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Sanità privata. In vista del prossimo accordo con la Regione, Cgil e Snami FVG chiedono nuove regole   

Piga (Cgil): “Abbiamo bisogno di ridefinire dei criteri stringenti sulla qualità di strutture e prestazioni, otre a rendere obbligatoria l’adesione al Fse”. Vignando (Snami): “Le strutture convenzionate siano messe in grado di prescrivere tutte le prestazioni e a prenotare le prestazioni rispettando la tempistica indicata dagli specialisti”.

15 NOV - In vista della ridefinizione dell’accordo tra le strutture di diritto privato accreditate con il Sistema Sanitario regionale, la Cgil del Friuli Venezia Giulia chiede agli organi regionali, che “questa sia un’occasione per definire criteri più stringenti sulla qualità di strutture e prestazioni per rendere obbligatoria il Fascicolo sanitario elettronico (Fse), con più chiarezza nei ruoli”. Temi, che il segretario regionale della Cgil Michele Piga, e il presidente regionale Snami, Stefano Vignando sollevano da anni.

Per la Cgil “il Fascicolo sanitario elettronico (Fse), deve essere aggiornato in maniera continuativa e tempestiva. Solo così - sottolinea Piga - potranno essere garantiti quei criteri di continuità assistenziale e di accessibilità indispensabili per l’efficacia dei percorsi di cura, a tutela in primis di chi è affetto da patologie croniche”.

“Altrettanto importante è la definizione di standard obbligatori inerenti la qualità delle apparecchiature radiologiche, come già avviene in Veneto – continua il segretario regionale Cgil - e l’introduzione di clausole di salvaguardia che consentano la possibilità di interrompere i contratti, quando un privato si rifiuti di svolgere attività per cui è accreditato o ne svolge in quantità ridotta. Ultimo, ma non meno importante, la Cgil ritiene opportuna anche una ridefinizione dei budget, che vanno ricalcolati sulla base di effettivamente speso in questi anni”.

Sul Fse anche il Presidente Snami Fvg, oltre all’importanza dell’integrazione e del continuo, aggiornamento per la sua categoria, “come sindacato da moltissimi anni chiediamo che gli specialisti delle strutture convenzionate siano messi in grado di prescrivere tutte le prestazioni indicate nei referti e nelle lettere di dimissione, ed essere in grado di prenotare le prestazioni rispettando la tempistica indicata dai medici specialisti. Tali persistenti criticità potrebbero avere anche risvolti medico legali oltre che deontologici”.

“Abbiamo anche chiesto da tempo che gli specialisti del privato convenzionato siano messi in grado di redigere i piani terapeutici aggiornandoli sul Fse. Se tutto ciò fosse fatto migliorerebbe la qualità percepita dell’assistenza perché si eviterebbero i vessatori andirivieni dei cittadini tra strutture erogatrici e gli studi dei mmg, Cup, ecc.”. Conclude Vignando.

Il privato convenzionato, per la Cgil, può svolgere una funzione di supporto al servizio sanitario se si inserisce in sistema che sancisca e definisca in modo chiaro il ruolo di governo e garanzia del sistema pubblico, così come i compiti affidati alle aziende sanitarie nella programmazione e nella rilevazione dei bisogni. Perché questo accada, però, sono necessari anche criteri di convenzionamento più stringenti, “fondamentali per garantire la regia pubblica del sistema, a partire da un controllo effettivo sull’appropriatezza e sulla qualità delle prestazioni erogate, la continuità dei percorsi di cura, il controllo sui costi e sull’efficacia della spesa, ove su tutto questo non fosse garantito una crescita del ricorso al privato finirebbe soltanto per aggravare le criticità, come già sta avvenendo”. Conclude Piga.

Endrius Salvalaggio

15 novembre 2024
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