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Radiazione Venturi. Il 118 è multiprofessionale ormai da anni

03 DIC - Gentile Direttore,
La recente radiazione dell’Assessore Regionale Venturi dall’Ordine dei Medici di Bologna ha posto l’ennesimo tassello al complesso mosaico inerente la “questione infermieristica” scaturita dalla presa di posizione del Presidente dell’OMCEO bolognese sull’impiego di personale infermieristico formato ed esperto sui mezzi di soccorso 118.
 
Ciò che sfugge al clamore sollevato in terra felsinea e, recentemente anche in Toscana, dalle rappresentanze mediche è che di infermieri preparati ed esperti sui mezzi di soccorso ce ne sono molti e anche da molto tempo: bisogna fare un balzo indietro di circa un ventennio per imbattersi nelle prime ambulanze infermieristiche in forze al 118 di Firenze ad esempio.
 
Si tratta di una casualità che questi aspetti vengano meno nell’informazione fornita ai cittadini e che questa invece sia permeata da un catastrofismo dove gli infermieri, spesso senza nominare la categoria apertamente, vengono relegati a meri (e a quanto pare del tutto inefficaci, a tratti pericolosi) tappabuchi in virtù di una politica volta solo al bieco risparmio?
 
Mi dispiace ma da infermiere, e in particolare infermiere 118, io non ci sto. Credo fermamente in un sistema di emergenza multiprofessionale dove ogni figura sanitaria ha il proprio ambito di competenze e di attività e di conseguenza credo anche che la presenza dell’infermiere a bordo dei mezzi di emergenza consenta un arricchimento professionale tanto per la categoria infermieristica quanto per quella medica. Così facendo, forte della propria competenza clinica, l’infermiere funge da strumento efficace ove la criticità dell’assistito sia tale da consentirne un trattamento in autonomia e risulta fondamentale anche qualora l’assistito richieda un approccio più complesso che può essere iniziato dall’infermiere stesso in attesa del medico e proseguito con la collaborazione dei due sanitari.
 
Quanto sopra è ciò che avviene, da tempo, in molti sistemi 118, Emilia Romagna compresa. Dal punto di vista della razionalizzazione delle risorse si consente così un miglioramento dell’efficacia in caso di intervento che si tramuta quindi in trattamenti diagnostico-terapeutici sempre più avanzati somministrati ad assistiti che realmente li necessitano da équipe composte da medici e infermieri mentre assistiti scarsamente o mediamente critici vengono egualmente trattati da professionisti infermieri perfettamente in grado di gestire clinicamente detti utenti.
 
In buona sostanza beneficiano di un’organizzazione di questo tipo sia i cittadini che i professionisti coinvolti. Vale davvero la pena arroccarsi in una posizione di rifiuto e chiusura, anacronistica, attaccando una categoria di professionisti ponendo al centro del processo di cura la propria figura e non il malato stesso?
 
Lorenzo Mohamed
Infermiere libero professionista 


03 dicembre 2018
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