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Cure palliative. Congresso internazionale della Fondazione Ant: “C’è ancora molto da fare”


Il punto sulle più avanzate metodologie per migliorare la vita dei pazienti terminali. Secondo l’OMS sono circa 100 milioni le persone che ne hanno bisogno.Al centro del dibattito anche come utilizzare la morfina e come renderla accessibile a tutti, in tutti i luoghi di cura, per liberare dal dolore

15 SET - Si è concluso ieri a Bologna il congresso internazionale “The Dignity of Life until the Last Breath. Innovative models in cancer palliative care”, organizzato dalla Fondazione ANT Italia Onlus, in occasione dei suoi 35 anni di attività. Le cure palliative, secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, si occupano in maniera attiva e totale dei pazienti colpiti da una malattia che non risponde più a trattamenti specifici e la cui diretta evoluzione è la morte. Affrontare tempestivamente e nei modi appropriati il problema con il paziente e i suoi familiari, è stato spiegato in numerosi interventi, aiuta in primo luogo a migliorare significativamente la qualità di vita del Sofferente e, allo stesso tempo anche, ha un importante impatto sulla tenuta del Servizio sanitario pubblico perché evita cure costose e non più appropriate.
 
Per tre giorni oltre cinquanta esperti tra i più autorevoli a livello internazionale, provenienti da vari Paesi europei, da ospedali pubblici e privati, centri accademici di eccellenza e organizzazioni non profit si sono confrontati sui modelli assistenziali presenti in Europa nel campo delle cure palliative e dellahome care, con particolare riferimento a modelli innovativi che prevedano la partecipazione integrata di diverse realtà territoriali.
 
Il problema della gestione del dolore in Europa, ma anche nel resto del mondo é un nodo ancora aperto.Ad esempio il confronto si è molto soffermato, con opinioni anche diverse, sul come utilizzare la morfina e come rendere la morfina accessibile a tutti in tutti i luoghi di cura.

“Non c'era mai stato in Italia - ha commentato Raffaella Pannuti, Presidente di ANT - un congresso con la presenza di così tante esperienze internazionali riunite ad un unico tavolo di lavoro europeo così ampio e così competente e l'occasione per i 35 anni di ANT ha suscitato un interessante dibattito sulla necessità di ampliare le cure palliative e in particolare l'assistenza domiciliare e sulla capacità di utilizzare la morfina e gli antidolorifici in genere con l'obiettivo dichiarato di liberare l'uomo dal dolore. Il non profit é stato il motore innovativo che in Europa (e in Italia, ad esempio, a partire da Vidas, Fondazione Floriani e ANT) si é occupato per primo di questi temi, svolgendo un ruolo di pungolo e di sollecito nei confronti delle istituzioni pubbliche che lentamente, forse troppo lentamente, stanno recependo questo diritto alla dignità della vita. L'Eubiosia, la buona vita, deve diventare la bandiera del movimento delle cure palliative”.

Tra gli interventi più attesi, quello della dottoressa Kathleen M. Foley del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, una delle maggiori esperte internazionali di cure palliative.“L’Organizzazione Mondiale della Sanità - ha ricordato Foley - stima che ne abbiano bisogno tra i 4 e i 5 milioni di persone malate di tumore e circa 100 milioni di pazienti, loro familiari e caregivers, se includiamo altre patologie. Nel mondo ci sono 7-9 milioni di bambini che necessitano di cure palliative e l’80% di loro vive in Paesi poveri. Ma anche nel Paesi avanzati, che hanno maggior disponibilità di risorse economiche, solo il 50/70% delle persone che necessitano di cure palliative può usufruirne”.
 
Nel 2020, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 10 milioni di decessi saranno causati da una patologia oncologica e dai 2 ai 3 milioni solo nei Paesi industrializzati.“Le cure palliative sono indispensabili e lo saranno sempre di più per la tenuta dei Sistemi sanitari e della coesione sociale. Se da un lato diminuirà la mortalità tra i giovani, dall’altro sarà in aumento la popolazione anziana con patologie tumorali che necessiterà di assistenza. Questo scenario – descritto dal fondatore di ANT, il Prof. Franco Pannuti nella giornata di apertura del convegno - impone agli Stati di predisporre politiche sanitarie orientate a una gestione delle cure palliative che sia efficace per i pazienti e per le loro famiglie ma al tempo stesso sostenibile in termini economici”.
 
Il Convegno è stato anche l’occasione per presentare i dati del bilancio operativo di ANT nel primo semestre del 2013. I Malati di tumore assistiti gratuitamente a domicilio in 9 regioni d’Italia tra gennaio e giugno di quest’anno, sono stati 6.808, in crescita del 4.6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – ha ricordato Raffaella Pannuti, Presidente di ANT. Si stima che le persone seguite ogni anno da ANT rappresentino circa il 10% di tutti i malati oncologici assistiti a domicilio nel nostro Paese. Sono il 9% in più i Malati assistiti ogni giorno gratuitamente a domicilio dallo staff sanitario della Fondazione ANT rispetto allo stesso mese del 2012 (+27% negli ultimi cinque anni).
 
Attualmente i 131 medici, 88 infermieri e 27 psicologi che lavorano per ANT – cui si affiancano altre figure professionali come nutrizionisti, assistenti sociali, farmacisti, fisioterapisti, collaboratori e dipendenti, per un totale di 400 persone – curano ogni giorno 3.943 Malati (dato aggiornato al 30 giugno 2013). Dal 1985 sono stati curati dalle 20 équipes di specialisti ANT 96.289 malati di tumore, direttamente a casa e senza alcun costo per gli Assistiti e per le loro Famiglie.
 
Nel corso del Convegno è stato conferito ilPremio “Eubiosia for Science” al Professor Gianni Bonadonna, riconosciuto a livello mondiale come uno dei fondatori della moderna oncologia.

15 settembre 2013
© Riproduzione riservata

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