“Oltre 6 ginecologi su 10, il 40% degli anestesisti e un terzo del personale sanitario sono obiettori di coscienza. In altre parole, oltre la metà del personale, medico e non, formato per mettere in pratica un’interruzione volontaria di gravidanza si rifiuta di farlo, appellandosi ad un diritto riconosciuto dal proprio codice deontologico professionale”. È la Presidente della FNOPO, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica, Silvia Vaccari, a seguito del voto favorevole ad un emendamento al dl Pnrr votato oggi alla Camera che prevede la presenza di volontari per la vita nei consultori, a richiamare l’attenzione sugli ultimi dati raccolti dal Sistema di sorveglianza epidemiologica dell’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Tale sorveglianza, condotta in sinergia dall’Istituto Superiore di Sanità, il Ministero della Salute, l’ISTAT, le Regioni e le Province Autonome, sin dal 1980, permette un monitoraggio continuo e approfondito del fenomeno, offrendo una tra le più accurate e dettagliate relazioni disponibili a livello internazionale sull’argomento.
“La Legge 194 (“Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 22 maggio 1978) è una legge che tutela la salute della donna - continua la Presidente Vaccari -. La legalizzazione dell’aborto, un accesso maggiore alla contraccezione e ai consultori familiari, infatti, hanno permesso alle donne italiane, da un lato di prevenire le gravidanze indesiderate, dall’altro di tutelare la propria salute psicofisica. La legge 194 ha avuto un duplice effetto positivo: non solo gli aborti sono usciti dalla clandestinità, ma sono anche diminuiti, passando dai 234mila del 1983 (anno record) ai 66.400 nel 2020. I risultati sono stati talmente sorprendenti da indurre l’Istituto Superiore di Sanità a definire la legge 194 ‘uno tra i più brillanti interventi di prevenzione di salute pubblica realizzati in Italia’”, ricorda la Presidente della FNOPO.
“L’esercizio del diritto all’obiezione di coscienza da parte del personale sanitario può ripercuotersi sia sulle donne che, in alcune strutture, possono vedersi negata la possibilità di ricorrere ad un’interruzione volontaria di gravidanza, sia sugli operatori sanitari non obiettori, per i quali il carico di lavoro aumenta”, dice la Presidente Vaccari. Che l’IVG non sia offerta in tutte le strutture sanitarie pubbliche d’Italia è un dato di fatto: i dati della Sorveglianza del 2021, l’ultima pubblicata, indicano che in Italia ha effettuato IVG poco più della metà (il 59,6%) delle strutture sanitare con Unità Operative di ostetricia e/o ginecologia, ovvero 335 su 560, con una forte variabilità interregionale.
“In questo scenario appare fondamentale il contributo dei Consultori Familiari e, di conseguenza, delle ostetriche/i, il principale professionista sanitario che vi opera - spiega la Presidente Vaccari -. I Consultori, infatti, offrono un percorso di presa in carico e accompagnamento delle donne che richiedono l’IVG che include il counselling prima della procedura, il rilascio del documento/certificato per l’IVG e il counselling contraccettivo post IVG”. Dall’analisi dell’attività dei consultori familiari per l’IVG nel 2021, frutto di un monitoraggio ad hoc effettuato dal Ministero della Salute, emerge che il numero di colloqui per IVG supera quello dei certificati rilasciati dai consultori (46.194 colloqui vs 31.065 certificati).
“Questi numeri ci fanno comprendere il valore del counselling offerto nei consultori che centra appieno il suo obiettivo, ovvero ‘rimuovere le cause che indurrebbero una donna all’interruzione della gravidanza’, (principio sancito dall’art. 5, della legge 194/78), in primis il mancato accesso ai metodi contraccettivi. Tuttavia, c’è un aspetto sul quale, all’interno dei Consultori, dovremmo impegnarci di più: i controlli post IVG risultano in numero minore rispetto a quello dei certificati rilasciati dai consultori. Ciò indica un’evidente necessità di migliorare l’integrazione ospedale-territorio. Le donne devono essere guidate verso i consultori, luoghi in cui, grazie ad un approccio multidisciplinare, possono accedere ad una varietà di consulenze non solo sanitarie, ma anche di carattere psico-sociale, tutelando così a pieno la propria salute”, conclude la Presidente Vaccari.