E’ morta Margherita Hack. Aveva 91 anni. La prima donna italiana a dirigere un osservatorio astronomico
Si è spenta oggi all’ospedale di Cattinara dove era ricoverata da una settimana per problemi cardiaci. Il 17 marzo del 1964 seppe di aver vinto il concorso per la cattedra di astronomia all’Università di Trieste e di esser così la prima donna chiamata a dirigere un osservatorio astronomico in Italia.
29 GIU - E' morta a 91 anni l'astrofisica Margherita Hack. La scienziata è deceduta all'ospedale di Cattinara (Trieste), dove era ricoverata da una settimana in seguito al riacutizzarsi dei problemi cardiaci che la affliggevano. Con lei c'erano il marito, Aldo, con il quale era sposata da 70 anni, Tatiana, che la assisteva da tempo, la giornalista Marinella Chirico, sua amica personale, e il responsabile del polo cardiologico, Gianfranco Sinagra.
Margherita Hack era nata a Firenze il 12 giugno 1922, anno segnato dalla marcia su Roma (28 Ottobre) e dall’avvento del regime fascista in Italia. Suo padre proveniva da una modesta famiglia protestante, ma godeva di un ottimo impiego come contabile presso la Fondiaria, azienda che produceva energia elettrica per la Toscana; a causa delle sue posizioni antifasciste fu presto allontanato dal lavoro e successivamente licenziato. Furono anni economicamente duri poiché anche la madre, diplomatasi all’Accademia di belle arti e impiegata all’ufficio del telegrafo, aveva abbandonato il lavoro per occuparsi della figlia neonata, e fu costretta a fare miniature e copie dei quadri degli Uffizi per i turisti stranieri. Nonostante le serie difficoltà, la piccola Margherita crebbe accudita da entrambi i genitori in una dimensione famigliare paritaria che caratterizzò profondamente il suo carattere e la sua cultura.
Frequentò il liceo classico «Galilei» ove ebbe modo di studiare con autorevoli professori come Alessandro Setti per il greco, Cesare Luporini per la filosofia, Giorgio Spini per l’italiano ed Enrica Calabresi per matematica. Pur ottenendo buoni risultati sia in matematica che in fisica, nella scelta dell’indirizzo universitario prevalse la passione per le materie umanistiche; infatti, dopo un periodo d’indecisione, Margherita optò per il corso di laurea in lettere. Capì ben presto di aver scelto la strada sbagliata: seguita la prima lezione tenuta dal Prof. Giuseppe De Robertis, decise di dedicarsi agli studi scientifici e si iscrisse alla Facoltà di fisica. Qui conobbe il prof. Giorgio Abetti, direttore dell'Osservatorio di Arcetri (figlio di Antonio, anch’egli alla guida del centro dal 1895 al 1921) e il suo assistente Mario Girolamo Fracastoro, futuro direttore dell’Osservatorio astrofisico di Catania. Già caratterizzata da un’indole decisa, Margherita Hack rifiutò senza indugi una tesi storico-compilativo sull’elettricità statica, per dedicarsi ad una serie di osservazioni.
Nel medesimo periodo incontrò casualmente Aldo De Rosa, studente di lettere, ma prima ancora amico d’infanzia e compagno di giochi sino a quando, da bambino, aveva dovuto lasciare Firenze con la famiglia per seguire il padre poliziotto a L’Aquila e a Palermo. I due giovani iniziarono subito a frequentarsi e dopo poco tempo decisero di unirsi in matrimonio. Margherita, già atea, accettò per amore del marito di celebrare il sacramento, e così il 19 febbraio 1944, si sposarono a San Leonardo in Arcetri, vicino all’Osservatorio ed alle loro case.
