La filiera sanità a confronto. Ricette e metodi (diversi) per la sostenibilità del sistema
Ospitati da Quintiles, Regioni, politici, industria, medici, esperti e associazioni a confronto sulle ricette per garantire la sostenibilità della sanità. Dai cinque punti di Marino (Pd) a finanziamenti agevolati di Milillo (Fimmg). Presenti anche Lombardia e Toscana e Farmindustria.
25 OTT - Quale futuro prospettare, in questo scenario di crisi globale, per il nostro Sistema sanitario nazionale? Di fronte alle criticità relative al contenimento della spesa, all’aumento della domanda a causa dell’invecchiamento della popolazione e alla crescente difficoltà nel trovare fondi adeguati per sostenere e rilanciare la ricerca, quali provvedimenti si potranno adottare per continuare a garantire a tutti cittadini quel diritto alla salute costituzionalmente garantito? Di tutto questo si è parlato oggi nel corso della Tavola rotonda dal titolo “Il sistema sanitario e le nuove frontiere del market access”, organizzata da Quintiles (una delle più importanti società internazionale di consulenza del mondo farmaceutico), in collaborazione con il Sole 24 Ore Sanità e con Pwc consulting.
Una prima risposta a queste domande è venuta dall’assessore alla Sanità lombarda,
Luciano Bresciani, che, parlando del modello sperimentale dei CReG (i Cronic Related Group del modello lomabardo) avviato sul territorio, ha posto l’accento sulla “necessità di un sistema sanitario che sappia essere anche leva e vettore di produzione di risorse e non solo di costi”. “In Lombardia, per fare questo, e garantire ai nostri cittadini un’assistenza sanitaria tecnologicamente avanzata, abbiamo puntato sulla ricerca di una sussidiarietà orizzontale con l’industria. I progetti di ricerca delle imprese private, vengono elaborati e realizzati sulle piattaforme tecnologiche della sanità lombarda”. “In questo modo – ha precisato Bresciani – il sistema sanitario regionale diventa in prima persona imprenditore attraendo fondi europei e producendo innovazione tecnologica, posti di lavoro e ricchezza”.
L’assessore alla Salute della Regione Toscana,
Daniela Scaramuccia, ha voluto invece spostare l’ottica della discussione, ricordando che “la sanità italiana riesce ad essere tra le migliori al mondo a livello qualitativo, pur avendo una spesa sanitaria, come ci ricordano i recenti dati Ocse, tra le più basse in Europa. “La spesa pubblica tenuta maggiormente sotto controllo, come riportato dalla stessa Bankitalia – ha evidenziato – è proprio la spesa sanitaria”. “Il problema, dunque, non è il costo della sanità, ma la mancata crescita del Paese”, ha precisato Scaramuccia. Il vero nodo della questione, secondo l’assessore toscano, sarebbe dove reperire i finanziamenti necessari per continuare a garantire quegli alti standard di salute che l’Italia ha sempre fatto registrare. Ed è proprio in questo senso, ha sottolineato Scaramuccia, “che diventa fondamentale parlare di partnership pubblico-privato”. “Quello che dobbiamo capire – ha concluso – è che in questo momento non è in discussione solo il servizio sanitario pubblico, ma il diritto alla salute dei cittadini”.
A rappresentare le industrie è intervenuto
Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, che ha lamentato i continui tagli alla spesa farmaceutica. “I costi standard in sanità sono ancora lontani dalla piena realizzazione, al momento ne esiste uno solo, quello del farmaco”. Eppure, come spiegato da Scaccabarozzi, il settore del farmaco “è responsabile solo del 15% della spesa sanitaria. Ricordo inoltre – ha puntualizzato – che la spesa farmaceutica è ormai in calo costante dal 2001. Abbiamo la spesa pro capite più bassa d’Europa, circa 182 ero a cittadino, ma nonostante questo si continua sempre a colpirla”. Parlando del Decreto sviluppo, Scaccabarozzi si è augurato che possano essere prese decisioni capaci di favorire la crescita delle aziende. “Per esempio – ha spiegato - riteniamo sia importante lavorare sui tempi di pagamento alle industrie farmaceutiche, perchè ovviamente favorendo la circolazione di capitale si riesce anche a portare crescita economica nel Paese”. “Ci sono alcune leve su cui bisognerebbe agire – ha concluso - come l'assistenza sanitaria integrativa e l'informatizzazione del Servizio sanitario nazionale per renderlo più efficiente ed efficace”.
Presente all’incontro anche il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e efficienza del Servizio sanitario nazionale, il senatore del Pd
Ignazio Marino, che ha lanciato una proposta articolata in cinque punti per migliorare il servizio ai cittadini “efficientando” i costi di gestione:
1) Chiudere gli ospedali con meno di 100 posti letto, in particolare quelli privi di servizio di anestesia-rianimazione attivo h 24.
