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Nutrizione. Anmco: “Troppi alimenti demonizzati, servono informazioni corrette”


Negli studi su alimentazione e salute non mancano casi di falsi positivi dovuti alle loro dimensioni, ma anche a veri e propri errori. A Firenze il convegno internazionale 'Food Science & Food Ingredients' ha fatto il punto sulla necessità di un approccio scientifico e di una comunicazione corretta sulla corretta alimentazione

24 MAR - Bombardati da ricette di cucina prodotte da chef stellati, solleticati da diete miracolose, indottrinati con false notizie, siamo sempre più in balia di informazioni fuorvianti e spesso pericolose per la salute. E se i media fanno la loro parte perché non riescono a decriptare in maniera corretta gli studi clinici, anche questi ultimi a volte, con falsi positivi, tirano brutti scherzi. E così grassi, carboidrati e zuccheri diventano demoni dai quali fuggire, salvo poi scoprire a distanza di tempo che così non è, e se è facile salire sul banco degli imputati è poi altrettanto facile essere assolti. Esemplificativo il caso del caffè, criminalizzato venti anni fa da studi scientifici che volevano il tumore del pancreas e quello dell’ovaio associati al suo consumo: un falso scientifico smentito da studi successivi.
 
Per fare chiarezza l’Anmco ha organizzato il Convegno dal titolo: “Food Science & Food Ingredients: the need for reliable scientific approaches and correct communication” a Firenze nel corso del quale esperti nazionali e internazionali si sono confrontati sulle strade da seguire per avere un approccio corretto sull’alimentazione.
 
Anche perché l’alimentazione non può essere trattata a compartimenti stagni demonizzando singole classi di nutrienti. La corretta alimentazione funziona, infatti, come un’orchestra complessa in cui la varietà degli strumenti e il loro equilibrio creano l’armonia perfetta. E quindi attenzione a diete da “best seller” sbilanciate che, hanno eliminato totalmente alcune classi di alimenti, con seri rischi per la salute.
 
“Il cibo è un sistema complesso: mentre da un lato è oggetto di un’attenzione mediatica quasi morbosa, scarsa è l’informazione sulle caratteristiche nutrizionali di ciò che mettiamo in tavola – ha spiegato Michele Gulizia, Presidente nazionale Anmco, Direttore della Divisione di Cardiologia dell’Azienda “Garibaldi-Nesima” di Catania – emblematico è il caso dei grassi, troppo spesso demonizzati e il cui corretto utilizzo è stato riabilitato dopo 40 anni di terrorismo informativo. Ma la disinformazione sugli alimenti interessa anche i carboidrati, le proteine, e le diete riduttive che escludano intere fasce di nutrienti o singoli elementi anche in assenza d’indicazioni mediche che giustifichino questi comportamenti. Notizie che a volte influiscono sulle scelte alimentari e sui comportamenti di fasce di popolazione”.
 
 
Un nodo da sciogliere è anche quello della qualità degli studi e la loro corretta interpretazione.
Da un report pubblicato sul Journal of Clinical Epidemiology che ha  esaminato tutte le Linee Guida dell’Oms pubblicate tra il 2007 e il 2012 e ha rilevato che su 456 raccomandazioni, le 289 (oltre il 50%) classificati come ‘forti’ erano basate su studi di qualità bassa o molto bassa.
 
Esemplificativo un recente report sull’introito di zuccheri aggiunti nella dieta di adulti e bambini: le raccomandazioni sono state stilate prendendo in esame 4 studi osservazionali degli anni 60, svolti in Giappone che indagavano l’insorgenza di carie dentali. E solo in una nota a fondo pagine era specificato che le raccomandazioni ‘condizionali’ sono redatte quando non ci sono certezze sull’equilibrio tra rischi e benefici o svantaggi nell’adozione della raccomandazione.
 
 
E allora come orientarsi? Sarebbe opportuno, suggeriscono gli esperti, redigere le raccomandazioni sulla base di studi osservazionali multicentrici ad hoc  e di recente pubblicazione per evitare incongruenze o derivazioni che spesso fanno travisare l’informazione reale.
Soprattutto quando si parla di una corretta alimentazione bisogna focalizzarsi sul complesso degli alimenti, non sui singolo componenti. Sull’intera orchestra formata, appunto.
 
