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Rsa. Orsan: “8 su 10 violano ordinanza Speranza sulle visite”


Il Comitato pubblica un report in cui evidenzia le visite settimanali sono di appena 25 minuti con giorni e orari imposti e divieto di uscite. “Le Regioni facciano rispettare la legge e non siano complici di questo abominio”. IL RAPPORTO

30 GIU - Cosa succederà dopo il 30 luglio, quando scadrà l’ordinanza Speranza che ha riaperto le RSA?  Questa la domanda che si fanno gli oltre 2 milioni di familiari e i i quasi 350mila ospiti (343.133) delle RSA e RSD italiane.
 
“Tutta l’Italia è in zona bianca, il Governo e il Parlamento hanno legiferato in modo chiaro (D.l. 44/2021, convertito in Legge il 28 maggio scorso L. 76/2021) per cui – dichiara Dario Francolino, presidente del Comitato Orsan – Open RSA Now - occorre che immediatamente tutte le RSA italiane si attrezzino per il ritorno alla normalità facendo si che, ospiti e familiari, si incontrino in piena libertà, come prima della pandemia e i divieti siano limitati, come prevede l’ordinanza, solo in presenza di un eventuale focolaio epidemico da COVID-19 con insufficiente controllo all’interno della struttura e/o di un alto rischio epidemiologico territoriale, condizioni che oggi non sono presenti nel Paese”.
 
“Se non sarà così – continua Francolino - riempiremo con una valanga di esposti e denunce le prefetture e la magistratura, prepareremo una class action e denunceremo “ad personam” i direttori sanitari delle RSA che non si attengono alle disposizioni di legge. Il tempo delle parole è scaduto. Ora servono fatti concreti. Se le RSA rimangono terra di nessuno, un vero e proprio Far West in cui vige la legge del più forte, noi saremo gli sceriffi che faranno rispettare la legge. Se il problema è la carenza di personale per gestire le visite lo dicano chiaramente e sono certo che il generale Figliuolo, come ha fatto finora, troverà una soluzione anche coinvolgendo l’esercito, noi familiari o le associazioni di volontariato, gli studenti, le parrocchie per aiutare le RSA a gestire i flussi di ingresso che pretendiamo tornino liberi, senza se e senza ma, come prima della pandemia, come a gennaio 2020. Se invece non si vuole che noi parenti torniamo come prima della pandemia nelle RSA perché c’è qualcosa che non dobbiamo vedere, allora il NAS guidato dal generale Paolo Carra, faccia presto e concluda le verifiche previste dal protocollo firmato con il Ministero della Salute. Alle strutture che non si mettono in regola con le normative vigenti va temporaneamente tolto l’accreditamento finché non si adeguano”.

“E adesso non si utilizzi l’alibi della variante Delta per richiudere per sempre le strutture. I nostri cari non potrebbero sopravvivere ad un’altra estate isolati. Sprangare tutto è facile. Il difficile è garantire la coesistenza di sicurezza e umanità. L’Italia deve decidere se il Green Pass Europeo in vigore da domani, 1 luglio, è uno strumento che garantisce l’immunità oppure no. Oggi tutti gli ospiti e i familiari che entrano in RSA hanno il Green Pass. I vaccini proteggono anche dalla variante Delta o, nei casi peggiori, ne riducono decisamente le conseguenze cliniche, per cui non possiamo essere un Paese schizofrenico che toglie le mascherine, riapre i ristoranti anche all’interno, valuta la riapertura delle discoteche e poi abbandona i nostri affetti più cari nelle mani di sedicenti kapò che si sentono al di sopra della legge e fanno il bello e il cattivo tempo, cancellando affetti e costringendo i nostri cari a vivere e più spesso a morire senza il conforto della propria famiglia.”

I dati raccolti dal 1° Rapporto Orsan sulle modalità di accesso nelle RSA parlano chiaro e dimostrano che almeno 8 RSA su 10, con la complicità delle strutture regionali che dovrebbero vigilare, non rispettano le leggi e l’ordinanza messi a punto da Governo e Parlamento. “Abbiamo interpellato un campione di oltre 1000 familiari che hanno un congiunto all’interno di una RSA/RSD e abbiamo avuto risposte unanimi a fronte di una riapertura del 99% delle strutture, grazie all’ordinanza del Ministro della Salute, firmata in occasione della Festa della Mamma, lo scorso 8 maggio e applicata “obtorto collo” da parte delle RSA, ci troviamo da quasi 2 mesi, di  nuovo in una situazione gravissima. I direttori sanitari, secondo quanto contenuto nel Rapporto Orsan, quando non violano apertamente i provvedimenti legislativi, li applicano in modo assolutamente restrittivo,  “senza alcuna pietà” verso gli ospiti e noi familiari.
 
“In oltre 9 RSA su 10 – prosegue Francolino -  le visite sono “concesse” (verbo che vorremmo fosse presto cancellato) solo 1 volta alla settimana, quando decide la struttura, esclusi il sabato e la domenica, i giorni in cui ovviamente i familiari avrebbero più tempo, e, per una durata media massima compresa tra i 15 e i 25 minuti. 7 RSA su 10 non consentono le uscite temporanee degli ospiti, neanche di quelli autosufficienti e muniti delle certificazioni verdi COVID-19, come invece stabilito dall’articolo 2- quater della legge 87/21 del 17 giugno 2021 e quelle che ci fanno la grazia di portare i nostri cari a mangiare un gelato o a salutare i nipotini, pretendono, al rientro la “messa in quarantena” direi in castigo, per almeno 5 giorni, del malcapitato ospite che ha avuto l’ardire di uscire”. Come Comitato che rappresenta oltre 5.300 familiari di ospiti nelle RSA italiane – conclude Francolino -  ci chiediamo se una nazione che si definisce democratica possa consentire che il rispetto dei diritti costituzionali sia affidato alle Direzioni Sanitarie delle RSA, che significa il più delle volte affidarlo a sanitari non presenti in struttura, che svolgono questo lavoro nel tempo libero e che hanno un solo obiettivo: tutelarsi. Eppure, gli è anche stato concesso lo scudo penale sanitario. Non rischiano proprio nulla!”.

30 giugno 2021
© Riproduzione riservata
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