“Quasi 50.000 sono i giovani in Italia guariti da un tumore diagnosticato in età pediatrica, ma per la burocrazia rischiano discriminazioni nell’accesso a servizi come l’ottenimento di mutui, la stipula di assicurazioni sulla vita, l’assunzione in un posto di lavoro e l’adozione di un figlio”. Per questo motivo l’oncologia pediatrica italiana, con l’Aieop, ha deciso di affiancare l’oncologia medica (Aiom) in un percorso comune per promuovere una legge per il riconoscimento del diritto all’oblio per le persone che hanno avuto una neoplasia.
“Il fatto di essere guarito da un cancro – dichiara in una nota Andrea Ferrari, oncologo pediatra, coordinatore del gruppo di lavoro Adolescenti dell’Aieop – diventa uno stigma, un peso rilevante per la vita sociale. Diventa naturale chiedersi del perché la società – banche, assicurazioni, datori di lavoro o altro - debba essere liberamente a conoscenza di questa informazione. Del perché la società non possa ‘dimenticarsi’ della pregressa malattia”.
Oggi, infatti, spiega l’Associazione nella nota, “grazie al miglioramento del percorso di diagnosi e cura, sempre più bambini e adolescenti con patologia oncologica possono guarire in base a una proporzione che cresce di circa il 3% ogni anno”. Alla guarigione dal loro tumore, però, non sempre corrisponde la possibilità di vivere una vita con le stesse opportunità sociali dei loro coetanei. “Esiste infatti una realtà assai poco conosciuta di vera e propria discriminazione sociale. Per richiedere molti servizi, infatti, è necessario dichiarare se si è avuto un cancro in passato, anche se si è già guariti. E in molti casi questa dichiarazione limita fortemente o impedisce la possibilità di ottenere quanto richiesto”.
Sul modello di altre nazioni europee come Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo, in Italia si è mossa recentemente la Fondazione Aiom con la campagna “Io non sono il mio tumore” e una raccolta firme, che ora vede a suo fianco anche l’Aieop.