Lucà (Fassid): "Il decreto di stabilizzazione non basta. Troppi esclusi"
19 NOV - "Come purtroppo immaginavamo, il Dpcm che dovrebbe permettere la stabilizzazione dei precari della sanità si rivelerà un placebo anziché la tanto attesa panacea" spiegaFrancesco Lucà, coordinatore Fassid e segretario del Sindacato nazionale radiologi, al termine della riunione di oggi tra il sottosegretario Fadda e i sindacati della dirigenza medica, sanitaria e amministrativa. "L'incontro non ci ha infatti fornito le risposte che aspettavamo, temiamo quindi che, semmai ci sarà una stabilizzazione, saranno tanti, troppi, i colleghi che ne rimarranno fuori. Basti pensare alle Regioni che per via dei conti in rosso sono sottoposte al blocco del turnover: situazione inconciliabile con un progetto di assunzioni. A questo si aggiunga che molti medici precari non dispongono di un contratto a tempo determinato, condizione necessaria per accedere alla stabilizzazione". "Che fine faranno quindi i colleghi che lavorano come liberi professionisti, come Co.co.pro e Co.co.co, sigle che di fatto nascondono una platea di camici bianchi sottopagata, senza tutele e con orari 'flessibili'? Come temevamo, il Dpcm lascia fuori questi profili che, nel caso specifico della medicina dei servizi dove c'è stato un abuso dei contratti atipici, sono numerosissimi. Davvero si può pensare di abbandonare alla loro sorte colleghi che pure hanno il merito di aver consentito a tanti reparti di andare avanti nonostante tutto?". "Il sottosegretario Fadda ha aperto uno spiraglio, dichiarandosi disponibile a emanare un altro provvedimento per garantire almeno la prosecuzione dei contratti temporanei per tutti quei medici precari che non rientreranno nella stabilizzazione. È certamente meglio che lasciarli a casa, ma è chiaro che si tratta di una soluzione di breve respiro e dalla tempistica peraltro incerta". "Il rischio che si profila all'orizzonte, e contro il quale ci batteremo - conclude Lucà - è quello di ovviare al problema ricorrendo sempre più all'esternalizzazione dei servizi, delegando ai privati compiti e ruoli specifici del Ssn. Un concetto inconciliabile con una sanità pubblica e di qualità e con una visione dignitosa della professione medica".