Infermiere di Famiglia. In Fvg una professionalità attiva già dal 1996
Una figura che opera in particolare nella Provincia di Trieste. Paoletti (Opi Trieste): “Siamo nati circa vent’anni fa perché avevamo già una popolazione più vecchia rispetto il resto d’Italia. Grazie a questa figura assistenziale presente nel domicilio del malato/anziano cronico, siamo riusciti a curarli meglio e di più”
18 NOV - Stanno proseguendo i tavoli di confronto fra le regioni ed il mondo delle professioni infermieristiche che hanno come obiettivo quello di portare ad una definizione della funzione e del ruolo dell’infermiere di famiglia, alla luce del futuro Patto per la Salute.
Nella regione
FVG, ed in particolare nella Provincia di Trieste, questa precipua figura esiste dal 1996 e con infermieri propri.
“La figura dell’infermiere di famiglia è prima di tutto una persona che conosce bene l’ambito territoriale in cui lavora – spiega il Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Trieste,
Flavio Paoletti – è una figura specializzata sulla gestione della cronicità e delle fragilità che con il proprio lavoro sostiene anche il sistema sanitario. È un infermiere di ‘iniziativa’, per cui non interviene quando arriva il malato negli ambulatori o negli ospedali ma prende e va in quella comunità a vedere quei singoli cittadini cronici o fragili”.
L’infermiere di iniziativa è una figura professionale che si relaziona con tutti i medici, in particolare modo con quello di famiglia, gestendo malattie come il diabete, le cardiopatie, la broncopneumopatia cronico-ostruttiva e l’ipertensione, che sono quattro tra le principali patologie destinate che una volta iniziate non vanno più via. L’infermiere di famiglia è anche una figura che si relaziona molto spesso con il medico ospedaliero in caso di riacutizzazione del paziente. “Certamente, l’infermiere di prossimità – continua Flavio Paoletti – ha anche la funzione di assistenza protetta del paziente quando dismesso dall’ospedale, attraverso una programmazione con lo stesso nosocomio. Questa prestazione, in FVG, è un’attività che spesso facciamo favorendo cosi, come dicevo prima, il servizio sanitario, perché riduciamo la degenza del malato, evitiamo accessi inappropriati nei Pronti Soccorso e/o ricoveri che si possono, appunto, gestire fra le mura di casa”.
Tale figura è definita anche “l’infermiere sentinella” perché valuta nel contesto in cui sta lavorando se c’è qualcosa di particolare rispetto a quella condizione provinciale o regionale, ecco perché si parla di figura socio-sanitaria. A Trieste, con la figura dell’infermiere di famiglia, si raggiunge una copertura dell’11.2% sugli over sessantacinquenni. In poche parole, se la media nazionale di ultra sessantacinquenni è del 23%, negli ultimi dieci anni la popolazione di Trieste è diventata quella più vecchia d’Europa con una percentuale del 29%, di ultra sessantacinquenni e con un incremento di circa il 65% di malattie croniche degenerative; su questa cornice di indice d’invecchiamento, sono seguiti undici pazienti ogni cento persone e quindi risulta essere una copertura altissima, considerando che ci sono province che hanno un indice di copertura del 3%.
“Noi siamo nati nel 1996, con questo tipo di figura dell’infermiere – prosegue Paoletti – perché circa vent’anni fa avevamo già una popolazione più vecchia rispetto il resto d’Italia. Anzi, Trieste ha la popolazione ultra centenaria più alta rispetto l’Europa e grazie a questa figura assistenziale presente nel domicilio del malato/anziano cronico, siamo riusciti a curarli meglio e di più”.
Quanto al numero di questi infermieri, non si segue lo stesso standard dell’infermiere di corsia. L’infermiere di famiglia viene calcolato non sulle persone, ma in base alla stratificazione dello stato di salute di quel territorio. Ciò vuol dire che se l’indicatore dell’infermiere degli ospedali è del 6%, per l’infermiere di famiglia la percentuale varia dalla stratificazione fra età, reddito e stato di salute.
Endrius Salvalaggio
18 novembre 2019
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