Il succo tropicale che fa bene a tutto. Ma è vero?
Viene presentato come una panacea per la prevenzione e la cura di numerose patologie: è il succo di mangostano, un frutto tropicale. "Ma è solo pubblicità ingannevole". A segnalarlo è l'associazione Altroconsumo che ha presentato una denuncia all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
13 SET - Nel kit acquistabile in bottiglie da 750 ml in blocco di quattro, come minimo, per un totale di 115 euro, o in bustine monodose, spesa minima 137 euro, viene anche inviato un foglio illustrativo dove, oltre ai dosaggi, sono elencati ben 75 motivi per consumare quotidianamente il succo mangostano. "È descritto come un toccasana per prevenire e curare patologie cardiache, diabete, cancro, malattie della pelle, morbo di Parkinson e Alzheimer. Ovviamente senza che nulla di tutto ciò sia scientificamente provato". A lanciare l'allarme è Altroconsumo, che contro questo prodotto ha presentanto all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per pubblicità ingannevole e pratica commerciale scorretta.
La Xango, la società distributrice che vende il prodotto da anni anche negli Stati Uniti, è già stata ammonita nel 2006 dalla Food and Drug Administration, poiché pubblicizza il prodotto come se fosse un farmaco, contravvenendo al Federal Food, Drug and Cosmetic Act, la norma in vigore negli Stati Uniti.
Il Italia il prodotto è pubblicizzato dal sito ufficiale www.xango.it, che cautamente parla dei componenti in modo generico ("gli xantoni sono una categoria unica di componenti biologicamente attivi, con numerose capacità bioattive"). Altri siti, come www.mangostano.com, approfondiscono gli effetti vantati e indicano i distributori della propria zona per poter così avviare le pratiche di acquisto del prodotto, attraverso una "vendita diretta". Aprendo le pagine relative ai distributori, il legame con Xango risulta evidente.
Si trovano poi in rete una molteplicità di piccoli rivenditori che sono anche consumatori. I meccanismi di vendita sono particolari: il cliente è invitato a registrarsi sul sito del mediatore; a quel punto diventa a sua volta venditore; deve così pagare una quota per l'adesione e per un kit d'ingresso.
Tecniche di vendita che, secondo Altroconsumo, "sono state ideate per spremere a fondo le tasche e la credulità del consumatore".
G.R.
13 settembre 2010
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