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Dirigenza infermieristica. Mangiacavalli (Ipasvi): “Basta 'prove tecniche’. Deve entrare a regime”. Garavaglia (Regioni): “Contratto sia opportunità per sostenibilità sistema”

Stamani, a Bologna, una giornata di riflessione sul tema promossa dall’Ipasvi. Silvestro (PD): “A volte si pensa che chiudersi nell'esistente sia un modo di mettersi al riparo, ma è così si rischia di fare la fine del topo”. Ma sul contratto il presidente dell'Aran Sergio Gasparrini mette le mani avanti: "Servono risorse che non ci sono". Bevere (Agenas): “La vostra leadership sta nella capacità di stare accanto alle persone”.

19 GEN - “La dirigenza infermieristica, nata con la legge 251/2000, in questi 15 anni non è mai stata oggetto di 'manutenzione' normativa, regolamentare, contrattuale, se non con provvedimenti sporadici e a macchia di leopardo. La quotidianità, infatti, ci offre molteplici spunti di riflessione e analisi su una dirigenza che in molte regioni stenta a decollare, prevista nei piani regionali ma non attivata, cancellata o ridimensionata nei ridisegni degli assetti organizzativi delle regioni, messa in discussione ogni volta che vengono adottati provvedimenti regolamentari. Occorre quindi uscire da questa fase di 'prove tecniche' e passare alla fase di messa a regime”. Così la presidente della Federazione Ipasvi, Barbara Mangiacavalli, si è rivolta all’assemblea degli infermieri riuniti oggi a Bologna per l’VIII edizione della Conferenza nazionale delle politiche della professione infermieristica dal titolo “La mappa di un percorso. La dirigenza infermieristica gestionale e professionale: focus sullo stato dell’arte e prospettive di sviluppo”.
 
La giornata  è stata occasione di confronto e dibattito per fare il punto sull’avanzamento della dirigenza
e mettere a fuoco gli sviluppi futuri, legati non solo al  nuovo modello di assistenza che si va  prefigurando secondo il Patto per la Salute, ma anche alla crescita professionale sia dal punto di vista manageriale che clinico-assistenziale degli infermieri collegata alle nuove competenze avanzate e specialistiche per poter meglio sviluppare la continuità ospedale-territorio e modelli di assistenza basati sull’intensità di cura e la complessità assistenziale, come richiesto l’attuale quadro demografico ed epidemiologico.
 
La cornice di queste novità è il nuovo contratto, ormai alle porte, sia dal punto di vista normativo per quanto riguarda i nuovi inquadramenti  possibili, sia dal punto di vista economico per le progressioni di carriera che a questi potranno essere collegati.

“Riteniamo strategico, per la dirigenza infermieristica e per tutta la categoria professionale che questa Federazione rappresenta – ha detto Mangiacavalli -  avere un quadro completo, reale ed esaustivo dei possibili sbocchi, come anche delle eventuali limitazioni che possono presentarsi a questo futuro sviluppo. Gli infermieri dirigenti puntano, grazie alla loro sempre maggiore qualificazione professionale, a contribuire a disegnare una riorganizzazione delle strutture e di appropriatezza non solo delle prestazioni, ma anche dei percorsi di cura e dei modelli organizzativi. E per farlo c’è bisogno di attivare un confronto sugli ambiti in cui l’azione può essere svolta. Infatti – conclude la presidente Ipasvi - oltre alla questione ‘normativo-regolamentare’ c’è anche la questione del significato e dell’opportunità di avere un livello manageriale e di governo delle risorse assistenziali nei nostri sistemi complessi: quali risultati assistenziali, organizzativi, di sistema, realizza la dirigenza infermieristica? Quali sono gli elementi di forza e di valore che la presenza dell’infermiere dirigente dà al sistema salute?”.
 
Favorevole all'apertura Massimo Garavaglia, assessore al Bilancio della Lombardia e presidente del Comitato di settore sanità delle Regioni, secondo il quale il nuovo contratto, pur con risorse ridotte, potrà anche rappresentare un’opportunità per trovare “soluzioni utili alla sostenibilità del sistema”. Per Garavaglia, il primo passo è quello di “fare una fotografia del sistema” per capire "chi c'è che ci lavoro e cosa fa", quindi “mettere a regime quelle sperimentazioni già avviate in alcune regioni con buoni risultati”.
 
