Eutanasia in diretta sulla BBC. Melazzini: “Malattia e disabilità non diventino criteri di emarginazione”
Così l'oncologo e ricercatore, malato di Sla, commenta la notizia della messa in onda, sull’emittente inglese, dell’ultima puntata di un documentario che mostrava gli ultimi istanti di vita di un uomo malato di Sla che ha deciso di sottoporsi all’eutanasia. "Bisogna chiedersi se dalla mancanza di supporto adeguato scaturiscano quelle condizioni di sofferenza e di abbandono a causa delle quali alcuni malati chiedono di porre fine alla propria vita".
13 FEB - "Non si può chiedere a nessuno di uccidere. Una civiltà non si può costruire su un simile falso presupposto. Perché l’amore vero non uccide e non chiede di morire". Con queste parole
Mario Melazzini, malato di SLA, oncologo e ricercatore e da poco nominato presidente dell'Aifa, commenta la notizia della messa in onda, sull’emittente inglese
BBC, dell’ultima puntata di un documentario intitolato “How to die” che mostrava gli ultimi istanti di vita di un uomo malato di Sla,
Simon Binner, che ha deciso di sottoporsi all’eutanasia in una clinica a Basilea, in Svizzera.
"In questi tempi in cui si parla sempre più, con scarsa chiarezza, di diritto alla morte, del principio di autodeterminazione, di autonomia del paziente, ritengo – prosegue – che sia importante riflettere e lavorare sul riconoscimento della dignità dell’esistenza di ogni essere umano, che deve essere il punto di partenza e di riferimento di una società che si impegna affinché la malattia e la disabilità non diventino criteri di emarginazione".
"È necessario – aggiunge Melazzini, che nella sua autobiografia 'Lo sguardo e la speranza' racconta l’esperienza della malattia e il turbamento che in alcuni momenti di sconforto l’ha portato in passato a valutare l’ipotesi del suicidio assistito – chiedersi se proprio dalla mancanza di supporto adeguato alla persona malata, alla famiglia, reti efficaci di servizi sociali e sanitari organizzati, solidarietà, coinvolgimento e sensibilità da parte dell’opinione pubblica, atteggiamento e approccio culturale, scaturiscano quelle condizioni di sofferenza e di abbandono a causa delle quali alcuni malati chiedono di porre fine alla propria vita".
"Auspico l’impegno di tutti gli attori coinvolti affinché, insieme alle Istituzioni, si rinsaldi nel nostro Paese la certezza che ognuno riceverà trattamenti, cure e sostegni adeguati, che sono l’esplicita negazione dell’eutanasia, del suicidio assistito e di ogni forma di abbandono terapeutico. Senza ideologie né preconcetti, ma bisogna guardare all’altro con uno 'sguardo nuovo', con cui è possibile vedere realmente le sue necessità, e avviare percorsi di cura capaci di rispondere concretamente ai suoi bisogni e condividerne il percorso di malattia. Sguardo che dà e riceve dignità".
13 febbraio 2016
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