri e cure più invasive e costose rispetto all'assunzione di farmaci”.
 
“Il sistema – si evidenzia nel documento - , dunque, sembrerebbe non essere in grado di garantire l'adeguato monitoraggio della situazione sanitaria complessiva dell'assistito, non potendo verificare in maniera ricorrente né la corretta aderenza alla terapia farmacologica né l'assunzione corretta dei farmaci prescritti. Questa situazione impatta negativamente in termini economici sia sulla sostenibilità del sistema della distribuzione diretta sia sui costi dei conseguenti ricoveri. Sembrerebbe che un quadro così delineato non consenta di considerare il meccanismo della distribuzione diretta del farmaco come rispondente ai principi di efficienza, efficacia ed economicità dell'azione della pubblica amministrazione”. Il termine per la conclusione dell’indagine è fissato per il 30 giugno 2022
 
Saranno auditi:
1. Ministro della salute
2. Istituto superiore di sanità (ISS)
3. Consiglio superiore di sanità (CSS)
4. Agenzia italiana del farmaco (AIFA)
5. Conferenza delle regioni e delle province autonome
6. Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas)
7. Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO)
8. Federazione italiana Medici di medicina generale (FIMMG)
9. Federazione nazionale unitaria titolari di farmacia (FEDERFARMA)
10. Federazione Ordini farmacisti italiani (FOFI)
11. Assofarm
12. Federfarma
13. Farmindustria
14. Pharmaceutical Group of the European Union (PGEU)
15. Egualia – Industrie farmaci accessibili
16. Unione europea delle farmacie sociali (UEFS)
17. Sindacato unitario dei farmacisti rurali (SUNIFAR)
18. Associazione distributori farmaceutici (ADF)
19. Rappresentanti di aziende sanitarie locali
20. Cittadinanzattiva
21. Associazioni per la tutela dei consumatori
22. Fondazione Cerm

13 gennaio 2022
© Riproduzione riservata
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