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Gizzi (Assofarm): “Liberalizzare non è riformare, così si accelera la deriva commerciale della farmacia”


06 FEB - “L’Italia non ha bisogno di più farmacie, per di più posizionate in ordine sparso sul territorio, ma ha bisogno di farmacie che assolvano appieno al loro ruolo di presidio sanitario, garantendo un migliore supporto alle terapie farmacologiche e lavorando con sistemi di remunerazione più efficienti per le casse pubbliche”.

È un no deciso quello che arriva dal Presidente di Assofarm, Venanzio Gizzi alle liberalizzazioni del sistema farmaceutico italiano contenute nel futuro provvedimento del Governo. Non solo non assolve agli obiettivi di riforma, ma contiene, secondo la Federazione nazionale delle farmacie pubbliche, anche il rischio di aprire il settore alle multinazionali, cioè ad un approccio inevitabilmente rivolto alla massimizzazione del profitto. Approcci che nel recente passato hanno ricevuto sentenze negative sia dalla Corte Costituzionale che dalla Corte di Giustizia Europea.
 
Secondo Assofarm, deregolare ulteriormente l’apertura di nuovi punti, e ammettere la vendita dei farmaci di Fascia C con obbligo di prescrizione fuori dal canale tradizionale, significa accelerare la deriva commerciale della farmacia: “Ci attenderebbe – ha detto Gizzi – un futuro di farmacie unicamente concentrate nei centri cittadini, in concorrenza feroce sui prezzi e con la necessità di vendere quanto più possibile. Che ne sarà dei cittadini che abitano in aree geograficamente periferiche? E poi, è possibile ridurre la somministrazione di farmaci a puro prodotto da vendere per fare margine?”.
 
La farmacia italiana, continua Assofarm, necessità sicuramente di riforme, ma di riforme che ne rilancino il ruolo sia di assistenza sanitaria di prossimità alla cittadinanza, sia di contributo alla razionalizzazione della spesa sanitaria pubblica.
 
“Per questo da anni – conclude Gizzi – portiamo avanti la nostra proposta della Farmacia dei Servizi: se in farmacia si potessero dispensare effettivamente alcuni servizi sanitari di base, e se la remunerazione del farmacista non fosse legata al prezzo del farmaco ma alla consulenza di aderenza alla terapia farmaceutica, avremmo una vera riforma. Sanità più vicina al cittadino, risparmi per lo Stato”.

06 febbraio 2015
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