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Coronavirus. Medici, pochi e scarsamente equipaggiati

03 MAR - Gentile Direttore,
nonostante da dieci giorni non si parli d’altro, ritengo necessario inviare il mio contributo alla discussione in merito alla gestione della epidemia da COVID19. Inutile ripetere che a memoria di vivente, la nostra nazione non si è mai trovata a fronteggiare nulla di simile. Drammatico il fatto che si trovi a farlo nel momento peggiore con una sanità sfiancata da anni di tagli lineari che hanno depauperato le risorse umane, organizzative e tecniche del SSN.
E nonostante tutto i pochi rimasti, continuano come è giusto che sia a fare il loro dovere.
 
Solo noi possiamo conoscere e dominare l’angoscia di quando si inizia un turno notturno, sapendo di non disporre di posti letto e con la necessità non solo di curare pazienti critici, ma anche di isolare per evitare il diffondersi della patologia.
 
La frustrazione di dover seguire indicazioni di sicurezza per te ed il paziente, dovendo mercanteggiare per ottenere quanto ti è dovuto ed imposto dalla legge (leggi dispositivi di protezione individuale). Dire che scarseggiano è ormai un eufemismo. Quando tutto sarà finito, occorrerà chiedere ai responsabili della programmazione, perché gli acquisti stagionali non si sono modificati per tempo, nonostante le notizie in arrivo dalla Cina. Ora, con tutto il mondo in allarme, è ovvio che ci troviamo a competere con acquirenti sempre più agguerriti.
 
E non si immagini di cambiare le procedure in corsa dicendo che “tanto bastano le mascherine chirurgiche” ignorando quanto di scientificamente provato sulle diffusioni virali per via aerea. I numeri sono chiari, anche quelli dei professionisti medici, impegnati nei primi giorni del contagio, quando ancora non si sapeva cosa stesse capitando, ma non solo. Tra ammalati, isolati, in quarantena preventiva, etc. I reparti si stanno chiudendo. I nostri numeri erano scarsi, ora sono gravemente insufficienti. Assumere è l’imperativo categorico, ma come, dove, chi? Torniamo al problema di sempre. Specialisti assenti, specializzandi pochi e bloccati. Quello che sta accadendo disincentiverà ulteriormente, temo, certe scelte professionali, chi vorrebbe fare il nostro lavoro: sfruttati, aggrediti, denunciati, mal pagati.
 
Ora qualcuno ci chiama eroi, ma non è vero, non lo siamo. Siamo semplici professionisti che compiono il loro dovere, tra mille difficoltà, molte delle quali sarebbero risolvibili se si fosse più ascoltati, se si tornasse a ridare valore alla competenza, se non si affidasse l’organizzazione a figure meno qualificate, seguendo mere logiche economicistiche. Quante volte l’ho ripetuto, sulla salute non si risparmia. E alla scienza non si deroga.
 
Quanti andirivieni di decisioni prese. Tamponi si, no, quando. Mascherine chirurgiche, FFP2 o FFP3. Lo spreco dei primi giorni, il razionamento folle dei successivi. Lo spettacolo indegno di medici “en plani air” e non sanitari, non a contatto diretto con pazienti bardati come nei film. Un brutto spettacolo.
 
Alla fine ne usciremo, il sistema regge, la nostra disponibilità non manca, così come la nostra competenza. Ma quanta fatica, quanta rabbia, quanta frustrazione.
 
Ester Pasetti
Segretaria Anaao Assome Emilia Romagna


03 marzo 2020
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