Opg. Il Senato ha approvato la chiusura. Ora che succede?
Ieri Palazzo Madama ha votato un emendamento che stabilisce per marzo 2013 il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari. “StopOpg”, l’insieme di associazioni che si batte per questo obiettivo, comincerà subito una campagna nelle regioni affinché gli internati siano curati e assistiti nei luoghi di residenza.
26 GEN - Il giorno dopo l’approvazione dell’emendamento da parte del Senato, all’interno del decreto-legge sul sovraffollamento delle carceri ddl 3074,che stabilisce il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari e che ora passerà al vaglio della Camera, StopOpg, l’insieme di associazioni tra cui la Cgil e l’Arci, che da anni si batte per la chiusura di queste strutture, si interroga, si confronta e valuta tutti i possibili scenari ma soprattutto si chiede: adesso che si è stabilita la chiusura degli Opg che succede?
Non sono poche le voci che oggi nel corso della riunione del Comitato Promotore di StopOpg, pur riconoscendo il valore di quanto avvenuto ieri in Senato, si dicono perplesse.
All’interno del variegato mondo associazionistico che fa capo a StopOpg il rischio che viene visto come concreto è che la soluzione sia peggiore del danno. Perché alcune associazioni non credono nelle risposte che il territorio può dare. Insomma quello che vogliono evitare, ma non sono sicuri di riuscirci, è che le regioni alla fine realizzino ognuna dei “mini” Opg, ricalcando in piccolo quello che è stato il modello in uso a livello nazionale per ottant’anni. In questo senso rassicurazioni sono però state offerte dalla senatrice radicale Donatella Poretti che intervenendo nel corso del seminario ha sottolineato due elementi importanti contenuti nell’emendamento approvato ieri: “una data per il superamento di queste strutture: 1 marzo 2013; e dei fondi certi sia per le strutture che per il personale”.
Adesso il confronto si sposta quindi principalmente sui tavoli delle regioni che dovranno gestire il passaggio sui loro territori ma soprattutto garantire le strutture in grado di accogliere queste persone che ricordiamo sono più di 1400. Entro il mese di febbraio, ha riferito Stefano Cecconi, responsabile Politiche della salute della Cgil Nazionale, ci sarà l’incontro tra StopOpg e Vasco Errani per cominciare il lavoro.
“I territori – ha detto Cecconi – devono prendere in carico queste persone per offrire le risposte in base ai bisogni precisi e in base alle singole situazioni. L’emendamento di ieri dà due mesi di tempo alle regioni, entro il 31 marzo 2012, di definire requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi, con riguardo ai profili di sicurezza, relativi alle strutture destinate ad accogliere le persone. Quello che è certo è che vogliamo evitare che le regioni si creino dei mini Opg. Questa non può essere la soluzione”.
StopOpg inizierà subito una campagna all’interno delle regioni per stabilire quei requisiti che dovranno avere le strutture da dedicare a questi internati perchè, è la richiesta dell’insieme di associazioni “le persone socialmente non pericolose devono stare fuori dai luoghi di detenzione e devono essere prese in carico dalle strutture che fanno capo ai dipartimenti di salute mentale”.
Insomma i motivi di preoccupazione nonostante l’importante emendamento approvato ieri dal Senato restano e il lavoro pressante verrà spostato dai palazzi della politica nazionale agli enti locali.
La nuova campagna si chiamerà “Un volto e un nome” obiettivo restituire identità, storia e cittadinanza a quelle 1400 persone circa “dimenticate” in quelli che sono stati definiti “ultimi residui dell’orrore manicomiale”.
In questo senso gli interlocutori di StopOpg sono da un lato il “governo, e nello specifico i ministri della Giustizia e della Salute, che deve fermare l’invio di cittadini in Ospedali psichiatrici giudiziari, far dimettere gli internati per farli assistere e curare nei territori di residenza”; e dall’altro, come detto, anche le regioni che “tramite le proprie Aziende sanitarie di concerto con i dipartimenti di salute mentale devono organizzare la presa in carico e l’assistenza socio-sanitaria alternativa all’internamento in Opg”.
Insomma adesso comincia una nuova fase, forse più delicata, che dovrà portare queste persone verso dei percorsi di cura decisamente più adeguati rispetto a quelli dove sono stati rinchiusi finora. Donatella Poretti, senatrice radicale eletta nelle file del Pd, membro di quella commissione d’inchiesta del Ssn, presieduta da Ignazio Marino, che ha svolto un lavoro fondamentale per la chiusura degli Opg, ha detto che “la battaglia non è chiusa” e anzi “questo è solo un primo passo” però importante “perchè finalmente abbiamo una data e dei fondi certi da destinare alla riqualificazione e riorganizzazione delle strutture e al personale. Da questo momento – ha continuato la Poretti – è necessario cercare la collaborazione di tutti quelli che hanno a cuore la situazione. Chi deve uscire è giusto che esca, per gli altri le regioni entro un anno, che non è tanto, devono organizzare le strutture sul territorio”.
Infine la Poretti sul rischio che la l’emendamento approvato ieri rappresenti una soluzione peggiore del danno è in disaccordo “Io non la vedo così piuttosto lo considero come una politica di riduzione del danno. I dubbi su cosa succederà dopo li abbiamo tutti. Intanto era importante superare gli Opg e il concetto che i matti pericolosi devono essere internati ora il lavoro va fatto sulla società”.
S.S.
26 gennaio 2012
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