Perché, ha sottolineato il presidente del Comitato di Settore delle Regioni, "occorre capire che non è vero che ci sono 21 sistemi sanitari diversi, ma semplicemente c'è chi si è mosso più di altri e per questo consentire a tutti di raggiungere lo stesso livello, soprattutto nella responsabilizzazione delle professioni". Anche in questa direzione, ha spiegato Garavaglia, andrà il monitoraggio richiesto alle Regioni da effettuare nei primi mesi 2016 sulle piante organiche -, infermieri compresi che, secondo il presidente del Comitato di Settore, stanno assumendo, anche per la nuova demografia della popolazione, un ruolo e una posizione sempre più di primo piano. Ma il ruolo del personale sarà essenziale anche per un altro aspetto, secondo Garavaglia.
 
"Razionalizzazione", ha sottolineato Garavaglia, secondo il quale in sanità "non è giusto parlare di sprechi. Ci sono, però, aree in cui l'uso delle risorse può essere migliorato". Ma “non esiste la bacchetta magica”, ha messo in guardia Garavaglia spiegando che le centrali uniche di acquisto hanno permesso, in Lombardia, risparmi non oltre i 600/700 milioni, “ma siamo lontani dai 3 miliardi di risparmi ipotizzati da qualcuno”.

Per questo il presidente del Comitato di Settore è copnvinto che la “sfida vera” per razionalizzare la spesa è “la qualificazione del personale”, anche allo scopo di migliorare l’assistenza e “fermare i pazienti che altrimenti potrebbero rivolgersi ai territori vicini”. Tre, in particolare, gli ambiti su cui puntare che il presidente del Comitato di Settore ha voluto citare agli infermieri: “L’introduzione della figura dell’infermiere di famiglia, che riteniamo cruciale per realizzare una necessaria integrazione socio sanitaria; la possibilità che i dirigenti infermieristici possano arrivare a ruoli apicali ed essere nominati direttori socio sanitari, come già accaduto in tre casi; e la valorizzazione delle professioni sanitarie non mediche perché la sanità non è solo atto sanitario ospedaliero”.
 
Federico Lega, professore associato dell’Università Bocconi, ha confermato il ruolo crescente dell’infermiere, descrivendone una responsabilità trasversale e multidisciplinare, inserendolo nel ciclo strategico delle aziende e trasformandolo nella “quarta gamba” della responsabilità aziendale. Secondo Lega, infatti, la professione di infermiere è quella che di più conosce cosa fare per i servizi alla persona. E in questo i professionisti "non si devono limitare ad agire secondo indicazioni altrui", ma "presentare idee e proposte, con maggiore responsabilità e titolarità, nella consapevolezza di essere obbligati a fare bene".
 
Per rendere reali queste novità però ci sono ostacoli da superare. Il primo è la revisione di una legislazione complessa che, ha spiegato Grazia Corbello, dirigente alla direzione generale delle risorse umane e delle professioni del ministero della Salute, ha realizzato norme che innescano forme di dirigenza quasi in contrasto tra loro e che dovrebbero essere rese trasparenti e uniformi per consentire di sapere di chi si parla e cosa fa rispetto al Servizio sanitario nazionale La revisione dei contratti, ha sottolineato Corbello "potrebbe, anzi dovrebbe, essere l’occasione per chiarire le situazioni e dare certezze. Ma quello dei contratti non è un settore facile".
 
 
Il presidente dell'Aran Sergio Gasparrini ha peraltro messo chiarito subito che per rinnovare i contratti e per sedersi a un tavolo valido servono risorse che non ci sono. Gasparrini ha detto chiaramente che i 300 milioni stanziati dal Governo servono a coprire lo 0,25% di un rinnovo che per raggiungere aumenti del 2,5% dovrebbe prevedere almeno 2-3 miliardi di disponibilità economiche. Così le condizioni per una trattativa economica non ci sono e il presidente dell’Aran ha spiegato di averlo ben chiarito al Governo. L’altro scoglio per l’apertura dei tavoli è la revisione delle aree contrattuali che, secondo Gasparrini, va assolutamente conclusa prima dell’avio della trattativa, prevedendone anche una specifica per la sanità.
Gasparrini ha concluso che per il contratto saranno essenziali quattro presupposti spesso dimenticatoi o fraintesi: partecipazione, relazioni sindacali, comunicazione e confronto. Solo così, secondo il presidente Aran, sarà possibile rivedere ruoli e competenze, definendo il vero assetto della componente essenziale della sanità: le risorse umane.

