Gli italiani consumatori “fedeli”. Soprattutto alle marche dei farmaci da banco
Lo rileva l’ultima indagine Nielsen sul livello di loyalty dei consumatori rispetto a 16 diverse categorie di prodotti. Gli italiani restano fedeli al “loro” farmaco nel 77% dei casi contro una media europea del 66%. Il dato rappresenta anche il nostro record di fedeltà. Al secondo posto il negozio o il supermarket dove si fa la spesa e al terzo la marca di telefonino.
14 NOV - Il 77% dei consumatori italiani si dichiara “fedele” ai prodotti da banco contro il 66% della media europea e il 71% di quella mondiale. Al secondo posto si attestano i supermarket e i negozi al dettaglio (73% - media UE 71%) e al terzo i fornitori di servizi internet e telefonici, 71% identica percentuale per la media europea. E’ quanto emerge dalla
Global Survey Loyalty, l’indagine condotta a livello globale da Nielsen, che ha coinvolto 17.345 intervistati, sul livello di loyalty dei consumatori rispetto a 16 diverse categorie di prodotto, tra beni di largo consumo, prodotti tecnologici, servizi e retailers.
Al quarto posto tra le categorie a cui gli italiani si dichiarano fedeli si attestano le Istituzioni bancarie e finanziarie indicate dal 69% degli intervistati, di qualche punto inferiore alla media UE (73%). Considerando la media mondiale, il dato raggiunge il 77%.
I prodotti di bellezza in Italia trovano un 63% di fedeltà tra i consumatori, -3% rispetto al dato europeo, mentre per i brand di cereali la loyalty si attesta al 59% (+2% rispetto alla media UE). Analoga percentuale, 59%, per le marche di personal computer (media UE 64%) e di apparecchiature per la casa (-3% rispetto al dato europeo). Il 58% degli italiani si dichiara fedele alle bevande gassate, +1% rispetto alla percentuale del Vecchio Continente. Più volatile la fedeltà degli italiani rispetto alle marche di prodotti elettronici (esclusi i computer), 56% versus 58% media UE, così come per gli snack, 55% Italia, +2% rispetto al dato europeo. Chiudono la classifica le bevande alcoliche, 50% Italia, -5% rispetto alla media europea, e i punti vendita online, 50% Italia, -5% rispetto al dato europeo.
E’ bene notare – secondo Nielsen - come un aumento del 2% nella fidelizzazione dei clienti abbia sui profitti di un’azienda lo stesso effetto di un taglio costi del 10%. Una riduzione del tasso di defezione dei clienti del 5% può aumentare i guadagni tra il 25% e il 125%, a seconda del settore particolare in cui un’azienda opera. Sui clienti fidelizzati, ad esempio, si riscontrano maggiori opportunità di cross-selling perché questi tendono ad acquistare di più o a utilizzare maggiori servizi. Il tasso di redditività di un singolo consumatore, infatti, tende ad aumentare nel corso della vita dello stesso consumatore.
Se si cambia marca è per il prezzo. Tra i motivi che spingono verso nuovi prodotti, gli italiani hanno indicato al primo posto il migliore prezzo (54% dato analogo a quello europeo), seguito al 21% dalla migliore qualità (media UE 22%). Le più opportune caratteristiche trovano l’interesse del 10% degli intervistati italiani (+5% rispetto alla media UE). Un’analoga percentuale (10%) si riscontra per la maggior puntualità nei servizi offerti (-1% rispetto al dato europeo). La possibilità di una più completa selezione, con il 5% delle preferenze degli intervistati italiani (-3% rispetto alla media UE), chiude la classifica degli aspetti più determinanti rispetto a un cambio di decisione.
“E’ interessante notare come gli italiani rispetto alle motivazioni che portano a non aderire a un programma fedeltà presentino significative differenze rispetto alla media europea” - ha dichiarato
Roberto Pedretti, Amministratore Delegato Nielsen Italia. “Un dato: gli abitanti del Vecchio Continente considerano importante l’offerta dei benefit, mentre per gli italiani questo dato è considerevole solo per la metà. Un’ulteriore e significativa differenza è da cogliere rispetto ai dati personali da fornire in sede di iscrizione al programma. I cittadini del Bel Paese appaiono meno sensibili a questo aspetto. La fedeltà per gli italiani si riscontra in particolare sui prodotti legati alla salute, oltre che ai fornitori di beni di prima necessità: in un momento storico come quello attuale, la fiducia degli italiani rimane alta verso i beni indispensabili” - ha concluso Pedretti.
14 novembre 2013
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