L’anno successivo Margherita si laureò in astrofisica con una tesi sulle proprietà di una classe di stelle variabili, le Cefeidi, in particolare su una stella chiamata FF Aquilae. Pur continuando a frequentare l’Osservatorio come assistente volontario per analizzare le macchie solari, vinse nel 1946 una borsa di studio dell’Istituto di ottica dell’Università di Firenze per l’insegnamento di matematica e geometria. Sono anni duri, soprattutto per la ricerca, e il primo impiego arriva nel 1947 presso la Ducati, ditta milanese che operava nel campo dell’ottica. La giovane astrofisica accettò e si trasferì con Aldo a Milano, ma di li a poco venne a sapere che sarebbe stato indetto un concorso per aiuto astronomo a Firenze; ne superò brillantemente le prove, e, tornata nel capoluogo toscano, cominciò una nuova campagna d’indagine.
Oltre a proseguire le osservazioni sulle Cefeidi ancora poco studiate, si dedicò infatti ad un nuovo progetto. Incuriosita dalle letture su ζ Tauri, cominciò a occuparsi autonomamente delle stelle di tipo spettrale Be, estremamente calde in superficie (oltre 20.000 gradi) e molto luminose.
Nel 1950 divenne assistente alla cattedra di astronomia e, due anni dopo, pubblicava il suo primo articolo: un’analisi comparativa su una decina di stelle Be. Nel contempo fece domanda per l’Institut d’astrophysique di Parigi, uno dei migliori centri al mondo, dove poté lavorare con il fisico Daniel Chalonge. Qui propose un nuovo sistema di classificazione che, dopo un’iniziale perplessità, fu accolto anche dal ricercatore francese e venne pubblicato sulle «Annales d’astrophysique».
Nel 1954 la Hack ottenne la libera docenza. Così, incoraggiata anche dal marito, avviò una collaborazione con il “Nuovo Corriere di Firenze” per favorire la divulgazione scientifica. Il progetto era audace per quegli anni, ma Margherita vi si impegnò, ritenendolo doveroso, senza perdere di vista studio e didattica: nel medesimo periodo, per continuare ad occuparsi delle Cefeidi, chiese ed ottenne il trasferimento all’Osservatorio di Merate (succursale di Brera), tenendo contestualmente corsi di astrofisica e di radioastronomia presso l'Istituto di fisica dell'Università di Milano. In qualità di «visiting fellow» collaborò con l'Università di Berkeley, l'Institute for advanced study di Princeton, l'Institut d'astrophysique di Parigi, gli Osservatori di Utrecht e Gröningen in Olanda, l'Università di Città del Messico e l'Università di Ankara in Turchia.
Il 17 marzo del 1964, proprio mentre partecipava ad un convegno di astrofisica a Bologna, seppe di aver vinto il concorso per la cattedra di astronomia all’Università di Trieste, e di esser così la prima donna chiamata a dirigere un osservatorio astronomico in Italia. Sotto la sua guida, che durò fino al 1987, l’Osservatorio di Trieste implementò considerevolmente l’attività di ricerca, guadagnandosi una meritata rinomanza internazionale. Dal 1975 collaborò costantemente con Los Angeles, Princeton e Victoria, analizzando i dati rilevati dal satellite Copernicus sulla stella ß Lyrae. Nel 1979 fu tra i soci fondatori della rivista «L’astronomia», mentre l’anno successivo concretizzò il progetto di un Istituto di astronomia all’Università di Trieste, divenuto poi Dipartimento a partire dal 1985 e diretto dalla stessa Margherita Hack fino al 1990.
Nel 1992, terminato l’insegnamento per raggiunti limiti d’età, continuò a dedicarsi alla ricerca e all’organizzazione del dipartimento del quale fu nuovamente direttrice dal 1994 al 1997, anno in cui si ritirò dall’attività lavorativa pubblica.
Nonostante gli assidui impegni di studio e ricerca, Margherita Hack non ha mai smesso di dedicarsi alla divulgazione scientifica e all’impegno civile che non sono diminuiti negli ultimi anni, e che la vedono dedita alla conoscenza e alla necessaria diffusione del sapere.
Fonti: Ansa e “Scienza a Due Voci” dell’Università di Bologna
29 giugno 2013
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