I ragazzi non si curano del proprio pene
“Solo il 15% dei ragazzi si sottopone a visite specialistiche, contro il 60% delle ragazze”. La Società italiana di Andrologia, da oggi a Congresso a Roma, lancia l’allarme e chiede più prevenzione. Anche vaccinando gli uomini contro l’Hpv.
25 NOV - Una volta c’era la visita di leva, controllo sanitario obbligatorio per tutti i ragazzi italiani. Una visita che permetteva di scoprire, e dunque di intervenire, anche su molte patologie genitali, presenti, in forme più o meno gravi, in ben il 73% dei giovani, secondo i dati del Distretto militare di Roma del 1997.
Oggi, abolito il servizio militare obbligatorio, questo screening di massa non c’è più. E molto raramente accade che un ragazzo faccia una visita specialistica in questo settore: secondo un’indagine realizzata a Roma dal dottor Giuseppe La Pera, prima dei 18 anni solo il 15% dei maschi si è sottoposto ad una visita dell’apparato riproduttivo, mentre tra le ragazze la quota sale fino al 60%. E crescendo le cose non migliorano di molto, con i rischi immaginabili sia per la trasmissione di infezioni, sia per gli interventi su anomalie morfologiche o funzionali.
La necessità di sviluppare consapevolezza e prevenzione nel campo delle patologie dell’apparato riproduttivo maschile è una delle richieste che vengono dal XXVI Congresso della Società italiana di andrologia (Sia), apertosi oggi a Roma. Per Vincenzo Gentile, presidente della Sia, si tratta di sviluppare una “cultura andrologica”, già affermatasi tra i medici, ma che ora deve sempre più rivolgersi all’esterno “per far capire alla gente che esiste uno specialista di riferimento per le patologie della sfera riproduttiva e sessuale maschile e che questo è l’andrologo”.
La campagna informativa sulla disfunzione erettile, realizzata in Italia e in altri 13 paesi europei, va in questa direzione con lo slogan
Basta scuse. Torna ad amare e la Sia non ha fatto mancare il suo sostegno. “Come andrologi – spiega Gentile – sappiamo che gli uomini tardano a parlare di questa problematica con il loro medico. Siamo consapevoli della valenza delle iniziative di educazione sanitaria destinate al pubblico maschile. La Campagna di quest’anno ha visto gli specialisti andrologi scendere in piazza per offrire, a tutti coloro che ne avessero fatto richiesta, una prima consulenza. I risultati di questa Campagna, unica nel suo genere, sono stati soddisfacenti da tutti i punti di vista”.
E sempre in tema di prevenzione al Congresso Sia si parlerà anche del Papillomavirus umano (HPV), fino ad oggi considerato un pericolo solo per le donne. Al contrario, ci sono molte patologie (tumore dell’ano, del pene, del tratto oro-faringeo, condiloma tosi) correlate all’infezione da HPV e che riguardano a pieno titolo l’uomo.
In generale si stima che il Papillomavirus colpisca il 75% della popolazione sessualmente attiva almeno una volta nel corso della vita, indipendentemente dalle abitudini sessuali. L’uso del preservativo, pur restando uno strumento preventivo di primaria importanza, non garantisce una protezione totale dall’HPV. “Oggi – dichiara Vincenzo Gentile – anche grazie ai più recenti dati scientifici e clinici, è necessario fare un passo in avanti pensando di estendere la vaccinazione anti HPV anche nel maschio per combattere efficacemente il virus e le patologie ad esso correlate. I virus non conoscono distinzioni di genere”. E gli studi dimostrano che il vaccino dà buoni risultati, che saranno verificati a più lungo termine per quanto riguarda i carcinomi, ma che sono già riscontrabili per i condilomi, noti comunemente come ‘creste di gallo’. “I condilomi genitali rappresentano il 33% di tutte le malattie sessualmente trasmesse in Italia – spiega la dottoressa Barbara Suligoi, Direttore del centro operativo sull’Aids, Dipartimento Malattie infettive dell’Iss – e di questi il 73% colpisce gli uomini”.
E.A.
25 novembre 2010
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