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Marino (Pd): la salute materno infantile dei migranti una sfida per la politica italiana


Nel nostro Paese un bimbo su cinque è figlio di genitori immigrati ma spesso le madri sono discriminate nell’accesso ai servizi sanitari. È questa la denuncia del presidente della commissione di inchiesta sull’efficienza e l’efficacia del servizio sanitario, Ignazio Marino, nel corso del convegno dedicato alla salute materno-infantile dei migranti in Italia, organizzato dall’associazione onlus  Imagine. 

20 GEN - La salute è un diritto primario, un diritto per tutti i cittadini stranieri che risiedono in Italia. Una fascia di queste persone, che spesso scappano da paesi dove il diritto alla salute non è tutelato adeguatamente, è rappresentata da donne in gravidanza che hanno bisogno di assistenza, informazione e punti di riferimento durante la gestazione e il parto.
 
Gli stranieri producono l’11% del nostro Pil e sono destinati a crescere. La popolazione straniera regolare presente in Italia agli inizi del 2009 risulta superiore a quattro milioni e trecentomila persone senza tenere conto dei migranti irregolari. Il 51% degli stranieri in Italia sono donne e si calcola che su 100 parti, 15 sono effettuati da madri straniere che spesso non sanno né dove né a chi rivolgersi. Appare dunque evidente che le strutture sanitarie del nostro paese debbano essere pronte a rispondere ai bisogni di questa fascia di persone, colmandone le fragilità e le paure, lavorando alla corretta integrazione di esse a tutti i livelli della società civile nel pieno rispetto delle loro diversità culturali e religiose.
 
“In Italia, circa un bambino su cinque nasce da genitori immigrati ma spesso, soprattutto le madri, hanno difficoltà nell'accesso ai servizi sanitari che, secondo la legge, sono assicurati a tutti gli immigrati, anche se non regolari”. A dirlo è Ignazio Marino presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Ssn, che chiama a raccolta la politica perchè quella della salute materno infantile dei migranti “è una sfida da affrontare con serietà e rigore dalla politica italiana”.
Tra le proposte del senatore: il prolungamento del permesso di soggiorno alle partorienti da sei mesi ad un anno.



 
Il convegno è stato promosso dall’Associazione Imagine onlus  che ha realizzato un progetto pilota, al San Filippo Neri di Roma, della durata di due anni, chiamato “Ospedale Amico”, nel quale sono stati realizzati corsi di formazione di medicina transculturale per 86 operatori sanitari dei reparti di Ostetricia, Neonatologia e Medicina interna, per migliorare la comunicazione e l’accesso alle cure da parte dei pazienti immigrati.
“Il 7-8% del totale dei ricoveri è per donne straniere – ha affermato Lorenzo Sommella, direttore sanitario dell’ospedale S. Filippo Neri di Roma – la maggior parte dei quali (830) sono stati ricoveri in ostetricia e ginecologia e la percentuale dei parti da madri immigrate effettuati presso la nostra struttura è stata nel 2009 e nel 2010 il 25-30% del totale”.
 
“Il 51% della popolazione immigrata in Italia – ha aggiunto Salvatore Geraci, direttore dell’Area Sanitaria della Caritas diocesana di Roma – è costituito da donne che stanno costruendo il nostro futuro, visto che è cresciuto notevolmente il numero di nascite da madri straniere, da 30mila dieci anni fa a 94mila nel 2009”.
 
 “I bambini nati da donne immigrate in Italia presentano condizioni di salute più difficili rispetto a quelli nati da donne italiane, nonostante il fatto che le madri immigrate siano più giovani delle italiane. Questo significa che le immigrate accedono tardi ai controlli in gravidanza”. Questo è il paradosso sottolineato da Donatalle Poretti, senatrice del Pd. “I figli di immigrate  secondo dati dell’Iss presentano indicatori di salute alla nascita più sfavorevoli, segno questo – ha concluso la Poretti – di un accesso tardivo ad esami come ecografie o amniocentesi”.

20 gennaio 2011
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