2) Incentivare la medicina di gruppo per i medici di Medicina Generale con ambulatori tecnologicamente attrezzati, aperti 12 ore al giorno, 6 giorni su 7.
3) Eliminare quei reparti ospedalieri inutili e ridondanti, spesso creati per affidare un incarico ad un nuovo primario più che per reali esigenze organizzative.
4) Sanzionare economicamente gli ospedali che ricoverano con anticipo i pazienti per gli interventi programmati.
5) Intervenire su quei servizi che non trovano giustificazione terapeutica reale, per esempio rimborsando i cesarei con la stessa cifra dei parti vaginali.
A prendere parte alla tavola rotonda anche il Sottosegretario al Ministero dell’Economia,
Bruno Cesario, che ha sottolineato come la spesa farmaceutica non sia all’origine di tutti i mali del SSN e come i costi standard non risolvano i problemi, ma aiutino a migliorare una situazione oggettivamente complicata.
In rappresentanza del mondo medico, era presente il segretario nazionale Fimmg,
Giacomo Milillo, che, riguardo al problema dei finanziamenti a seguito di fondi sempre più ridotti, ha rilanciato l’idea di una “nuova strada da intraprendere”. “Nell’ambito di Confprofessioni – ha spiegato Milillo – stiamo ideando un sistema per fornire finanziamenti a tassi agevolati, come quelli che hanno fatto crescere il settore dell’artigianato e dell’agricoltura”. “Lo sforzo della Medicina Generale deve essere questo – ha concluso – organizzarsi, anche attraverso finanziamenti a tasso agevolato, per poter offrire alle Regioni un costo corrente inferiore a quello attuale, nell’ambito del quale ricomprendere il recupero degli investimenti”.
Parlando delle sfide strategiche che attendono imprese e istituzioni nella sanità,
Marco Campari, Senior Advisor di Pwc Italia ha sottolineato la complessità di una situazione in cui spesso gli interventi normativi finiscono per moltiplicare le competenze concorrenti, come nel caso del Ddl 2935 sulla sperimentazione clinica in discussione al Senato, vanificando di fatto lo sforzo di ottimizzazione del sistema sanitario. Citando l’economista Paolo Savona, si prevede, tuttavia, che la spesa sanitaria è destinata quanto meno ad affiancare la spesa alimentare, fino a superarla in termini di generazione di ricchezza per il Paese.
Armando Santoro, Direttore dell’Humanitas Cancer Center, ha rilevato come l’Italia abbia una eccellente posizione in ambito internazionale sia per quanto riguarda la qualità dell’assistenza sanitaria sia per quanto attiene le ricerche scientifiche pubblicate, ma le potenzialità di trattenere i talenti e convogliare le risorse siano ampiamente sottosfruttate. Per Santoro, uno degli impedimenti all’evoluzione della ricerca è la complessità della burocrazia e la presenza di un numero spropositato di organismi dotati di potere di veto (269 Comitati Etici in Italia contro 53 In Germania e 40 in Francia). Non è un caso pertanto, se nel nostro Paese non si fanno più studi clinici di livello 1 e se anche le norme a garanzia della privacy rendono difficile, se non del tutto impossibile raccogliere informazioni essenziali per portare avanti qualsiasi sperimentazione, aumentando l’handicap in cui già si trovano i ricercatori italiani rispetto ai loro colleghi di altri Paesi.
Carlo Alberto Perucci, Direttore Scientifico Programma Nazionale Esiti, ha sottolineato come il sistema sanitario nazionale veda la convivenza di prestazioni assistenziali e di cura agli estremi opposti, citando l’esempio di due strutture sanitarie separate da soli 200 metri, entrambe abilitate ad operazioni chirurgiche di valvoplastica cardiaca, dove l’indice di mortalità post-operatoria passa da 1,64% a 8,47%, e lo scandalo dei parti cesarei primari, con valori che arrivano al 90% dei parti in alcuni nosocomi del Sud.
Citando i dati di una ricerca del Ministero della Salute e del Ceref,
Teresa Petrangolini, Segretario Generale di Cittadinanza Attiva, ha individuato dei miglioramenti nel coinvolgimento dei pazienti e delle associazioni che li rappresentano in settori come la normativa e la pianificazione (59,1%) e tutela dei diritti (57,1%), mentre le aree più critiche restano la comunicazione (37,4%) e la valutazione (46,7%).
A giudizio di
Angelo Lino Del Favero, Presidente Federsanità Anci, infine, per ottenere la sostenibilità di sistema si dovrebbero abolire le piccole strutture ospedaliere. Esistono, inoltre, notevoli margini di recupero di efficienza negli ospedali applicando, ad esempio innovazioni come il fascicolo elettronico del paziente e la e-prescription, al momento implementate esclusivamente in piccole realtà.
G.R.
25 ottobre 2011
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