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Dall'ergastolo alla libertà. Assolta ex infermiera accusata di aver ucciso una sua paziente

“Il fatto non sussiste”: lo ha deciso la Corte di assise di appello di Bologna, chiamata a pronunciarsi sul caso di Daniela Poggiali. L'ex infermiera era stata condannata all'ergastolo con l'accusa di aver ucciso una sua anziana paziente. Una nuova perizia ha ribaltato la sentenza: la signora è deceduta per cause naturali.
 

07 LUG - Era stata condannata all’ergastolo, invece ora è libera. Daniela Poggiali, l’ex infermiera accusata di aver ucciso una sua paziente, potrà tornare a casa. Per la donna, dopo tre anni trascorsi tra le mura di una cella, ricomincerà la vita di tutti i gironi, sotto la luce del sole. A ribaltare la sentenza una nuova perizia che avrebbe dimostrato la causa del decesso dell'anziana donna: morte naturale
 
“Il fatto non sussiste”: è questa la sentenza emessa dalla Corte di assise di appello di Bologna, che ha così assolto l’ex infermiera, disponendo l’immediata liberazione.
 
Le reazioni alla sentenza
Alla lettura del verdetto della Corte di assise di appello di Bologna Daniela Poggiali era euforica, ha esultato, continuando a ripetere “Sì, si”. Non sono riuscite a trattenere le lacrime, invece, le due sorelle della donna. L’ex fidanzato ha cominciato a piangere prima ancora che la sentenza fosse pronunciata. Alla fine dell’udienza, la polizia penitenziaria ha preso in custodia l'imputata, impedendo ai giornalisti di avvicinarsi.
 
Erano assenti al momento della sentenza i due figli della vittima, Rosa Calderoni. Si erano allontanati mezz’ora prima che la Corte uscisse per il verdetto: non hanno retto alla tensione emotiva accumulata. Nessuno ha fatto commenti, né i figli dell’anziana donna deceduta, né le sorelle dell’ex infermiera e neanche la sua amica del cuore. Anche se tutti erano presenti in aula.

La condanna in primo grado
Daniela Poggiali, 45 anni, era stata condannata in primo grado all’ergastolo, perché ritenuta colpevole di omicidio. Era stata accusata di aver iniettato una dose letale di potassio ad una sua paziente di 78 anni, ricoverata all'ospedale di Lugo, nel ravennate. L'ex infermiera era in carcere dall'ottobre del 2014.
 
I commenti dei legali
Sulla sentenza è intervenuto l'avvocato Guido Magnisi, difensore dell'ex primario di Medicina Interna dell'ospedale di Lugo, Giuseppe Re: “oggi si sono poste le condizioni per evitare un clamoroso errore giudiziario”. Il medico, infatti, è in udienza preliminare a Ravenna, imputato “per non aver impedito un evento”, cioè l'omicidio volontario addebitato a Poggiali, “che aveva l'obbligo giuridico di impedire”, ha ricordato il difensore. In questi casi, secondo una norma “di rarissima applicazione, non impedire un evento che si ha l'obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo”.
 
Per l'avvocato Magnisi “gia' il dato era paradossale, perchè non si vede come un soggetto possa impedire un evento omicidiario operato da un altro soggetto senza movente alcuno, non si vede come lo possa impedire, in base a quale obbligo giuridico, e come lo possa prevedere. Ma - ha proseguito - alla luce della sentenza odierna, l'insussistenza assoluta del fatto omicidio dimostra che la povera Calderoni è, come dimostrato in maniera  incontrovertibile dalla perizia, deceduta per morte naturale. Sicché Re oggi sarebbe imputato di omicidio volontario per non aver impedito la morte naturale di una paziente. Credo - ha concluso - che forse solo a Dio demiurgo e all'Ente supremo si possa chiedere di impedire la morte naturale di una persona”.

07 luglio 2017
© Riproduzione riservata

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