 “Dobbiamo andare oltre l’approccio ‘riduzionista’ – ha spiegato  Carlo La Vecchia Professore straordinario di epidemiologia presso il Dipartimento di scienze cliniche e di comunità dell’Università di Milano – l’insieme in nutrizione è molto più che la sola somma delle singole parti. Ci siamo resi conto che alcuni studi epidemiologici non sono adatti a tratte delle conclusioni esatte per stilare Linee Guida scientificamente corrette. Gli anni di guerra ai grassi si sono dimostrati un misunderstanding scientifico. E la moderna tendenza alla ‘carbofobia’ sembra andare nella stessa direzione.  Oggi, il focus non dovrebbe essere sulla quantità totale di sostanze nutritive ma sulla composizione complessiva e la qualità della dieta“.
 
“L’approccio che studia i singoli nutrienti è necessario per aiutare a definire risposte biochimiche a quell’elemento, ma non è in grado di cogliere la risposta ad una alimentazione complessa come quella umana” ha aggiunto Dennis Bier Direttore dell’American Journal of Clinical Nutrition.
 
Anche in questo caso può essere esemplificativo quello che potremmo chiamare “l’affaire grasso” criminalizzato dal Seven Countries Study per oltre 40 anni. Uno studio dell’Università di Cambridge (Uk), pubblicato sulla rivista  ‘Annals of Internal Medicine che ha passato in rassegna circa 80 ricerche su oltre 500 mila persone ha dimostrato che i grassi saturi non aumentano il rischio di incorrere in patologie cardiovascolari. E all’argomento la rivista Time ha recentemente pubblicato un ampio dossier in cui pone l’accento come campagne “antigrassi” condotte da oltre 30 anni negli Stati Uniti non hanno avuto alcun effetto sull’obesità e sulle malattie ad essa collegata.
“La rivalutazione della dieta a basso contenuto di grassi – ha aggiunto Bier – ha ora portato a una reazione contro lo zucchero e altri carboidrati, lasciando il pubblico più confuso che mai. A peggiorare le cose, gli scienziati sono ormai ai ferri corti sul consumo eccessivo di grassi o di carboidrati per quanto riguarda benessere e salute. È necessaria un’attenta rivalutazione”.
 
Insomma, serve una ricerca clinica in nutrizione affidabile e super partes.
“Le future ricerche nel campo della scienza della nutrizione avranno bisogno di nuovi e innovativi modelli sperimentali che prendano in considerazione, oltre l’effetto biologico, altri aspetti della nutrizione umana quali aspetti psicologici, culturali e sociali, che sono in definitiva legati alla scelta alimentare –  ha sottolineato Furio Brighenti, Presidente della Società italiana nutrizione umana (Sinu) e  Ordinario del Dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’ Università di Parma – ma servono però finanziamenti che consentano anche di svolgere una ricerca indipendente”.
 
Ed anche le politiche europee per il miglioramento della salute pubblica devono passare attraverso la promozione di corretti modelli alimentari che tengano conto del complesso sistema di conoscenze, credenze e comportamenti alla base dei modelli alimentari.
 
“Non solo cibo, numero dei pasti, nutrienti – ha concluso Gulizia – ma anche la valutazione dell’effetto che ciascun cibo ha sull’organismo e il ruolo ancora poco incentivato dell’attività fisica, la grande assente dalla quotidianità degli occidentali, e ormai quasi scomparsa della vita dei bambini e dai programmi scolastici. Così come sottolineato anche da importanti studi come quello di Nature  che evidenzia come l’inattività fisica contribuisce allo sviluppo di malattie metaboliche croniche e alla mortalità precoce. Mentre anche pochi minuti al giorno di attività moderata-vigorosa è in grado di avere effetti benefici sia sul peso in generale che sulla circonferenza addominale, dove si annida il grasso ormai noto come pericoloso anche nei soggetti normopeso. Sono quindi necessarie soluzioni strutturate a un problema così complesso ma soprattutto desideriamo sottolineare il ruolo centrale della stampa divulgativa nel diffondere informazione basate su evidenze scientifiche certe, a tutela del cittadino-lettore”.
 
 

24 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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