Melanoma. In FVG incidenza doppia rispetto al resto d’Italia
In Italia queste neoplasie colpiscono circa 17 uomini su 100.000 e di 14 su 100.000 per le donne. In FVG negli ultimi 3 anni l’incidenza è stata di 34 uomini su 100.000 e 27 su 100.000 per donne, con Trieste e Gorizia in prima fila rispetto ad Udine e Pordenone. Pricl (Uni Trieste): “Grazie a un finanziamento regionale siamo riusciti ad aprire delle strade nuove sulle mutazioni rare e sui dei farmaci da assumere in presenza di melanomi”.
19 DIC - Nella Regione della Friuli Venezia Giulia l’incidenza dei melanomi, tumori prevalentemente della pelle ma che possono colpire altre parti del corpo, è più alta del 50% rispetto al tasso italiano. Questo tipo di tumore ha, in generale, una rilevanza più bassa rispetto ai comuni carcinomi del seno o del colon retto, tuttavia però quando viene diagnosticato un melanoma con mutazioni rare può dare metastasi.
“Nel mondo vengono individuati circa 350.000 casi di melanoma in un anno – spiega
Sabrina Pricl, dell’Università degli studi di Trieste – di cui circa 100.000 morti collegate. Fra un ventennio si stima che questo tumore raddoppi. In Italia queste neoplasie colpiscono circa 14.000 persone, con un tasso di incidenza di circa 17 uomini su 100.000 e di 14 su 100.000 per le donne. In FVG negli ultimi 3 anni sono stati diagnosticati 400 casi l’anno il cui tasso di incidenza è di 34 uomini su 100.000 e 27 su 100.000 per donne, con Trieste e Gorizia in prima fila rispetto ad Udine e Pordenone”.
In numero elevato di casi, riferisce Pricl, tra uomini e donne in FVG è legato sia alla famigliarità ma molto spesso, perché si va al bagno da marzo a ottobre con protezioni del tutto inadeguate ed insufficienti.
Nell’università di Trieste, con l’istituto Oncologico di Aviano, sono state individuate, con un progetto finanziato dalla regione FVG, delle mutazioni genetiche rare responsabili di melanoma che ad oggi per il 10% delle persone a cui vengono diagnosticate non esiste una cura specifica. Ed è proprio a questa non trascurabile comunità di pazienti che lo studio dell’Università di Trieste e CRO di Aviano si sono rivolti, riuscendo a caratterizzare almeno altre due mutazioni del gene BRAF che, in base ai dati in vitro, possono rispondere positivamente alle terapie disponibili.
Pricl, responsabile scientifica del progetto di studio, spiega che la maggior parte dei melanomi è causata da una mutazione del gene BRAFV600E, per la quale esistono al momento diverse terapie mirate; “quelle che mancano sono per i melanomi che hanno delle mutazioni o varianti, se vogliamo restare su terreno che tutti conosciamo, per i quali esistono l’asportazione chirurgica o se va male, le cure palliative. Su 3 varianti, ed in particolare su 1, siamo convinti che potrebbe rientrare fra quelle curabili e si tratta della mutazione BRAFA598V di particolare interesse in quanto rinvenuta anche in alcuni tumori della tiroide e che potrebbe quindi essere in futuro trattata con le terapie fino ad ora riservate alla cura dei melanomi”.
Lo studio ha ottenuto risultati promettenti anche sulla progettazione di nano particelle biocompatibili per la somministrazione più efficace e con meno effetti collaterali dei farmaci contro questa grave patologia cutanea.
Nell’ambito dello studio il team UniTS/CRO ha indagato, inoltre, le potenzialità di nuovi farmaci inibitori delle mutazioni coinvolte nel melanoma, già in fase di approvazione o di avanzata sperimentazione, anche in azione combinata con terapie già utilizzate per bloccare la proliferazione delle cellule cancerose.
Endrius Salvalaggio
19 dicembre 2022
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