Presente alla giornata di lavoro anche la senatrice del Pd Annalisa Silvestro, componente del Comitato centrale della FNC Ipasvi, che ha sollecitato gli infermieri a manifestarsi in maniera sempre più incisiva nel sistema, cercando anche il confronto con il legislatore “per fare in modo che impostazioni legislative tengano conto delle esigenze rappresentate dalla comunità”. Un atteggiamento che però, ha evidenziato Silvestro, non va confuso con la difesa dell’esistente: “A volte si pensa che chiudersi in se stessi e nell’esistente rappresenti un modo per mettersi al riparo dalle criticità, ma è proprio restando chiusi e immobili in uno spazio delimitato che si rischia di fare la fine del topo”. La senatrice ha quindi sollecitato gli infermieri ad essere sempre più “aperti, sensibili e permeabili al cambiamento”. Cambiamento che, ha evidenziato Silvestro, “è richiesto con forza dal contesto sociale, economico e culturale, ma anche dalla domanda di salute dei cittadini”.
 
E’ il contesto stesso, secondo la senatrice del Pd, a richiedere che la figura dell’infermiere evolva, “all’interno dei percorsi condivisi con tutte le parti del sistema”.  E per rispondere a questa necessità che l’Ipasvi ha presentato una propria proposta per la creazione di un nuovo profilo, quello dell’infermiere specialista clinico, ora all’esame delle istituzioni competenti. L’obiettivo, in ogni caso, per Silvestro, deve restare quello di “rompere il tetto di cristallo che esiste oggi sulla testa degli infermieri e smettere di fare montagne di carta". Il punto di arrivo, per Silvestro, deve essere quello che va oltre il concetto di gestione e rende applicabile alla clinica e all’assistenza le capacità della categoria. A partire dalle nuove competenze che devono svilupparsi lungo i due assi – manageriale e clinico, appunto – perché "nel lavoro pubblico ciò che conta realmente è la qualità della prestazione professionale e quella degli infermieri deve essere ed è a tutto tondo".
 
La legge Madia di riforma della Pubblica amministrazione deve rivedere i modelli, ha sottolineato Carlo Mochi Sismondi, presidente Forum Pa, non per lasciare tutto come è ora, ma per rivoluzionare la visione e il ruolo della Pa che deve essere soprattutto agile, nel senso di dare un po’ meno attenzione all’efficienza e un più all’efficacia, rispondendo alla necessità di semplificazione che i cittadini richiedono. E a proposito di dirigenza, sottolinea Mochi Sismondi, "vanno rivisti i termini del concetto di dirigenza che deve essere analoga a quella che l’Ocse riconosce e non con le anomalie italiane in cui intere categorie sono definite tali, ma dirigenti non sono".
 
“Basterebbe la capacità che avete di stare accanto alle persone, che il tecnicismo non dà, per rendere indiscussa la vostra leadership”. Così Francesco Bevere, direttore generale dell’Agenas, ha sottolineato il nuovo ruolo che gli infermieri devono assumere nel Servizio sanitario nazionale, sia alla luce della formazione che il protocollo Agenas-Ipasvi sta percorrendo, sia nell’ottica di un miglioramento del sistema, della ricerca di un “reputazione” del professionista che supera anche la qualifica e il ruolo.
 
“Abbiamo bisogno di fare un passo avanti – ha detto Bevere – soprattutto in un momento in cui si guarda e si parla di innovazione tecnologica, farmaceutica, clinica. Gli infermieri sono professionisti che ‘guidano’, siete la futura leadership proprio per la caratteristica che la professione infermieristica integrata ha”.
 
Oggi, secondo Bevere, si cercano percorsi migliori, ma con vecchi sistemi. “Dobbiamo imparare a scegliere strade più difficili: quando si vuole cambiare qualcosa è sempre problematico perché non a tutti piace. Il percorso manageriale disegnato col protocollo Agenas-Ipasvi ha obiettivi diversi dal fornire al singolo partecipante un semplice diploma. Dobbiamo abbattere queste strade vecchie con concetti nuovi, con i fatti. Dobbiamo sperimentare un modello innovativo e, se vogliamo progredire, realizzare un cambiamento radicale dell’organizzazione del sistema,  fatta di persone”.
 
“Si deve fare lo scatto necessario, trovare nuova linfa ed emergere. Gli infermieri in questo sono trainanti, tutto ruota introno alla vostra figura, piaccia o non piaccia. Il sistema reggerà, sarà sostenibile – ha proseguito Bevere – se ci sarà un cambiamento radicale dell’organizzazione. Non potete e non dovete restare spettatori e, al di là e al di sopra dei percorsi di studio, dovete essere protagonisti del cambiamento di cui siete parte. Agenas coinvolgerà gli infermieri con l’obiettivo di capire come si può migliorare il lavoro. E nel futuro vincerà non il singolo, ma il team che riuscirà meglio a difendere l’integrità e il valore della persona umana. La caratteristica a voi più congeniale”.

19 gennaio 2016
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