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Migranti: partire dalle leggi per combattere le diseguaglianze


Al via un Progetto europeo, coordinato dall’Istituto Mario Negri: confronterà le normative sanitarie nazionali dei diversi Paesi Ue in rapporto agli immigrati per cercarne le lacune e indicare soluzioni.

24 MAR - Prenderà il via domani, nell’ambito del 7° Programma Quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico (Programma Cooperazione-Salute) della Comunità Europea, il progetto COHEMI-Coordination resources to assess and improve health status of migrants from Latin America, coordinato dal Dipartimento di Salute Pubblica dell’Istituto Mario Negri.Dieci istituti, dislocati tra Europa (Italia, Olanda, Regno Unito e Spagna) e l’America Latina (Bolivia, Ecuador e Perù) definiranno le modalità per analizzare la normativa nazionale sui migranti in rapporto al sistema sanitario di ciascun Paese europeo, al fine di produrre appropriate procedure, comuni e condivise, anche nel rispetto delle specificità culturali.
Il progetto va nella stessa direzione indicata dalla recente risoluzione adottata dal Parlamento Europeo sulla riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell'Unione Europea, in cui si chiede agli Stati membri di affrontare le disuguaglianze nell'accesso alle cure sanitarie anche per gli immigrati irregolari.
“A tutt’oggi - ha spiegato Maurizio Bonati, Capo del Dipartimento di Salute Pubblica dell’Istituto Mario Negri - i pochi dati disponibili mostrano che i tentativi di “comprendere” i bisogni delle popolazioni migranti, in particolare quelle provenienti dai paesi extra-europei, nei sistemi sanitari europei sono sporadici e non coordinati e testimoniano il fallimento delle politiche sociali e sanitarie per l’integrazione. Da ciò discende la necessità di maggiore attenzione e disponibilità per l’affermazione nella pratica del diritto alla salute per tutti”.
Il problema non è solo nazionale, ma globale. Infatti, si stima che oggi vi siano circa 200 milioni di migranti nel mondo, 30 milioni nell’Europa dei 27 Paesi, e 4,4 milioni in Italia (700mila senza permesso di soggiorno). Solo un grande sforzo collettivo e partecipato potrà garantire l’attivazione e il riconoscimento del diritto alla salute per tutti gli individui, a partire da un quadro aggiornato dei diversi fattori che possono condizionare l’accessibilità ai servizi da parte del migrante.
“La salute – ha aggiunto Francesca Severino che coordina con Bonati il progetto - è considerata un diritto inalienabile dell’individuo, appartenente all’uomo in quanto tale, dal momento che deriva dall’affermazione del più universale diritto alla vita e all’integrità fisica di cui rappresenta una delle declinazioni principali. In particolare sono le persone e i gruppi più vulnerabili a soffrire (e subire) gli effetti delle disuguaglianza nell’accesso ai servizi sanitari. Tra le popolazioni più ‘deboli’ vanno contemplati i migranti, in particolare gli irregolari”.
 

24 marzo 2011
© Riproduzione riservata

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