Covid. FVG, Polemiche tra Regione e Aaroi sul tasso di occupazione delle TI. Per gli anestesisti rianimatori “sono oltre il 50%”
Aaroi Emac ha scritto all'assessore alla sanità regionale e vicepresidnete della Giunta Riccardi denunciando che il tasso di occupazione sia più alto (il sindacato ha parlato di dati oltre il 50%) rispetto a quelli comunicati dalla Regione, che nei giorni scorsi risultavano essere attorno al 43% e che ieri sono comunque balzati al 46% (dati Agenas).
13 APR - C'è polemica sul tasso di occupazione "reale" dei posti letto di terapia intensiva in Friuli Venezia Giulia. A sollevare la questione il sondacato degli anestesisti riaìnimatori Aaroi Emac che ha scritto all'assessore alla sanità regionale e vicepresidnete della Giunta
Riccardi denunciando che il tasso di occupazione sia più alto (il sindacato ha parlato di dati oltre il 50%) rispetto a quelli comunicati dalla Regione, che nei giorni scorsi risultavano essere attorno al 43% e che ieri sono comunque balzati al 46% (dati Agenas).
Successivamente (il 10 aprile scorso) medici e assessore si cono incontrati, ma secondo Aaroi Emac, come si legge in una nota diffusa al termine dell'incontro, "sul problema dei posti letto di Terapia Intensiva di Gorizia e Palmanova non ancora codificati come tali, da una parte é stato chiaramente riconosciuto e confermato che si tratta di veri e propri posti letto di Terapia Intensiva che contribuiscono ad avere una soglia di occupazione regionale superiore al 50%, dall’altra non é stato spiegato il perché questi pazienti non siano stati segnalati nei report giornalieri regionali".
Da parte sua la Regione fa sapere che “in relazione all'occupazione dei posti in terapia intensiva i responsabili delle Aziende sanitarie hanno confermato la correttezza dei dati trasmessi alla Regione”.
Ma per
Alberto Peratoner, presidente della sezione FVG di Aaroi Emac, con questi numeri
di Gorizia e Palmanova “i malati Covid nelle intensive superano abbondantemente il 50% dei posti letto totali e siamo molto sorpresi che, per dimostrare l’efficienza di un sistema sanitario, non si sia per esempio ricorso a strategie già rodate come quella di chiedere alla regione che ‘sta meglio’ di prendere in cura alcuni malati gravi, come abbiamo fatto anche noi nella prima ondata con i pazienti della Lombardia”, commenta il sindacato degli anestesisti rianimatori.
Le criticità del sistema sanitario regionale non si fermano, comunque, a questo. Anche i chirurghi, riferisce l’Aaroi Emac, sono preoccupati per la sospensione delle attività delle sale operatorie, che era sì doverosa per recuperare rapidamente risorse, ma ci si aspettava un’azione correttiva e suppletiva che attivasse immediatamente in nosocomi non Covid, anche privati-convenzionati, quantomeno la chirurgia neoplastica più urgente. Così facendo, tra qualche mese, sostiene l'Aaroi Emac, si rischia un ulteriore carico di lavoro con ulteriori danni collaterali.
Intanto, si accumula lo stress e la stanchezza degli operatori sanitari. “Sono stati molti gli appelli che in questi mesi abbiamo fatto al vicegovernatore Riccardi Riccardo, sulle criticità che i medici anestesisti-rianimatori e urgentisti riscontrano negli ospedali: stanchezza accumulata, ferie bloccate, ospedali intasati, monte ore di straordinari del 2020 ancora non pagate ecc., e quello che anche ha preoccupato è stata l’improvvisazione gestionale ed organizzativa in alcuni ambiti regionali e lo scarso riconoscimento del lavoro e delle energie messe in campo da professionisti della prima linea che insieme agli infermieri hanno retto l’urto, di una prima, una seconda ed una terza ondata pandemica”, denuncia Peratoner.
Altro tasto dolente che l’Aaroi Emac solleva è quello della riforma sanitaria: sempre secondo i medici rianimatori-anestesisti, questa riforma è rimasta solo sulla carta e durante la pandemia molti nodi sono venuti al pettine, tra cui l’inconsistenza di una sanità territoriale collocata - de iure - nel calderone delle aziende uniche, ma di fatto senza un vero controllo, senza le necessarie sinergie ed integrazioni con la parte ospedaliera, senza i chiari percorsi e le adeguate strutture con il risultato finale di un sistema sanitario che permane erroneamente e costantemente ospedale-centrico.
“Siamo molto seccati – ribadisce il Presidente Peratoner – e mi rivolgo direttamente al Presidente Fedriga, che le recenti passerelle di sindaci, assessori e politici in pieno stile da campagna elettorale, abbiano inaugurato centri vaccinali per dimostrare chi è più bravo ed efficiente, non rendendosi conto che anche in quest’ambito la campagna vaccinale è partita solamente grazie al sacrificio ed alla gratuita disponibilità del personale dipendente e pensionato del SSR, lo stesso che già si fa e si è fatto carico delle criticità dell’ospedale e del territorio”.
“Siamo, infine, molto delusi dal fatto che ormai da molti mesi i vertici della sanità regionale non ci danno nemmeno più uno stralcio di attenzione e non ci convocano, non solo per trattare la materia strettamente contrattuale, laddove in altre regioni gli aspetti di contrattazione decentrata del “nuovo” contratto sono stati ampiamente analizzati e definiti, mentre in FVG non sono nemmeno iniziati, ma neppure per ascoltare chi, come noi, da oltre un anno, stanchi, logori e anche disillusi dalla politica, lavorano in prima linea”, evidenzia ancora il presidente Peratoner.
Da parte sua la Regione fa sapere che “da parte delle Aziende è stato comunicato che i pagamenti degli straordinari per il 2020 sono in corso di erogazione, mentre sul fronte infermieristico va tenuto conto che di fronte all'emergenza si è palesata una mancanza di infermieri sul mercato del lavoro. Da qui la conversione del personale infermieristico proveniente da altri reparti all'attività di terapia intensiva. Inoltre, sempre sulle terapie intensive, la dirigenza aziendale ha ribadito che ad ogni nuovo posto letto attivato è sempre corrisposta una disponibilità di personale adeguato”.
Endrius Salvalaggio
13 aprile 2021
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