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Sanità integrativa. Studio Fimiv: "18 mutue assicurano le cure a 360mila persone"

di Giovanni Rodriquez

Numeri che dimostrano come le mutue integrative possono essere la terza via a sostegno del Ssn. Dall'assemblea Fimiv proposte per incanalare la spesa sanitaria privata dei cittadini in forme mutualistiche. Secondo lo studio, il 63% delle società analizzate si trova al Centro Italia.

03 OTT - L'attuale crisi economica e l'aumento della domanda di salute stanno minacciando la sostenibilità dell'universalismo del nostro sistema sanitario. La contrazione delle risorse, accompagnata dall'aumento dell'età media, infatti, sta lasciando sempre più spazio a chi parla di sistema sanitario selettivo. Forse, però, una terza via è possibile. Ne è convinta la Legacoop che oggi, nel corso dell'assemblea Fimiv (Federazione italiana mutualità integrativa volontaria) a Roma, ha lanciato la sua proposta di un sistema di mutue sanitarie integrative a sostegno dell'attuale impianto pubblico del nostro sistema sanitario.

Un passaggio da un welfare di Stato ad un welfare di comunità all'interno del quale sono i cittadini a svolgere un ruolo attivo. Come spiegato dal presidente Fimiv, Placido Putzolu, si tratta di "incanalare la rilevante spesa privata dei cittadini, ad oggi dispersa ed individualizzata, in forme mutualistiche trasparenti, partecipate e democratiche nei loro assetti, e ciò sia per i fondi chiusi di derivazione negoziale, sia per i fondi territoriali aperti".

Dunque, un rinnovato ruolo della mutualità integrativa volontaria, come obiettivo da prefiggersi in prima istanza per le stesse società di mutuo soccorso, da un lato potenziando i loro tratti originari di reciprocità e, dall'altro, contestualizzando il loro agire a partire dai bisogni espressi dai soci.

Questo rapporto di tipo associativo, come sottolineato dal presidente nazionale Legacoop, Giuliano Poletti, ha alcune peculiarità precise che lo non devono farlo confondere con un rapporto di tipo contrattuale come quello stipulabile con un'assicurazione. Basti pensare "alla ripartizione del rischio con tutti i soci e non con il solo soggetto assicuratore, senza parlare della possibilità di sviluppare una cultura del bene collettivo".

Nel corso della mattinata è stato presentato anche uno studio condotto da Matteo Lippi Bruni (università di Bologna, dipartimento di Scienze economiche), Sara Rago (Aiccon ricerca)e Cristina Ugolini (università di Bologna, dipartimento Scienze economiche) che ha fatto il punto sull'attuale situazione italiana in materia. La ricerca ha censito 18 società di mutuo soccorso individuate dalla Fimiv, che coprono una quota di 360mila associati. È emerso che la dimensione media è di 7mila soci, dunque un numero contenuto che porta con sè vantaggi di identità e coesione sociale da un lato, ma anche svantaggi data l'alta competitività del settore dall'altro. Circa il 90% dei soci è formato da lavoratori dipendenti, e l'etá media è di 51 anni.

Dal punto di vista geografico la concentrazione più alta di soci si ha nel Centro Italia (63%). Infine, la maggioranza delle prestazioni richieste è di tipo specialistico e diagnostico, a causa dei lunghi di attesa.
 
G.R.

03 ottobre 2012
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