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Smi: “Una legge che cancella il diritto universale alla salute”


19 GIU -

“L’autonomia differenziata approvata oggi alla Camera dei Deputati diventerà legge e così  si correrà il rischio che non sarà  più certa l'esigibilità dei diritti e l'accesso alle prestazioni sanitarie, alla tutela della salute, in modo uniforme in tutto il Paese, a scapito  di quanto prevede l’articolo 32 della nostra  Costituzione” così Pina Onotri, Segretario Generale dello SMI.

“Con questo provvedimento, il sistema sanitario sarà finanziato regionalmente: le entrate verranno raccolte e utilizzate solo all’interno della stessa regione, non più distribuite su tutto il paese. Ciò comporterà che le risorse necessarie per l’assistenza dipenderanno dalla capacità fiscale specifica di ogni territorio, non più dalle effettive esigenze sanitarie e di salute della popolazione. Quello che verrà a mancare è un vero e proprio meccanismo di solidarietà, uno strumento per mitigare, ridurre e prevenire le disuguaglianze sulla salute delle persone”.

“Senza  criteri  veramente solidali e centralizzati, tenuto conto di tutte le debolezze che le regioni hanno mostrato nella lotta al Covid , le risorse pubbliche per i LEA (ovvero le entrate regionali e le integrazioni dello stato) non saranno in grado  di soddisfare i bisogni di salute differenziali della popolazione. Occorreva, inoltre, definire meglio  alcuni Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) in modo da garantire stessi servizi e diritti in tutto il Paese”.

“Per quanto riguarda la contrattazione integrativa regionale per l’area della medicina convenzionata del SSN, si metterà in atto una concorrenza fra Regioni che provocherà un ulteriore trasferimento di personale nelle Regioni più ricche, determinando un aumento della mobilità interregionale, in particolare dal Sud al Nord con un incremento delle diseguaglianze; stessa situazione  potrà realizzarsi per le professioni mediche e sanitarie dipendenti del SSN.  L’autonomia differenziata  reintrodurrebbe, di fatto,  le gabbie salariali e metterebbe seriamente a rischio la contrattazione collettiva a livello centrale”.

“Facciamo appello, per  queste ragioni, a tutti i colleghi, ai cittadini, all’associazione dei malati, ai sindacati  della categoria medica, affinché si realizzano iniziative nel Paese  che fermino l’autonomia differenziata e rilancino il Servizio Sanitario Nazionale equo, universale e pubblico”.



19 giugno 2024
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