Annegamenti: 157 morti dall’inizio dell’anno
Lo rivela uno studio dell’Istituto superiore di sanità. Quasi la metà è avvenuto in mare e i tre quarti di essi negli ultimi tre mesi. “Essenziale la sorveglianza dei bacini da parte di personale appositamente addestrato”.
01 AGO - Sono stati 157 gli annegamenti all’inizio del 2011 fino alla fine di luglio. Il 46 per cento di essi si è verificato in mare, il 20 per cento nei fiumi, il 15 nei laghi e l’11 per cento nei canali. “Considerando l’estensione delle coste italiane e il grande numero di turisti che frequentano le località marittime - ha commentato Marco Giustini, tra gli autori dello studio - l’elevato numero di decessi avvenuti in mare non rappresenta una sorpresa, tant’è che i 3/4 di questi eventi si è verificato negli ultimi 3 mesi, quelli a più elevata densità turistica. Semmai è la quantità di annegamenti nei fiumi e nei laghi a costituire una sorpresa, se si tiene conto del numero certamente esiguo di fruitori”.
L’annegamento è un fenomeno grave: si stima che nel mondo sia la terza causa di morte accidentale, dopo gli incidenti stradali e le cadute. Da anni l’Istituto Superiore di Sanità, monitorando il fenomeno, ha messo in luce la paradossale situazione in cui si conosce esattamente il numero di casi, ma non si è in grado di dare informazioni utili ai fini della prevenzione: dai dati delle statistiche ufficiali non è di fatto possibile separare gli incidenti in acqua in funzione della dinamica e del corpo idrico nel quale sono avvenuti.
Per colmare questa lacuna conoscitiva l’Istituto Superiore di Sanità ha avviato un monitoraggio sistematico degli organi di stampa (quotidiani e agenzie di stampa in particolare) ove in genere gli annegamenti vengono menzionati e descritti nei particolari. ertamente si tratta di una base di dati non canonica ed eterogenea, tuttavia di grande interesse, proprio ai fini dell’integrazione delle informazioni desumibili dalle basi di dati correnti. “L’utilizzo delle informazioni desumibili dalla stampa - ha aggiunto Giustini - è di particolare interesse proprio in un ambito, come quello degli annegamenti, ove per il forte impatto emotivo è alta la probabilità che l’evento venga riportato sui quotidiani o nelle agenzie. Oltretutto, conoscendo il numero atteso di eventi, è possibile dare una stima della copertura ottenibile con questa procedura”.
Imperizia e sottovalutazione del pericolo sono le principali cause di annegamento in mare, associate, spesso a malori improvvisi; l’imperizia è anche la principale causa degli annegamenti nei laghi e nei fiumi, soprattutto nella stagione estiva, perché nei mesi invernali un ruolo importante giocano le cadute accidentali.
“Per tutte queste cause è certamente possibile individuare alcuni interventi atti a migliorare la situazione. Noi riteniamo - ha proseguito il ricercatore - che rendere noti questi dati possa essere utile per aumentare la consapevolezza dei pericoli. La mancata sorveglianza dei bambini merita, poi, un’attenzione particolare. Ovviamente la necessità di una sorveglianza adeguata da parte dei familiari o degli adulti che hanno il compito di seguirli è fuori discussione e rientra nell’ambito di responsabilità soggettive. Tuttavia, al di là di specifiche situazioni, quali ad esempio le piscine private, si pone in generale il problema della sorveglianza da parte di personale appositamente addestrato. È, infatti, altamente improbabile che questi incidenti si verifichino in acque sorvegliate dai bagnini. La sorveglianza da parte dei bagnini avrebbe vantaggi chiaramente individuabili ed eviterebbe salvataggi improvvisati da parte di persone non in grado di effettuarli, che a volte, come visto proprio dai risultati dell’analisi delle notizie desunte dalla stampa, si concludono con esiti fatali anche per gli stessi soccorritori”, ha concluso Giustini.
01 agosto 2011
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