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FVG. Povertà e lunghe liste di attesa, un cittadino su 10 rinuncia alle cure 

I sindacati dei pensionati Spi, Fnp e Uilp a portare a galla i dati sui bisogni socio sanitario e reddituali in Friuli Venezia Giulia che, sommati alla mancanza di risposte da parte del SSr, fanno sì che un 10% dei cittadini rinuncino alle cure. Spi Cgil Fvg: “Abbiamo cittadini non autosufficienti che vivono con le indennità di accompagnamento, invalidi che non possono lavorare, altri che accedono ai bonus sociali per basso reddito e giovani in una povertà ereditata. Se non c’è un SSr di supporto, tutte queste persone rinunceranno alle cure”

07 MAG - I tempi di attesa per ricevere le cure nella Regione Friuli Venezia Giulia e i bisogni crescenti di reddito delle persone fanno sì che un friulano su 10 rinunci a curarsi. A dirlo è il sindacato Spi Cgil Fvg, attraverso il Segretario regionale Renato Bressan che si fa da portavoce.

La crescita delle liste di attesa per visite, esami ed interventi, l’emergenza personale che colpisce sia gli ospedali che i servizi socio - sanitari sul territorio, con oltre 1.500 dimissioni di medici e infermieri in tutta la regione, complicata dalla la carenza di medici di base, sono le grandi criticità che affliggono il servizio sanitario in Regione Friuli Venezia Giulia. A portare alcuni dati raccolti nei centri regionali è lo stesso Spi Cgil che documenta come stanno aumentando sempre più i bisogni socio sanitari e di reddito dei cittadini.

“Dai dati raccolti nel 2023 e primo semestre 2024 su quasi 4000 rispondenti – spiega Renato Bressan – raccontano che quasi il 33 per cento vive solo ed i bisogni in area socio – sanitaria risultano essere oltre 700, mentre i bisogni specifici in area pensioni sono stati oltre 2000 con quasi per la metà che denunciano essere a basso reddito. A tutte queste persone se non vengono garantite le cure entro le priorità acquisite dalle prescrizioni del medico un friulano su dieci rinuncerà alle cure”.

“L’assetto organizzativo del sistema socio-sanitario, per i sindacati pensionati – ribadisce Bressan - deve assicurare la presa in carico e la continuità assistenziale, senza dimenticare il suolo della prevenzione. Esigenze, queste, che possono trovare una risposta solo in un assetto di servizio sanitario pubblico, inserendo quindi il ruolo del privato accreditato e convenzionato all’interno di percorsi gestiti dal servizio pubblico, con precisi riferimenti e controlli su appropriatezza e qualità”.

L’unica soluzione è quella di attivare – continua il Segretario regionale Bressan – e sostenere il ruolo dei distretti che, se debitamente sostenuti, le funzioni promosse dal Decreto ministeriale 77 che incarica le Regioni di istituire presidi territoriali quali le Case di comunità e le Centrali operative territoriali, saranno una garanzia della continuità assistenziale e della presa in carico”.

Sul fronte della carenza dei medici di medicina generale, si sta privando una parte consistente di cittadini della principale porta di accesso alle cure primarie. “Per questo – si legge nel documento – devono essere accelerati tutti gli atti previsti dal Pnrr, in particolare quelli relativi all’organizzazione e alla dotazione di operatori. È grave però che l’assessore regionale e le stesse aziende minimizzino i disservizi adducendo argomentazioni di natura nazionale, considerando anche il fatto che il diploma di formazione in medicina generale è conseguenza di un iter normativo regionale”.

In questi ultimi anni secondo i sindacati Spi, Fnp e Uilp concordano un indebolimento ed una frammentazione del welfare, oltre alla profonda crisi del sistema sanitario che hanno rallentato l’andamento virtuoso di un sistema che pareva garantire in concreto le condizioni necessarie a stabilizzare e ad accrescere l’aspettativa di vita e i suoi aspetti qualitativi. Per questo va chiesto un serio e approfondito confronto su alcune questioni assolutamente critiche come la promozione dell’invecchiamento attivo, la gestione domiciliare della non autosufficienza e delle demenze, l’organizzazione e la qualità delle strutture residenziali. “Ma l’emergenza sociale ed economica dai dati raccolti riguarda anche I giovani. L’ascensore sociale non solo ha smesso di salire, ma scende e rende critica la situazione del 26 per cento dei giovani, che sperimentano condizioni peggiorative rispetto a quelle della generazione precedente. Ma preoccupa anche la povertà ereditaria, che colpisce il 60 per cento dei nati in famiglie bisognose, e la diffusione della povertà assoluta, una condizione in cui versa quasi il 6 per cento delle famiglie di questa regione”. Concludono Spi, Fnp e Uilp

Endrius Salvalaggio

07 maggio 2024
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