Sclerosi multipla. Fism a pazienti: cura Zamboni solo in centri controllati
“Oggi, consapevolmente in base ai dati scientifici, consigliamo ai pazienti di fare un intervento solo all’interno di studi controllati, con un comitato etico che ha approvato un protocollo e non di frequentare centri privati che, purtroppo, speculano su questo. E neppure di fare interventi senza partire da diagnosi corrette”. È l’invito lanciato da Mario Alberto Battaglia, presidente della Fism (Fondazione italiana sclerosi multipla), intervenuto oggi ai microfoni di Radio19 sulla sperimentazione Zamboni sulla sclerosi multipla.
04 MAR - “ C’è necessità di far chiarezza e quindi fare studi scientifici”. Per questo la Fondazione italiana sclerosi multipla invita i pazienti a sottoporsi ad interventi “solo all’interno di studi controllati, con un comitato etico che ha approvato un protocollo e non di frequentare centri privati che, purtroppo, speculano su questo. E neppure fare interventi senza partire da diagnosi corrette”.
Queste le parole pronunciate da Mario Alberto Battaglia, presidente della Fism, intervenuto ai microfoni di Radio19 per parlare di sclerosi multipla e della sperimentazione Zamboni. Di fronte alle novità in questo campo, ha infatti sottolinea Battaglia, i pazienti sono confusi. E le speranze, potrebbe indurli a lasciare le terapie per tentare le strade più innovative, ma non supportate da dati scientifici certi.
Dati i primi risultati degli studi presentati dal professor Zamboni, la Fism ha deciso di finanziare un progetto sperimentale. La teoria si basa sulla possibilità che a monte dell’insorgenza della sclerosi multipla possa esserci una ragione vascolare: l’insufficienza cerebrospinale venosa cronica (CCSVI). Si tratta di un’anomalia del flusso sanguigno in cui, a causa di malformazioni che causano un restringimento delle principali vene di deflusso del sistema nervoso centrale a livello di collo, torace e colonna vertebrale, il sistema venoso non sarebbe in grado di drenare il sangue proveniente dal cervello con conseguente danno ai tessuti.
Secondo Zamboni, questa anomalia puramente meccanica può essere corretta con la chirurgia endovascolare.
Ma la cautela è d’obbligo, sottolinea la Fism. Della stessa opinione Massimo Del Sette, componente dei comitati scientifici che si occupano dei progetti sperimentali sulle teorie di Zamboni e direttore della divisione neurologia dell’ospedale civile Sant’Andrea di La Spezia. “Lo studio promosso dalla Fism-Aism - ha spiegato a Radio19 - coinvolge 42 centri in tutta Italia. Studierà 1200 malati di sclerosi multipla ed effettuerà 800 controlli tra persone sane e persone con problemi neurologici. Gli obiettivi sono due: intanto capire se la CCSVI esiste e poi se è più frequente in pazienti con sclerosi multipla. Lo studio del dottor Zamboni invece, su un campione decisamente più piccolo, ha lo scopo di verificare se intervenire con angioplastica su questa chiamiamola malformazione, anche se non sappiamo ancora cos’è, comporta dei miglioramenti ai malati di sclerosi multipla. A rigor di logica bisognerebbe rispondere al primo quesito e cioè se la CCSVI esiste; e determinare se è una malattia, prima di studiarne la cura”. Nel frattempo, ha concluso Del Sette, occorre “evitare che i pazienti facciano qualcosa di irregolare e non controllato e magari di farsi trattare in centri che non hanno la sufficiente formazione”.
04 marzo 2011
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