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Europa in crisi. Le farmacie portoghesi rischiano il default. Vertici sindacali si dimettono


La situazione delle 2.900 farmacie lusitane non era tra le più floride nemmeno prima del repentino peggioramento della situazione economica. Ma or,a tra riduzione del margine e discesa del prezzo dei medicinali rimborsati, aumenta il numero delle farmacie che non riescono a pagare i fornitori. Mai ascoltati dal Governo, i vertici del sindacato dei titolari si sono dimessi per protesta.

04 OTT - Che piovano pietre sulle farmacie portoghesi, per citare Ken Loach, lo prova a sufficienza il fatto che la XV Giornata della farmacia latina, che doveva tenersi a Lisbona il 17 ottobre, è stata rinviata a data da destinarsi. Lo ha annunciato un comunicato dell’ANF, l’associazione sindacale che raggruppa il 98% delle farmacie lusitane. Infatti, i vertici del sindacato hanno rassegnato le dimissioni di fronte all’annuncio del governo di voler procedere a una riduzione del margine alla farmacia; una misura, a detta dell’ANF, che porta direttamente a far saltare il servizio farmaceutico del paese, compromettendo di conseguenza l’accesso al farmaco. Una scelta di cui il sindacato non vuole essere complice, nemmeno passivo.


Il tono è forte ma, in effetti, la situazione è grave. Anche perché le riduzioni imposte dalla crisi economica, e dalla famosa/famigerata trojka Commissione europea-BCE-FMI, andavano a innestarsi su una situazione con spazi di manovra ridotti rispetto al resto d’Europa. Per cominciare, come ha provato una ricerca pubblicata nel maggio di quest’anno con dati al 2009, il margine della distribuzione vigente in Portogallo è tra i più bassi dell’Unione europea : il 28%, considerando l’8% della distribuzione intermedia e il 20% della farmacia. Solo la Svezia e la Norvegia hanno margini inferiori tra i paesi inclusi nell’indagine Ocse del 2008 “Pharmaceutical Pricing Policies in a Global Market”. Ma soprattutto, il margine è nettamente inferiore rispetto ai paesi (Francia, Spagna, Italia) che servono da riferimento per la determinazione del prezzo di cessione al pubblico (che peraltro è un prezzo massimo, essendo possibili in Portogallo sconti lungo tutta la filiera).


In pratica, nel comparto del farmaco, soltanto le case produttrici presentano una redditività non soltanto superiore agli altri attori del settore, ma con un andamento positivo : è cresciuta del 30% circa nel periodo 2006-2009, mentre quella delle farmacie è scesa del 16% e quella dei grossisti del 3,1%. E anche nel confronto con gli altri settori, la produzione farmaceutica mostra risultati migliori, con l’unica eccezione della produzione di bevande, mentre la distribuzione del farmaco, rispetto a quella di altri beni, ha performance inferiori.  Insomma, non un quadro roseo per le circa 2900 – una ogni 3750 abitanti- farmacie portoghesi, tanto che  lo studio, curato da Ernst Young, stimava che la marginalità reale della farmacia portoghese avrebbe dovuto crescere dell’1,5% per poter raggiungere una redditività del 3%. Questo, ovviamente, in linea generale, perché in realtà il 38% delle farmacie ha un volume di vendite nettamente inferiore alla media e, di fatto, era al limite della sostenibilità anche prima degli interventi imposti dalla crisi.


Ora la situazione è tale che da maggio 2010 a maggio 2011 il numero delle farmacie non rifornite dai grossisti per insolvenza è salito a 450, con un aumento del 76%, e sono triplicate le farmacie che hanno dovuto accedere a un concordato con i fornitori. D’altra parte, come riferisce il sindacato ANF, l’accordo tra il Governo e la trojka prevedeva un prelievo dal margine delle farmacia pari a 50 milioni di euro ma questi, a settembre, erano già diventati 80 reali e  alla fine dell’anno la cifra dovrebbe salire a 114 milioni, vale a dire più del doppio di quanto chiesto da Commissione, BCE e FMI.
 
Ora l’ultimo atto. Come annunciato dal Consiglio dei Ministri il 29 settembre, è in vista un inasprimento dei ticket e una nuova riduzione del prezzo dei medicinali, già basso rispetto al resto dell’UE, attraverso l’assunzione come  prezzo di riferimento per ciascun medicinale, quello del primo generico giunto sul mercato. Non è che l’ANF non avesse colto la gravità della situazione del paese e pretendesse di chiamarsi fuori: già nell’agosto di quest’anno aveva presentato al Governo una sua proposta di revisione dei margini, basata tra l’altro sulla ricerca citata, accompagnandola con un impegno chiaro: se non si fosse raggiunto l’obiettivo di risparmio stabilito, le farmacie avrebbero versato allo Stato la differenza. Il sindacato non ha avuto alcuna risposta e, peraltro, anche in precedenza il confronto non c’è mai stato. Al punto, riferisce il presidente dell’ANF João Cordeiro, che tutta la documentazione ricevuta dal Governo sulla manovra è un paio di fogli nemmeno firmati. E’ questo che soprattutto ha esasperato il sindacato al punto da scegliere la via delle dimissioni. Difficile dargli torto.

Maurizio Imperiali

04 ottobre 2011
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