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Ricci Sindoni (Scienza&Vita): “Perché non inserire nei Lea anche l’adozione?” 


30 LUG - “Nell’apprendere che la fecondazione eterologa sarà inserita nei Lea, non possiamo fare a meno di chiederci perché lo Stato non si attivi allo stesso modo per le adozioni, che rappresentano una risposta all’infertilità che esiste già e che coinvolge migliaia di coppie che ora sono vittime di un’ingiustificata disparità e di un’inaccettabile disuguaglianza. Forse che sono considerate meno adatte all’accoglienza della vita di chi sceglie l’opzione artificiale?”. Questo il commento di Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’Associazione Scienza & Vita. 


 
“Non si sottolineeranno mai abbastanza i problemi etici e antropologici connaturati alla fecondazione eterologa e guardiamo con attenzione allo sviluppo e alla stesura delle normative in materia, dal momento che è in gioco la vita delle coppie e dei nascituri. Al netto delle considerazioni etiche, che pure sono imprescindibili, vanno raddoppiate la cautela, l’attenzione, la precauzione e il discernimento anche sul piano medico”. 


 
“In primo luogo non possono essere trattate con superficialità le questioni riguardanti la ‘donazione’ di gameti che, in particolare per quanto riguarda gli ovociti, è una procedura tutt’altro che leggera per chi vi si sottopone. Quello che prima era un rischio – portato dall’intensa stimolazione ormonale e il prelievo sotto sedazione profonda – solo per la donna che affrontava le procedure di procreazione medicalmente assistita, ora viene traslato anche sulla donna che si sottopone all’ovodonazione. Se, come è giusto, non deve esserci alcuna forma di lucro o di retribuzione, chi vorrà subire procedure invasive e difficoltose per puro spirito di altruismo? Il rischio che si crei un fiorente mercato sotterraneo è altissimo”. 

“
 
Resta poi il nodo ineludibile dell’anonimato dei donatori. In un’epoca in cui vediamo moltiplicarsi i test preventivi del Dna e dove sempre più le indagini genetiche si dimostrano importanti per la salute e coinvolte nella valutazione sanitaria dell’individuo, avere la tracciabilità del proprio patrimonio genetico è fondamentale. Pensiamo a quanto questo verrà moltiplicato nel caso della ‘doppia eterologa’, in cui entrambi i gameti sono esterni alla coppia e dove i rischi di manipolazione ed errore sono doppi: chi terrà conto di questo puzzle genetico di cui il figlio si troverà gravato suo malgrado? Chi risponderà all’incertezza psicologica e affettiva di chi non si può riconoscere?”

30 luglio 2014
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