Bologna. Infermieri e badanti come riders: li chiami con una app e loro arrivano. L’Ispettorato del lavoro interviene
Duecento infermieri a chiamata gestiti da società in modo irregolare e inviati nei principali ospedali, pubblici e privati, con piattaforme online simili a quelle dei fattorini a domicilio. E poi 165 badanti fornite alle famiglie da una falsa cooperativa. Sono questi gli ambiti su cui è intervenuto l'Ispettorato del Lavoro, che ha chiesto l’assunzione diretta dei professionisti e il pagamento dei contributi non versati (oltre due milioni di euro per i soli infermieri).
03 APR - Due maxi-operazioni dell’Ispettorato del lavoro di Bologna hanno permesso di fare emergere due sistemi di collocamento al lavoro irregolare nella sanità bolognese. A ricostruire l’operazione dell’Ispettorato è La Repubblica.
Il primo caso si riferisce agli infermieri. In pratica alcuni studi professionali con sede in città avrebbe gestito il lavoro di oltre 200 infermieri, che attraverso piattaforme online e gruppi Whatsapp rispondevano in diretta alle richieste delle strutture sanitarie.
L’ispettorato ha quindi chiesto l’assunzione diretta dei 200 lavoratori, contestato il mancato versamento di due milioni di euro di contributi e fatto multe agli studi da 40mila euro ciascuno, che possono raddoppiare nel corso del contenzioso. “Il problema non è lo stipendio, che è abbastanza alto – ha spiegato a Repubblica il direttore dell’Ispettorato di Bologna,
Alessandro Millo – ma il precariato estremo, con professionisti che sono in balìa di chi li chiama e si portano dietro irregolarità nei contributi”.
Il secondo caso riguarda invece una finta cooperativa con sede in città che gestisce 165 badanti, impiegate dalle famiglie per seguire anziani e malati in casa o in ospedale. Le badanti sarebbero socie sulla carta ma dipendenti nella realtà, tanto che anche in questo caso l’Ispettorato contesta il loro inquadramento scorretto per abbassare i costi, con tredicesime, Tfr e contributi non versati.
03 aprile 2019
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