Medici perseguiti perché vaccinano
24 MAR -
Gentile Direttore,
le notizie di questi giorni secondo cui medici sono stati iscritti nel registro degli indagati per aver eseguito la vaccinazione anti-Covid a persone che sono successivamente decedute, hanno riportato alla luce il problema della Responsabilità Medica. Già un anno fa, a inizio dell’emergenza legata al Covid, si parlò di depenalizzare tutti gli atti medici collegati alla diagnosi e cura dei pazienti affetti da Sars-Cov-2, ma non se ne fece poi nulla.
Ci duole purtroppo ricordare che l’Italia è uno dei pochi paesi in cui ancora la normativa prevede reati penali per i medici. In una società evoluta, si dovrebbe tendere alla ricerca dell’errore e non del colpevole.
Osservare il dito anziché la Luna, porta al fenomeno ben conosciuto della medicina difensiva, causa annualmente di circa 10 miliardi di euro di sprechi.
Lucio Dalla, in uno dei suoi capolavori, usava queste parole: “l'impresa eccezionale, dammi retta è essere normale”. In questo momento, uno dei più grossi errori che stiamo commettendo in Italia è quello di continuare a gestire questa emergenza umanitaria e sanitaria con modalità, strutture, pratiche e tempi della normalità.
Ritardi nella vaccinazione di massa, dovuti a lunghi tempi per anamnesi e consenso informato stanno rallentando la possibilità di vaccinare al massimo delle nostre potenzialità. Inoltre il timore di subire un processo penale, sta scoraggiando molti colleghi dal partecipare attivamente alla campagna di vaccinazione.
Non pretendiamo di essere considerati eroi, ma professionisti che dopo anni di studi, mettono le loro capacità a disposizione del paese. Per fare ciò abbiamo bisogno di serenità.
Chiediamo poche e semplici cose:
1) Depenalizzazione dell’atto medico fino alla fine dell’emergenza
2) Semplificazione del consenso informato e delle burocrazia connessa alla vaccinazione.
Anaao Giovani Emilia Romagna
24 marzo 2021
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