L'Organizzazione mondiale della sanità ha aggiornato oggi la sua mappa sulle carenze di personale sanitario nel mondo identificando 55 Paesi come vulnerabili per la disponibilità degli operatori sanitari necessari per raggiungere l'obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite per la copertura sanitaria universale (UHC) entro il 2030.
Tra le cause della carenza anche l'impatto del COVID-19 e le diffuse interruzioni dei servizi sanitari che hanno determinato una rapida accelerazione del reclutamento internazionale di operatori sanitari.
Per i paesi che perdono personale sanitario a causa della migrazione internazionale, l’Oms avverte che questa migrazione imprevista potrebbe avere un impatto negativo sui sistemi sanitari e ostacolare i loro progressi verso il raggiungimento dell'UHC e della sicurezza sanitaria.
Dei 55 paesi identificati dall’Oms, 37 si trovano nella regione africana, otto nella regione del Pacifico occidentale, sei nella regione del Mediterraneo orientale, tre nella regione del sud-est asiatico e uno nelle Americhe.
Questi Paesi hanno una densità media della forza lavoro sanitaria di 49 operatori ogni 10.000 persone.
"Gli operatori sanitari sono la spina dorsale di ogni sistema sanitario, eppure 55 paesi con alcuni dei sistemi sanitari più fragili del mondo non ne hanno abbastanza e molti stanno perdendo i propri operatori sanitari a causa della migrazione internazionale", ha affermato il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'OMS.
Ovviamente non si può fermare la migrazione sanitaria ma l’Oms ricorda che esistono alcune regole e principi etici ben definiti per far sì che il flusso non metta in difficoltà i Paesi d’origine fissati nel codice di condotta globale dell'OMS sul reclutamento internazionale di personale sanitario nato proprio per garantire che il movimento internazionale degli operatori sanitari sia gestito in modo etico, sostenendo i diritti e il benessere degli operatori sanitari migranti senza mettere a rischio gli obiettivi di erogazione dei servizi sanitari nei paesi d’origine.