Marcel ha provato a chiedere di far chiarezza. "Primo ho scritto a due ministri della Giustizia, che mi hanno ignorato, poi ho chiesto alla commissione di controllo di indagare ma non hanno fatto nulla". Per questo si è rivolto ai tribunali, ma dopo quattro anni di procedure i giudici hanno rigettato la sua richiesta: la madre aveva espresso il suo consenso al “trattamento”. Ma per lui continua ad esser "tutta una farsa".
Secondo la legge belga solo un malato in fase terminale e senza speranze cliniche, attraverso ripetute domande scritte, dopo la valutazione di un secondo medico e di una équipe di infermieri, può ottenere l’eutanasia. Secondo quanto dichiarato nel documentario da Jacqueline Herremans, membro della commissione incaricata di verificare la legalità delle eutanasie, su 6000 segnalazioni ricevute nessuna è risultata difforme dai criteri richiesti dalla legge. "Non posso confermare che tutte le dichialazioni erano compilate con la stessa cura e adeguatezza - ha raccontato Herremans - ma non c'è n'è nessuna che per noi giustificasse la trasmissione del caso alla Procura". E' la stessa commissione però a riconoscere di non avere "la possibilità di valutare la proporzione del numero di eutanasie realmente praticate". La Commissione, infatti, valuta i rapporti inviati dai medici e non è in grado di fare controlli indipendenti.
Una realtà confermata anche da Etienne Montero, docente alla facoltà di Diritto di Namur, che racconta come non sia possibile "controllare l’eutanasia, l’ha ammesso la stessa Commissione di controllo. È chiaro che un medico che va contro la legge non si denuncia da solo: o non riporta alla Commissione il caso di eutanasia o riempie male i moduli o li falsifica. Secondo uno studio recente, solamente in un caso di eutanasia su due è stato raccolto il consenso scritto dei pazienti. Questo è illegale. L’ideologia alla base di questa legge è il rispetto dell’autonomia e dell’autodeterminazione, ma è evidente che viene contraddetto ogni giorno nei fatti".
Nel video, infine, sono gli stessi addetti ai lavori a raccontare vicende che lasciano interdetti. Uno dei sostenitori della legge, il prof. Dominique Lossignol, specialista in medicina interna e cure palliative, spiega le condizioni richieste per l'eutanasia: "Può essere richiesta da un paziente che si trova di fronte ad una malattia incurabile che è cosciente, maggiorenne, per il quale le sofferenze sono senza fine. La malattia incurabile sottende che non vi sia speranza di migliorare la situazione con dei trattamenti efficaci e che il paziente faccia una domanda ripetuta, serena e senza pressioni esterne. La domanda richiede parecchio tempo per assicurarsi che tutto sia ben chiaro: è chiaro che non praticheremmo mai un'eutanasia se il paziente non la richiede".
La versione del medico viene però smentita da Claire-Marie Le Huu, infermiera belga, che conferma in video la leggerezza con cui viene somministrata la 'buona morte': "Ho assistito a tanti casi di eutanasia somministrata in modo illegale. In uno dei primi, un anestesista una volta mi ha chiesto di aiutarlo con una persona che aveva chiesto di morire. Io mi sono rifiutata perché quell’uomo non soffriva assolutamente in maniera insopportabile e non c’erano i requisiti previsti dalla legge. L’ho detto ai miei capi, ma dalle loro risposte evasive ho capito che era una pratica consolidata. Quell’uomo alla fine è morto e come lui tanti altri. Spesso non c’è nessuna richiesta scritta: si chiede alle persone tre volte se vogliono l’eutanasia invece che le cure palliative, e la loro risposta orale è considerata sufficiente".
Un'altra infermiera, Bernadette Wouters, ha testimoniato: "Ho visto dei pazienti che sono stati uccisi. Come tutte le infermiere della mia età mi chiedo dove mi farò curare quando ne avrò bisogno, perché non mi fido più né del sistema né di chi cura".
13 gennaio 2015
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