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Patto per la salute e nuove tasse. La ricerca lancia un monito sulle crociate anti-alcol


L’ipotesi di una tassazione al junk food piace agli esperti del Forum scientifico internazionale sulla ricerca sull’alcol i quali però ricordano “che alcol e cibo spazzatura sono due cose profondamente diverse”, in quanto l’alcol bevuto moderatamente si è rivelato un ottimo alleato per la salute.

03 GEN - Le ipotesi formulate nei giorni scorsi nel corso delle trattative sul nuovo Patto per la Salute contengono elementi molto interessanti dal punto di vista della prevenzione, tra le quali la tassazione sul cosiddetto “cibo spazzatura”. Modificare stili di vita sbagliati è il primo passo per una vera strategia di prevenzione, l’unica in grado di contenere i costi altissimi della sanità mondiale. Tuttavia appare poco opportuna l’associazione che viene fatta tra junk food ed alcol, come indicato nelle notizie di stampa di questi giorni. Sono due problemi ben diversi, che necessitano di un doveroso distinguo. È questo il commento che arriva dai membri del Forum scientifico internazionale sulla ricerca sull’alcol (http://www.bu.edu/alcohol-forum/).
 “Il nostro – spiega Giovanni de Gaetano, direttore dei Laboratori di Ricerca della Fondazione di ricerca e cura Giovanni Paolo II di Campobasso – è solo un appunto ad un binomio concettuale che appare un po’ forzato. L’associazione tra alcol e cibo spazzatura è pericolosa perché le due cose sono profondamente diverse, per cultura, tradizioni, e soprattutto per quanto riguarda i benefici per la salute”.
Il junk food è senza dubbio una minaccia: se consumato regolarmente favorisce, tra l’altro, l’insorgenza di obesità, uno dei fattori di rischio più diffusi e pericolosi per la salute. L’alcol invece, bevuto moderatamente, si è rivelato un ottimo alleato per la salute, mostrando effetti benefici sul fronte cardiovascolare non solo in termini di prevenzione primaria, ma anche dopo un evento cardiovascolare. È una differenza di cui si deve assolutamente tener conto.
“La tassa ci sta tutta, come di fatto avviene in altri Paesi – ammette Fulvio Ursini, professore ordinario di Biochimica dell’Università di Padova – D’altra parte in un periodo di crisi economica è normale prendere di mira i beni non di prima necessità. Quello a cui dobbiamo prestare attenzione, però, è di non far passare un messaggio sbagliato”.
Tassare l' alcol con l’obiettivo di salvaguardare la salute, rischia infatti di rivelarsi un boomerang con esiti dal sapore paternalistico, che non rientrano nel concetto di medicina moderna in cui il paziente ha il diritto di scegliere e non di subire le scelte dei medici o delle istituzioni.
“A noi scienziati – prosegue Ursini –  spetta un ruolo fondamentale, quello di informare le persone sulla base di evidenze scientifiche. Lo stesso vale per il junk food. È un argomento scivoloso, perché implica una definizione precisa di cibo spazzatura. Il rischio è che si finisca per fare una grande confusione. Piuttosto, sarebbe opportuno cominciare a stilare una lista seria e ponderata dei cibi salutari che ci consentirebbe di identificare quelli “cattivi” per la semplice ragione che non vengono inclusi nel paniere di quelli buoni”.
“Più in generale, le tasse sui singoli prodotti sono state spesso dei provvedimenti perdenti, ma comodi per intervenire in qualche modo da dietro una scrivania - aggiunge Francesco Orlandi, professore ordinario di Gastroenterologia nell’Università degli Studi di Ancona - I continui scoop allarmistici su bevande zuccherate, alcol moderato, telefonini, caffè e quant’altro configurano una sanità pop. In questa folla di “notizie” perdono rilievo i veri killer, droghe e tabacco. Si sfuocano anche le raccomandazioni positive, attività fisica e temperanza nei comportamenti”.
“Non dobbiamo dimenticare inoltre – conclude De Gaetano – che uno dei settori trainanti dell’economia del nostro Paese è proprio quello del vino. Metterlo tra i “cattivi” associandolo nella tassazione al cibo spazzatura apporterebbe un danno enorme alla nostra produzione vinicola e anche alle nostre tradizioni. Il nostro Paese è fortunatamente lontano dal modello nordeuropeo, in cui masse di giovani e meno giovani consumano quantità abnormi di alcol soprattutto nel week end. Qui in Italia, il modello mediterraneo è ancora ben saldo. Consumo moderato e regolare, durante i pasti principali. È questo ciò che dobbiamo diffondere e difendere”.

03 gennaio 2012
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